giovedì 30 aprile 2015
Non è una fuga, ma un’opportunità (63%), perché dicono serve capire il mondo (69%) e fare un a brillante carriera (67%). Questo emerge dall’indagine Manageritalia AstraRicerche fatta in occasione del 1° maggio su vissuto attuale e futuro del lavoro degli italiani.
Il 56% degli italiani lavorerebbe all'estero
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Per gli italiani l’ipotesi di andare a lavorare all’estero non è più una chimera, anzi, per il 60,5% è l’unica speranza per avere un futuro/un lavoro dignitoso. E più della metà (56,3%) dice che se potesse ci andrebbe. Non è un abbandono della patria, solo tre italiani su dieci (28,8%) pensano che quelli che lavorano all’estero per più anni perdano l’amore per l’Italia. L’estero è una necessità e ancor più un’opportunità dettata da un mondo ormai globale anche nel lavoro (63,2%), serve per capire il mondo di oggi (68,6%) e a un giovane per poter aspirare a una brillante carriera (66,5%). Il 62,1% dice che se non avesse/trovasse lavoro in Italia andrebbe all’estero. Questo e emerge dall’indagine svolta da Manageritalia, con AstraRicerche, in aprile via web su un campione (1.006 individui) rappresentativo degli italiani lavoratori attuali e/o futuri, per capire il sentiment attuale in merito al lavoro e le aspettative per il futuro. Circa il nuovo lavoro che avanza con prassi e forme diverse gli italiani sono conservatori, ma anche innovativi. Su tutto prevale ancora l’apprezzamento per stare sempre nella stessa azienda (48,3%, rispetto a cambiarla spesso 16,6%). Ma vince la collaborazione, cioè avere una professione che ti impone di lavorare spesso con gli altri (apprezzata dal 41,8%), rispetto a lavorare spesso da solo (23%) e un modello retributivo con forte welfare aziendale (41,8%), rispetto a tutto in denaro (23%).Il nuovo lavoro si affaccia ma non ha ancora la forza di prevalere su quello vecchio. I più apprezzano un lavoro stabile, senza grandi prospettive di crescita (39,1%), rispetto a uno meno stabile ma più sfidante (28,5%), un lavoro più basato sulla presenza, un numero di ore fisse alla settimana (41,7%), che sulla flessibilità e gli obiettivi da raggiugere (32,2%). Alla pari la retribuzione fissa e certa (34,5%), rispetto a quella fatta anche di una parte variabile (35,1%). Anche se poi, tornando “moderni”, abbandonano la retribuzione basata sugli scatti di anzianità (28,5%), preferendo quella basata sui risultati (43,3%), privilegiano esperienze diverse anche nella stessa azienda (44,7%), rispetto a un lavoro “piatto” (28,4%) e una professione che richieda un continuo apprendimento (45,4%). Forte l’apprezzamento per un lavoro flessibile, distribuendo l’impegno lavorativo nell’arco del giorno e della settimana (47,2%, contro 27,1% che preferiscono il contrario) e lavorando anche da casa e/o da altri luoghi (43,3%, rispetto a 22,7%). E quasi la metà apprezza avere responsabilità (47,5%)."L’indagine – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – serve per capire ancor meglio il rapporto degli italiani con il lavoro. Supportiamo così, in vista della festa del lavoro del primo maggio, il lancio dell’iniziativa Cambia il lavoro con produttività & benessere, con la quale Manageritalia e i suoi manager vogliono coinvolgere istituzioni, business community e tutti gli italiani in un’azione volta a cambiare e rendere più al passo con i tempi il mondo del lavoro in Italia. Partiamo proprio il 1° maggio per promuovere e far diventare sempre più realtà un nuovo modo di intendere il lavoro, fatto di merito, collaborazione, valorizzazione delle risorse umane e più gestione manageriale. Una nuova idea di lavoro che porta più produttività per l’azienda e più benessere per tutti".
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