mercoledì 15 aprile 2020
Le associazioni di consumatori: il codice civile prevede la restituzione di una parte delle somme versate Nel settore lavora un milione di persone
Palestre e piscine chiuse da un mese e mezzo

Palestre e piscine chiuse da un mese e mezzo - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

Lo sport si è fermato. Il coronavirus ha imposto la chiusura totale delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri benessere e scuole di ballo. In Italia sono 20 milioni le persone di tutte le fasce di età che svolgono attività fisica a livello dilettantistico. L’industria dello sport e del wellness vale circa 10 miliardi di euro. Ad un mese e mezzo dalla serrata gli italiani comininciano a fare i conti dei 'danni' economici causati dal virus. E insieme alle preoccupazioni per il futuro ci sono quelle legate ai soldi già spesi. In molti si domandano se e in quale misura potranno riavere un po’ del denaro già speso. Per le associazioni di consumatori il diritto al rimborso è garantito dalla legge. La questione è stata affrontata direttamente solo dal decreto legge numero 9 del 2 marzo. Il Codacons ha deciso di mettere sul sito un modulo per il rimborso. «Riceviamo centinaia di messaggi da parte di utenti che chiedono come riavere indietro i soldi spesi – spiega il segretario nazionale Francesco Tanasi –. L’impossibilità di godere dei servizi acquistati realizza il diritto del consumatori di ottenere la restituzione di quanto pagato. Ciò in virtù dell’art.1463 del codice civile». Il rimborso deve essere proporzionale al periodo di chiusura, nel caso in cui la struttura offra un prolungamento gratuito dell’abbonamento, l’opzione non è vincolante e la scelta spetta al consumatore in base alle sue necessità.

L’Unione consumatori precisa che bisogna distinguere due casi: se il contratto prevede un numero di ingressi la senza scadenza, si potrà usufurirne in futuro, se invece l’abbonamento è mensile o annuale, con ingresso libero, si ha il diritto alla restituzione della quota parte non utilizzabile. «Nel caso in cui si sia stipulato un contratto di finanziamento si può interrompere il versamento delle rate comunicando alla finanziaria per iscritto l’impossibilità di frequentare – sottolinea il presidente Massimiliano Dona –. Diverso il discorso per le attività sciistiche. Chi aveva acquistato un abbonamento stagionale o uno skipass ha diritto alla restituzione della quota parte non più utilizzabile». Adiconsum ha attivato una chat gratuita per i consumatori e precisa che nel caso di strutture pubbliche non dovrebbero esserci problemi, per le associazioni sportive private invece è sempre consigliabile per i consumatori, nel caso in cui non avessero ricevuto comunicazioni, attivarsi e far presente che si ha un credito da riscuotere. L’unica alternativa sarebbe quella di affidarsi al giudice di pace o a un avvocato, ma in questo caso i costi aumenterebbero. Il risolto della medaglia è che nello sport, che spazia dall’industria che produce macchinari agli istruttori delle palestre, è impiegato a vario titolo oltre un milione di persone. L’allarme occupazione è stato lanciato da Assosport, l’organizzazione nazionale dei produttori di articoli sportivi, insieme a Assofitness (organizzazione delle aziende del fitness) e Anif-EuroWellness (associazione impianti sport e fitness). Le tre realtà hanno chiesto al governo misure specifiche tramite sussidi, agevolazioni e incentivi. Per quanto riguarda le tutele il governo ha riconosciuto anche al mondo dello sport la possibilità di accedere alla nuova cassa integrazione in deroga e la sospensione sino a fine maggio dei versamenti previdenziali e assistenziali. Ma l’intervento più gettonato anche in questo settore è l’accesso al bonus da 600 euro per i collaboratori, inquadramento che hanno la maggior parte degli istruttori.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: