giovedì 19 aprile 2018
Guerra aperta alle discariche e spinta al riciclo. Per la prima volta un quadro legislativo unico
L'Europa imbocca la strada dell'Economia circolare
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Dopo anni di studi, controversie ed esitazioni, l’Europa prova ad imboccare definitivamente il bivio della cosiddetta economia circolare, ovvero quella sostenibile che potrebbe chiudere l’era del consumo usa e getta. Ieri, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva dei principi e obiettivi più ambiziosi sul riciclaggio dei rifiuti e sulla concezione dei nuovi prodotti da immettere sul mercato. Nel 2025, la parte dei rifiuti urbani (domestici e commerciali) da riciclare dovrà divenire preponderante, passando in Europa dall’attuale 44% a un livello prefissato del 55%, con l’indicazione di un obiettivo ancora più spinto entro l’orizzonte 2035, quando i Paesi Ue dovranno tendere verso il 65%, con una tappa intermedia del 60% nel 2030.

Gli eurodeputati hanno dichiarato guerra anche allo smaltimento nelle discariche di ogni genere, che nel 2016 era stimato al 28% in Italia. Entro il 2035, si dovrà invece scendere sotto la soglia del 10% di rifiuti. Inoltre, entro il 2025, le famiglie dovranno orientarsi verso la raccolta differenziata anche nel caso dei rifiuti pericolosi, degli scarti tessili e della materia biodegradabile, in quest’ultimo caso anche attraverso il compostaggio domestico. «Per la prima volta, gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili», ha dichiarato l’eurodeputata italiana Simona Bonafè (Pd), relatrice del pacchetto articolato in quattro assi normativi. Sullo sfondo della transizione verso un’economia sostenibile, il duplice obiettivo è di «modificare il comportamento di aziende e consumatori», ha chiarito, ricordando che le norme specifiche riguarderanno l’intero ciclo di vita dei prodotti. Uno sforzo speciale sarà richiesto per gli imballaggi, con un obiettivo di riciclaggio fissato al 65% già nel 2025, per poi salire ancora al 70% dopo un quinquennio.

Obiettivi specifici sono stati previsti per gli imballaggi di plastica, carta, vetro, metallo e legno. Nel 2016, ogni italiano aveva prodotto in media circa mezza tonnellata di rifiuti, di cui solo una metà è stata riciclata, contro una quota di quasi il 28% finita in discariche e un 22% verso l’incenerimento. È un posizionamento che pare a metà strada fra i Paesi europei praticamente senza più discariche (Germania, Austria, Belgio, Olanda, Danimarca e Svezia) e gli Stati dove l’interramento dei rifiuti continua a dilagare pericolosamente, come Lettonia, Croazia e Grecia. Il nuovo piano Ue include pure indicazioni per lottare contro gli sprechi di alimenti, in particolare raccogliendo i prodotti invenduti e destinandoli a scopi sociali. Dovrà pure crescere, secondo gli eurodeputati, la sensibilizzazione sul significato delle date di scadenza per le diverse categorie di alimenti.

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