giovedì 20 maggio 2021
Volkswagen: Daniela Cavallo, figlia di un emigrato calabrese, nuovo presidente del Consiglio di fabbrica a capo di 662mila lavoratori: «Difenderò l’occupazione nell’era dell’elettrico»
Operai al lavoro in una fabbrica Volkswagen

Operai al lavoro in una fabbrica Volkswagen

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Si chiama Daniela Cavallo, 46 anni, tedesca, nata a Wolfsburg da genitori calabresi. È da pochi giorni il nuovo presidente del General and Group Works Councils di Volkswagen, cioè del potente Consiglio di fabbrica che rappresenta oltre 662mila lavoratori del colosso automobilistico tedesco in tutto il mondo. È la donna che anche per effetto del principio della codeterminazione aziendale, è destinata ad avere un forte impatto sul sistema automotive tedesco, europeo e globale.

Sposata, due figli, Daniela Cavallo è figlia di un immigrato calabrese arrivato a Wolfsburg proprio per lavorare alla Volkswagen. Entrata in fabbrica con un contratto di formazione nel 1994, ha studiato Economia aziendale mentre lavorava: è diventata membro del Consiglio di fabbrica locale nel 2002 e membro del Consiglio di fabbrica generale dal 2013. La nomina, che comprende anche il posto nel Consiglio di sorveglianza, cioè nell’organo che, in base al sistema dualistico tedesco, supervisiona le scelte e nomina quello che da noi è il Consiglio di amministrazione, arriva dopo l’uscita di Bernd Osterloh, definito da molti "l’uomo più potente della Volkswagen". Bloomberg racconta che nei suoi 16 anni a capo del sindacato, Osterloh era diventato un’istituzione in un ruolo molto temuto e rispettato. Attraverso il Consiglio di sorveglianza infatti in Germania i lavoratori possono ottenere informazioni, contribuire a determinare le scelte strategiche della società e anche esercitare il diritto di veto su decisioni che li toccano più da vicino come delocalizzazioni all’estero, chiusure di impianti, fusioni e acquisizioni aziendali. In Volkswagen il Supervisory board è composto da 20 membri, 6 dei quali sono donne, mentre tra gli 8 componenti del Management board ce ne è una sola: Hiltrud Dorothea Werner, con responsabilità sugli affari legali, un settore vitale dopo lo scandalo Dieselgate.

La nuova numero uno del Consiglio di fabbrica, che in una nota ha annunciato di voler esercitare il suo ruolo «all’insegna della responsabilità e della continuità», dovrà occuparsi degli effetti della transizione energetica sull’occupazione. Un recente studio dell’Ifo, il principale istituto di ricerca tedesco, commissionato dalla Vda (l’associazione della filiera automotive), ha quantificato in più di 100mila i posti di lavoro a rischio a causa della virata verso l’elettrificazione delle Case automobilistiche in Germania nei prossimi cinque anni. La Cavallo viene definita dai media tedeschi e dai corrispondenti italiani come una figura carismatica, dai toni pacati, ma decisi. «Onesta ed efficace», secondo il quotidiano Handesblatt.

Il padre arrivò dall’Italia in Bassa Sassonia all’inizio degli anni Settanta tra i Gastarbeiter, i cosiddetti "lavoratori ospiti", che emigrarono nella Germania Ovest in seguito ad accordi governativi con Paesi come Italia, Turchia, Spagna, Grecia, Portogallo, Marocco e Tunisia per compensare la carenza di manodopera locale. «Mio papà diceva sempre che la Volkswagen è il miglior datore di lavoro della regione. Se fai un apprendistato nello stabilimento, avrai un futuro sicuro. Ed è quello che ho fatto», ha sottolineato Daniela Cavallo. «A casa quando ero bambina si parlava calabrese. Ma tutte le sere i miei genitori accendevano la radio per ascoltare Radio Coloni, la trasmissione italiana dell’emittente pubblica tedesca», ricorda la manager. Quanto ai suoi primi impegni, «dobbiamo rispettare i limiti di CO2 imposti dall’Ue e quindi si punterà sempre più sull’elettrico», spiega. Aggiungendo che come obiettivo principale quello di difendere i posti di lavoro degli operai. Il nuovo capo del Consiglio di fabbrica racconta anche come è cambiato il lavoro e la produzione nelle aziende Volkswagen con la pandemia da Covid-19. «La buona notizia è che abbiamo iniziato a vaccinare i nostri dipendenti anche nelle aziende e in fabbrica ».

Da Berta Benz a Mary Barra

Donne al volante: sono sempre di più quelle che lo comandano. La pioniera è stata Berta Benz, indiscutibilmente la prima donna manager nell’industria dell’auto. Moglie di Carl Benz, il fondatore della Mercedes, aveva partecipato con le proprie sostanze al progetto e alla costruzione della prima automobile. Ma le vendite non decollavano, con il pubblico che allora era molto scettico nei confronti di ciò che appariva solo una piccola carrozza con le ruote. Berta, portando con sé i figli Eugen e Richard, decise così un giorno dell’agosto 1888 (all’insaputa del marito) di guidare personalmente la prima auto della storia da Mannheim e Pforzheim, per dimostrare la validità di questa rivoluzionaria soluzione di mobilità. Trasformandosi, di fatto, nella prima marketing manager del settore.

Energia, sensibilità, gusto per il design: è sempre più ampia la presenza delle dirigenti al femminile nel mondo dell’auto, storicamente dominato da figure maschili. Per rimanere in ambito sindacale, la vicepresidente della potente organizzazione statunitense Uaw (United automobile workers) è Cindy Estrada. Tra le top manager ci sono Robyn Denholm, australiana, presidente di Tesla, oltre a Linda Jackson, inglese doc, che ha stregato i francesi diventando amministratore delegato prima di Citroen e da quest’anno di Peugeot. E Annette Winlker, fino al 2018 ceo di Smart e ora nel board di Renault.
La numero uno delle donne in carriera nel settore è comunque Mary Teresa Barra, dal 2014 amministratore delegato del quarto gruppo automobilistico del mondo, la General Motors, e la più pagata in assoluto. La sua nomina rappresentò un taglio netto alla gestione che aveva portato il Gruppo americano sull’orlo del fallimento. Ma la Barra si è distinta anche per la strenua resistenza al corteggiamento che l’allora ad di Fca, Sergio Marchionne, aveva pianificato in vista di una possibile fusione dei due gruppi.

Anche Audi ha una super manager al femminile: si chiama Hildegard Wortmann ed è stata anche la prima donna ad entrare nel board del marchio tedesco: con un passato nel mondo della moda e del food, ha esordito vent’anni fa in Bmw. Ora ha tra i suoi obiettivi di contribuire al progetto di Audi di lanciare entro il 2025 ben 30 modelli elettrificati. A supervisionare come direttore operativo l’attività di Tesla, il marchio di riferimento per le vetture 100% elettriche di lusso, è stata invece nominata dalla fine del 2018 Robyn Denholm, australiana, col compito di accelerare lo sviluppo dell’energia sostenibile. Qualcosa si muove anche in Italia: Antonella Bruno e Roberta Zerbi occupano posizioni di rilievo nel gruppo Stellantis, rispettivamente responsabili per l’Europa dei marchi Jeep, e Alfa Romeo e Lancia.

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