giovedì 12 settembre 2013
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«L'austerity è stata una medicina eccessiva e recessiva. Ora è necessario ritrovare fiducia». Pier Luigi Loro Piana due mesi fa ha ceduto per due miliardi di euro l’azienda di famiglia, un marchio di successo del made in Italy, ai francesi di Lvmh. In questi giorni è tra i protagonisti del salone Milano Unica, la manifestazione che riunisce l’eccellenza del tessile italiano. Quando gli si chiede un giudizio sui tempi d’uscita del sistema Italia dalla crisi, la sua risposta è immediata. «La ripresa ci sarà nel momento in cui verrà meno il pessimismo che ci ha accompagnato in questi anni. Ma è chiaro che un recupero del Pil nell’ordine dell’1% a partire dal 2014, non basta».Perché?Per poter competere sui mercati internazionali e tornare a creare posti di lavoro, la domanda interna in Italia e in Europa deve crescere a ritmi del 10-15%. Solo così potremo moltiplicare i volumi di produzione, le ore di lavoro e i posti per la manodopera.Ma l’Italia e l’Europa non sono la Cina...Sa qual è il problema? Il valore dell’euro, sopravvalutato rispetto al dollaro. Penalizza fortemente chi esporta come noi: per questo sostengo da tempo che la moneta unica dovrebbe valere il 10% in meno, così com’era in origine. In questo modo, davvero l’Italia riuscirà a vincere la scommessa sull’industria manifatturiera di alta qualità. Lo dico guardando, da presidente di Ideabiella, ai numeri fatti sul territorio dal settore tessile, nel biennio 2012-2013: le nostre imprese si sono salvate dalla recessione andando a cercarsi i clienti all’estero.I venti di crisi adesso si stanno spostando dall’economia alla politica. Che ne pensa?Mi aspetto stabilità, in tutti i sensi. Molti ad esempio tendono a sottovalutare il fatto che la tenuta del mercato domestico è decisiva per catturare nuovi investimenti. In questi anni, la tenuta per noi c’è stata grazie all’arrivo di grandi flussi di turismo di alto livello.Quali sono i provvedimenti cruciali per la ripresa?Se è vero che il prelievo fiscale a carico dei cittadini ha ulteriormente ridotto la capacità di spesa delle famiglie, è necessario ripartire da lì: bisogna dire «no» con chiarezza alla vessazione dei contribuenti e alla tentazione di costruire uno Stato di polizia. Si intervenga subito sul cuneo fiscale: sono anni che noi imprenditori chiediamo di garantire più soldi in busta paga ai nostri operai, senza aumentare il costo del lavoro. Lo si faccia: è urgente un segnale chiaro di detassazione per tutti.Come spiega a un gruppo come Louis Vuitton la burocrazia italiana? E come l’ha convinto a investire nel nostro Paese?Loro Piana è un’azienda familiare che va benissimo e continuerà ad avere un’identità italiana. La decisione che come famiglia abbiamo preso è stata quella di sviluppare tutte le sinergie possibili con Lvmh, accettando la loro offerta. Loro hanno un grande know how nel mondo retail e noi vogliamo ulteriormente crescere proprio in quella direzione. Detto questo, sorrido quando sento parlare di shoppingdi aziende straniere nel nostro Paese: nessuno sposterà mai la sede di Loro Piana a Parigi. Però serve una mentalità più aperta, meno provinciale: il futuro deve essere affrontato in un orizzonte globale. Quanto alla burocrazia, evidentemente, nel nostro caso hanno pesato di più i possibili vantaggi derivanti da un accordo rispetto al rischio Paese.
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