venerdì 14 gennaio 2011
Nel 2011 si prevede un calo dell'occupazione per le madri-lavoratrici o che tornano dopo la maternità. Una piccola speranza dalle piccole e medie imprese.
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Sull'onda della crescente attenzione alle pari opportunità in tutto il mondo, una ricerca condotta da Regus, leader mondiale di soluzioni per gli spazi di lavoro, mostra che la percentuale di aziende intenzionate ad assumere un maggior numero di “mamme lavoratrici” è crollata di un quinto rispetto allo scorso anno.  Rispetto a un anno fa, quando il 44% delle aziende prevedeva di assumere più mamme che tornavano a lavorare, solo il 36% intende fare la stessa cosa oggi. Questi risultati possono preoccupare, in quanto le prospettive generali di occupazione sarebbero dovute apparire più rosee con la ripresa dell'economia mondiale. Il nuovo studio condotto da Regus rivela, inoltre, una percentuale di aziende che continuano a serbare preoccupazioni sull'impiego delle mamme che lavorano, oltre a mostrare in dettaglio alcune di queste preoccupazioni.Se confrontato con le previsioni generali di assunzione da parte delle aziende, dove il 45% intendeva reclutare nuovo personale nel 2011, lo studio Regus evidenzia che il proposito di assumere mamme lavoratrici è calato sensibilmente.In Italia, il 36% delle aziende intende assumere personale, ma solo il 28% delle aziende dichiara di voler impiegare un maggior numero di mamme. Come già menzionato, solo le piccole e medie imprese fanno la differenza con il 34% intenzionato ad assumere più mamme.   I PREGIUDIZILo studio rivela inoltre alcune problematiche globali per una minoranza di datori di lavoro, che tuttora temono che le mamme che lavorano mostrino meno impegno e flessibilità rispetto agli altri dipendenti (37%), abbandonino il lavoro poco dopo la formazione per avere un altro figlio (33%) o abbiano capacità professionali inadeguate (24%).  In Italia, in particolare, i datori di lavoro appaiono particolarmente preoccupati per la flessibilità delle madri che lavorano (45%) e per la possibilità che queste possano assentarsi per avere un altro figlio (46%).L'aspetto positivo è che la maggioranza delle aziende ora apprezza molto il valore delle mamme che tornano a lavoro: il 72% ritiene infatti che le aziende che non investono nelle mamme che tornano a lavoro anche in modalità part-time rinunci a una parte significativa e di valore del proprio personale. Inoltre, il 56% crede che le mamme offrano qualità difficili da trovare sul mercato attuale e il 57% dichiara di apprezzare le mamme che tornano a lavorare in quanto offrono esperienza e capacità migliori senza chiedere stipendi troppo alti. In Italia, la percentuale di mamme che non richiedono stipendi alti risulta leggermente inferiore rispetto alla media globale (54%), forse a indicare che le mamme che lavorano hanno possibilità lievemente maggiori di essere giustamente ricompensate per il proprio lavoro. Mauro Mordini, Direttore di Regus Italia, Malta e Israele, afferma: «Non mi sorprende assistere al ritorno di atteggiamenti prevenuti in un periodo di ristrettezze economiche. È evidente che alcune aziende conservano tuttora antichi timori. Sebbene la maggioranza delle aziende concordi sul fatto che chiudere la porta alle madri voglia dire tenere fuori personale di grande valore, si teme ancora che gli impegni familiari possano impedire alle madri di impegnarsi a fondo nel proprio lavoro.  Con l'evoluzione dell'ambiente di lavoro è ormai riconosciuto che le aziende in grado di integrare queste valide risorse hanno migliori possibilità di successo. In Italia, il 61% delle donne abbandona il lavoro dopo la nascita del primo figlio a causa della carenza di infrastrutture adeguate.[1] Fortunatamente, accordi di lavoro flessili sono ormai la norma e le aziende più lungimiranti capiscono che possono offrire un ambiente di lavoro più accogliente per le famiglie e allo stesso tempo più produttivo semplicemente consentendo ai dipendenti di lavorare in orari alternativi o più vicini a casa. Riconoscere che le esigenze delle mamme che lavorano non sono eccezionali ed estenderle a tutti i lavoratori produrrà vantaggi in termini di produttività e riduzione delle spese, oltre a rendere il personale più motivato»MetodologiaOltre 10mila contatti del database globale di Regus sono stati intervistati durante i mesi di agosto e settembre 2010. Il database globale di contatti Regus, costituito da oltre 1 milione di personale aziendale a livello globale, è altamente rappresentativo dei dirigenti e gli imprenditori di tutto il mondo. Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere le proprie intenzioni di assumere mamme che lavorano o che ritornano a lavorare. La ricerca è stata gestita dall'organizzazione indipendente MarketingUK.
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