sabato 2 ottobre 2010
È stato perso il senso istituzionale, qualcuno ha aperto i cancelli dello zoo e sono usciti tutti, difficile andare in giro per il mondo a spiegare cosa succede in Italia. Questa riflessione viene dall'ad Fiat. A proposito della Fiat, garantisce che l'accordo di Pomigliano non azzera i diritti, e poi osserva che serietà, rigore e senso del dovere sono stati la chiave della rinascita che che ha strappato il gruppo dal fallimento cui sembrava destinato nel 2004.
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"L'accordo di Pomigliano non sta azzerando nessun diritto costituzionale, lo posso garantire". L'ha dichiarato l'a.d. della Fiat, Sergio Marchionne, commentando l'articolo di Pietro Ichino su La Repubblica di oggi. "La Fiat - ha proseguito Marchionne a margine di un convegno della Federazione dei Cavalieri del Lavoro - non ha mai tirato in ballo la Costituzione". Marchionne ha sottolineato che si sta "cercando un punto di convergenza tra noi e alcune persone che non vogliono capire come sta andando il mondo". Le richieste avanzate dalla Fiat, ha proseguito Marchionne parlando alla platea dei Cavalieri del lavoro, "non sono state certo pensate per penalizzare i lavoratori, ma servono solo per far funzionare meglio la fabbrica, rendendola più competitiva. Questa è anche la ragione per cui la maggior parte dei sindacati lo ha sottoscritto e la maggioranza dei lavoratori lo ha approvato".Ricordando i punti principali dell'intesa (i 18 turni, la semplificazione della busta paga, la questione delle malattie), Marchionne ha osservato che "in fondo, l'unica cosa che stiamo chiedendo è la garanzia di poter lavorare" e ha ribadito che si tratta di "un buon accordo": "Lo è perchè ci permette diriportare in vita uno stabilimento che l'anno scorso ha raggiunto a malapena le 36mila vetture prodotte. Nel giro di qualche anno, sfruttando la ripresa del mercato, potremmo arrivare ben oltre la soglia delle 250mila auto". E anche "perchè ci permette di offrire alle nostre persone un futuro più stabile e un salario migliore, che potrà crescere, con il pieno utilizzo dei 18 turni, fino a 3mila euro in più l'anno". Ma soprattutto è "un buon accordo perchè è un esempio di quali risultati si possono raggiungere sulla via del dialogo edella condivisione di un grande progetto".Marchionne riconosce che in tutti questi mesi "non sono mancate le critiche e le accuse", ma aggiunge che "non possiamo pretendere di avere un consenso unanime", anche perchè "i plebisciti si verificano di rado in democrazia e spesso sono sospetti". Tuttavia, ha concluso, "quello chechiediamo è il rispetto delle regole ed è il rispetto della volontà della maggioranza. Questa non è solo una buona regola di convivenza civile, è l'essenza stessa della democrazia".Alla domanda se sia corretto fare delle similitudini con gli anni di piombo, Marchionne, che si è detto "molto preoccupato", ha risposto: "Beh, quelle fotografie le ricordiamo tutti". In precedenza, nel corso dell'intervento davanti alla platea dei Cavalieri del lavoro, l'ad della Fiat aveva affermato che "gli episodi di violenza che si sono verificati in questi giorni vanno condannati con fermezza. Dobbiamo prendere ledistanze, tutti quanti, da una cultura disastrosa che alza la tensione sociale e nega il dialogo". A giudizio di Marchionne si tratta di "una cultura che non ci appartiene e che serve solo a distruggere ciò che di buono stiamo tentando di costruire. Oggi c'è bisogno di una convergenza forte, la più ampia possibile, che veda insieme tutte le forze positive di cui l'Italia dispone". Secondo l'ad della Fiat, insomma, "c'è bisogno di condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici, in vista di un obiettivo che vada al di là della piccola visione personale".   Questo, ha concluso, "è il momento di accettare il cambiamento come la possibilità per creare una base di ripartenza sana, come un'occasione per iniziare a costruire insieme il Paese che vogliamo lasciare in eredità alle prossime generazioni".
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