giovedì 23 aprile 2020
Secondo i dati aggiornati al 10 aprile sono al -62%: ben 22 punti percentuali in meno rispetto al precedente -40% anno su anno, registrato poche settimane prima
L'impatto della pandemia visto da Linkedin

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LinkedIn sta tenendo sotto osservazione i dati relativi all’impatto economico che sta avendo la pandemia in corso, e in particolare cosa ciò significa per il mercato del lavoro italiano. La piattaforma LinkedIn Hiring Rate offre approfondimenti in tempo reale rispetto agli oltre 13 milioni di membri di LinkedIn in Italia. In questa fase della crisi, LinkedIn denota che il tasso di assunzioni in Italia è in calo fin dall’annuncio delle prime azioni di contenimento in ambito sanitario a fine febbraio. In Italia, le assunzioni sono in calo del -62% anno su anno, secondo i dati aggiornati al 10 aprile. Un calo di ben 22 punti percentuali rispetto al precedente -40% anno su anno, registrato poche settimane prima.

Cosa aspettarci in futuro
Il Fondo monetario internazionale (Fmi) (nel suo ultimo aggiornamento del World Economic Outlook) si aspetta che la crisi dovuta al Coronavirus esigerà il maggior tributo sull'economia globale dalla Grande depressione degli anni '30. «Mentre la traiettoria seguita dalla Cina, un Paese che sta lentamente cercando di tornare alla normalità pre Covid-19, sembrerebbe suggerire che la crescita economica possa tornare positiva nel corso del 2020 per molti Paesi (e a tassi di crescita più veloci di quelli registrati negli anni successivi alla Grande recessione), un pieno recupero del Pil e dell'occupazione ai livelli pre-Covid-19 potrebbe richiedere alcuni anni e dipenderà dal superamento definitivo della crisi sanitaria. In questo contesto, l’Fmi si aspetta che la crescita economica in Italia torni non prima del 2021», commenta Mariano Mamertino, economista senior di Linkedin.

Impatto previsto sui diversi settori produttivi
«Una volta che le attuali rigide misure di blocco verranno allentate o revocate del tutto e la spesa riprenderà - spiega Mamertino - ci aspettiamo una ripresa più o meno lenta a seconda dei diversi settori industriali considerati. Quelli che impiegheranno più tempo a riprendersi sono i settori che fanno maggiore affidamento sul reddito disponibile alle famiglie e sono particolarmente esposti all’attuale mancanza di fiducia da parte dei consumatori nella salute e sicurezza personale, come la vendita al dettaglio, l'entertainment e i viaggi. Prevediamo una ripresa più rapida in quei settori che fanno affidamento sulla spesa su beni durevoli che è stata ritardata a causa della crisi sanitaria, o in settori che possono più facilmente raggiungere un maggior numero di mercati esteri».

Come sono posizionati i settori in Italia rispetto alla ripresa globale
Molto dipenderà dal singolo settore industriale. Quelli che sono tradizionalmente più dipendenti dalle esportazioni saranno più sensibili alle oscillazioni della domanda esterna (come il settore manifatturiero, ad esempio) e potrebbero beneficiare relativamente di più di un pronto miglioramento delle condizioni economiche globali. Al contrario, le industrie che si rivolgono principalmente a clienti e consumatori italiani, saranno più legate alle tendenze nazionali. «Data la struttura dell'economia italiana - aggiunge - è improbabile che la sola domanda esterna possa fornire lo slancio necessario per sostenere un rimbalzo delle assunzioni. Un pieno recupero dell'occupazione ai livelli pre-Covid19, tuttavia, non potrà avvenire senza il superamento efficace e definitivo della crisi sanitaria».

Cosa possiamo imparare dalle recessioni economiche del passato
Le misure di contenimento adottate per rallentare la diffusione del coronavirus hanno scatenato un enorme shock per le attività economiche a livello globale. L'analogia migliore per l'attuale recessione non è offerta dalle recessioni del passato, ma piuttosto si può trovare nelle conseguenze economiche legate ad un disastro naturale, come un uragano, che provoca un arresto quasi immediato dell’economia di un’intera regione. I dati che quantificano l'impatto economico di catastrofi naturali avvenute negli Stati Uniti di recente risultano contrastanti, in quanto dimostrano che considerevoli impatti negativi nel breve periodo sul mercato del lavoro potrebbero essere temporanei (come successo nel caso dell’uragano Harvey) o protrarsi per un lungo periodo di tempo (come nel caso dell’uragano Katrina). «A differenza anche dei disastri naturali più gravi, tuttavia, l'epidemia di Coronavirus non è un fenomeno che passa rapidamente e rimane, ad oggi, incertezza su quanto a lungo ancora possa continuare. In definitiva, la persistenza dell'impatto del coronavirus sul mercato del lavoro dipenderà dal numero di aziende che saranno costrette a chiudere i battenti definitivamente a causa della pandemia e il conseguente impatto sull’occupazione», conclude Mamertino.

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