mercoledì 23 febbraio 2011
Il Senato resterà aperto anche sabato per consentire il via libera finale al decreto, ora all'esame della Camera. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Dopo lo stop del capo dello Stato, il testo sarà modificato. E il governo lavora al maxiemendamento. Berlusconi: «Era un purosangue, ora è un ippopotamo». Bersani: «Governo in confusione mentale».
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Il Senato resterà aperto anche sabato per consentire il via libera finale al decreto Milleproroghe, ora all'esame della Camera. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che prevede l'esame del decreto nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio venerdì, mentre sabato 26 febbraio approderà in aula alle ore 11 e le dichiarazioni di voto sono previste alle 14 con la diretta tv e il voto finale intorno alle 15. Si va verso la fiducia alla Camera sul Milleproroghe, tema affrontato oggi in una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri. Dopo lo stop del capo dello Stato, il testo sarà modificato. E il governo lavora al maxiemendamento. Dopo il voto, probabilmente domani, ci sarà la corsa contro il tempo al Senato per la conversione.BERLUSCONI: «ERA PUROSANGUE ORA UN IPPOPOTAMO»«Quello che il presidente del Consiglio e il Governo avevano concepito come un focoso destriero purosangue, quando esce dal Parlamento è, se va bene, un ippopotamo». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi a proposito degli innumerevoli passaggi parlamentari cui sono sottoposti i progetti di legge del Governo, come per esempio il Milleproroghe.TREMONTI, GOVERNO DISPONIBILE A MODIFICHEIl ministro dell'Economia Giulio Tremonti oggi ha preso la parola in aula alla Camera  per indicare i punti su cui il governo intende intervenire dopo i rilievi del Quirinale.  Il ministro  ha spiegato che le modifiche sono emerse «in seguito alle consultazioni di questi giorni». E ha elencato i punti: l'assunzione per Provincia, in rapporto con l'ultima sentenza della Corte Costituzionale; la normativa contenuta nel testo sul personale della Consob; il salvamento acquatico; gli immobili acquisti a seguito di esproprio per Roma; il numero degli assessori e dei consiglieri del Comune di Roma nel senso che dovrebbe essere ripristinato il "tetto" del decreto di luglio; la norma sull'incrocio tra Tv e giornali; la proroga della Presidenza dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici e e sui servizi; una modifica sulla normativa delle demolizioni di Napoli; la proroga delle concessioni dei contratti nella zona dell' Etna. "Su questi punti - ha detto - penso che possa essere aperta una discussione».MALUMORI IN PDL, TREMONTI SACRIFICA SUD A ROMAMalumori nel Pdl sul fatto che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si sia detto pronto ad espungere dal Milleproroghe alcuni aspetti del testo che riguardano per lo più «il Mezzogiorno e Roma». «Siamo alle solite - spiega un deputato del Pdl - perché, come al solito, si è pronti a sacrificare tutto quello che riguarda il Mezzogiorno d'Italia e Roma. Al Nord non viene tolto mai nulla e su questo prima o poi bisognerà aprire una discussione». Secondo quanto si apprende sarebbero in corso alcune riunioni tra parlamentari del Sud per decidere il da farsi.BERSANI: «GOVERNO IN CONFUSIONE MENTALE»Il governo mostra «divisioni e confusione mentale» davanti alla necessità di modificare il decreto, ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dopo l'interruzione dei lavori dell'aula della Camera. «È un pasticcio - ha affermato - e c'è una palese divisione nel governo. È inutile che rubino un voto in più o in meno in Parlamento, perché all'atto pratico la propulsione del governo è esaurita. Quello che vediamo sono divisioni e confusione mentale». Bersani lancia quindi un avvertimento governo: «Non si aspettino titubanze dall'opposizione, che condurrà con tutti gli strumenti a sua disposizione la propria battaglia».ROMANI «FIDUCIA NON E' SGARBO A QUIRINALE»L'autorizzazione alla fiducia arrivata dal Consiglio dei ministri per il Milleproroghe «nel caso ci sia bisogno», «non è» uno sgarbo al Quirinale ma dipende dall'atteggiamento dell'opposizione. Lo ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.  Non si tratta di uno sgarbo, ha spiegato, «perché immaginavamo che dopo le modifiche al provvedimento in base alle indicazioni dei Quirinale, anche l'opposizione fosse d'accordo e non ci fosse bisogno di ostruzionismo. Purtroppo non sempre in Italia facciamo sistema Paese. Il provvedimento - ha proseguito - va adottato, le scadenze sono ravvicinate ed è obbligatorio farlo nei tempi previsti». L'opposizione insomma, ha insistito, «non ha preso atto della decisione conseguente alla lettera di Napolitano».
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