martedì 2 febbraio 2021
Il caso GameStop è il risultato di un processo di trasformazione dei mercati che ha portato all'operatività fai-da-te. Ma funziona solo finché va avanti il quantitative easing
GameStop e l'euforia dei soldi dall'elicottero

Ansa

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Caro direttore, che cosa hanno in comune il prezzo dell’argento ed il titolo di una catena di negozi di videogame in forte difficoltà? Nulla in apparenza, se non essere divenuti l’oggetto della speculazione del nuovo esercito di trader che si coordina sui social network americani. Migliaia di giovani e meno giovani che si sono ritrovati senza lavoro e senza molte possibilità di divertimento a causa delle restrizioni del Covid19, ma con in tasca un piccolo gruzzoletto di dollari freschi di stampa dalla Federal Reserve, e che grazie all’offerta di trading offerto dalle nuove piattaforme si sono riscoperti trader.

Tutto questo non avviene però a caso, ma è il risultato di un lungo processo di trasformazione dei mercati, che negli ultimi anni hanno visto l’esplosione prima dei prodotti passivi, poi dei fondi specializzati, ed infine ora dell’operatività fai da te. In questo modo la capacità di prezzare correttamente gli asset finanziari è venuta progressivamente diminuendo e di pari passo invece è aumentata la componente speculativa dei mercati. In un certo senso quanto sta accadendo somiglia molto a quanto avvenne alla fine degli anni '90: anche allora il mix di politiche monetarie espansive a seguito della crisi del ’98, la rivoluzione tecnologica e la comparsa dei primi servizi di brokeraggio online spinse una generazione di investitori ad abbandonare ogni prudenza per buttarsi a capofitto nella speculazione finanziaria.

Questa volta ad innescare la bolla è stata la reazione dei principali governi alla crisi del Covid-19: invece di tassare maggiormente le categorie che sono state addirittura avvantaggiate dal Covid per aiutare le famiglie e le imprese operanti in settori in difficoltà a causa del lockdown, si è preferito attuare politiche di "helicopter money" con l’immissione a pioggia di migliaia di miliardi di dollari sul mercato, nell’illusione che tutto questo denaro fresco di stampa non comporti alcun costo. Ma non sarà così: come sostengono molti analisti autorevoli, con grande probabilità l’inflazione dei prezzi degli asset lascerà il posto all’inflazione dei prezzi al consumo non appena l’economia andrà verso una riapertura. Inoltre l’enorme bolla speculativa che sta investendo i mercati finirà per produrre un eccesso di offerta in tanti settori ora di moda e contribuirà alla proliferazione di aziende zombie. E l’euforia registrata dai prezzi di numerosi asset potrebbe lasciare spazio ad una profonda correzione: per riportarsi in linea con le valutazioni storiche i listini americani dovrebbero perdere da questi livelli oltre il 50%.

Le autorità ed i regolatori dovrebbero rendersi conto che sarebbe meglio porre un freno a questa deriva speculativa mettendo mano alle politiche monetarie e fiscali prima che sia troppo tardi: come afferma l’economista tedesco Otmar Issing nel saggio “Inflazione, opera del diavolo?”, la «scelta tra la maledizione e la benedizione» offerta dalla carta moneta «sta tutta nelle mani degli esseri umani». E la via dell’inferno è spesso lastricata di buone intenzioni.

Alessandro Guzzini è docente di finanza all’Università Politecnica delle Marche e amministratore delegato e fondatore di Finlabo sim

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