mercoledì 17 luglio 2019
Lo studio Motus-E The European House - Ambrosetti analizza la filiera della e-mobility made in Italy
Mobilità elettrica, opportunità di rilancio per l'industria
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Le politiche per il trasporto pulito diventano frenetiche, vista la necessità di velocizzare la transizione verso modelli di mobilità sostenibile. Un passaggio attraverso la decarbonizzazione, con la sostituzione dei veicoli a motore termico alimentati con carburanti derivati da fonti fossili, che ha registrato una notevole accelerazione.L’Italia, che ha uno dei tassi di motorizzazione tra i più alti d’Europa e alti costi sociali del trasporto, può sfruttare le opportunità di sviluppo nel settore, basandosi sulla specializzazione e sulle competenze delle tante filiere in qualche modo collegate all’industria automotive e beneficiare dei piani d'investimento previsti nella mobilità sostenibile e dallo sviluppo del mercato, stimolando così crescita e competitività, anche per l’espansione internazionale delle imprese.

Settore in forte crescita

The European House - Ambrosetti, in collaborazione con MOTUS-E, ha "studiato" il settore della mobilità elettrica del Belpaese. Dall’analisi si evince che nel periodo 2013-2017 le aziende nostrane della filiera automotive hanno registrato una marcata crescita: dal fatturato di 2,2 miliardi del 2013 si è passati ai circa 6 del 2017 con un incremento medio annuo del 28,7%. L’aspetto su cui maggiormente riflettere sono le proiezioni, perché considerando la penetrazione dei veicoli elettrici al 2030 il fatturato complessivo della filiera della e-mobility italiana potrebbe raggiungere i 98 miliardi in uno scenario medio, o i 79 nella dinamica più lenta. Un altro aspetto è quello della crescita delle aziende che sposterebbero il business (e che si svilupperebbero ex novo) dell’automotive elettrico: dalle 160 oggi attive in Italia si arriverebbe a conteggiarne più di 10mila. La filiera riveste un ruolo strategico, basti pensare che nel 2018 le immatricolazioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in hanno superato le 9mila unità, con un incremento più che doppio sull’anno precedente. Oggi poggia, per oltre un terzo, su grandi imprese con un fatturato complessivo 2017 superiore ai 100 milioni di euro. A questi "big" va aggiunta una rete di piccole e medie imprese (oltre il 50% della filiera) radicate sul territorio, realtà con ricavi inferiori ai 50 milioni di euro. Un settore che si contraddistingue per un marcato dinamismo con aziende giovani (2 su 5 anno meno di 20 anni) e dove, negli ultimi anni, si sono sviluppate numerose start-up e Pmi. Partendo da questa realtà ecco la proiezione di arrivare a coinvolgere 10mila imprese. E considerando la penetrazione dei veicoli elettrici nel parco circolante ecco spiegato perché il fatturato della filiera della mobilità elettrica del nostro Paese potrebbe raggiungere i 98 miliardi di euro nel 2030. Detto ancora che circa la metà delle imprese e del fatturato della filiera dell’automotive elettrico è nel Nord-ovest, lo studio si chiude con le linee d'indirizzo per l’evoluzione futura soffermandosi su una serie di interventi: vanno dal supporto alla crescita delle aziende alla contaminazione di esperienze, dal rafforzamento dell’internazionalizzazione alla promozione di ricerca e sviluppo e alla creazione di un "framework Paese".

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