giovedì 7 giugno 2018
Un'industria che vale 350 miliardi di dollari. Imprese italiane e Asi si mettono in prima fila. La Bocconi apre un centro di ricerca dedicato
L'economia dello spazio costruisce basi in Europa
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Quanto vale ad oggi il business dello spazio? Trecentocinquanta miliardi di dollari in fatturato secondo le stime del 2017, cifre emerse durante il convegno 'The new Space economy: opportunities and challenges for the European Space Industry', andato in scena all’Università Luigi Bocconi di Milano. Un comparto, quindi, in piena espansione e non più ad appannaggio del solo settore pubblico. Comparto nel quale sono sempre più protagoniste le imprese private, come Virgin Galactic e SpaceX , create rispettivamente dai magnanti Richard Branson e Elon Musk. L’Ac-cademia internazionale di Astronautica, pur sottolineando quanto le stime future siano difficili da realizzare, ipotizza che la dimensione dell’economia dello spazio oltre l’orbita terrestre possa arrivare in breve tempo anche a migliaia di miliardi di dollari. Numeri ragguardevoli che hanno indotto Sda Bocconi School of Management a creare a Milano un centro di ricerca dedicato. In pratica, è stato creato un polo per studiare l’economia dello spazio, ovvero le ricadute economiche delle attività spaziali: si chiama Space economy evolution Lab (See Lab) ed è diretto dall’economista e membro del gruppo di studio Space mineral resources dell’Accademia Internazionale dell’Astronautica, Andrea Sommariva. Il See lab nasce con il supporto tecnico- scientifico e la collaborazione di enti quali l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), l’Agenzia spaziale europea all’interno della sua iniziativa Esa_Lab@, il Comitato per la ricerca spaziale (Cospar) e con coinvolgimento attivo di imprese del settore come Telespazio, Sitael, e-GEOS, Altec e l’americana Excalibur Almaz.

«Il 70% dei 350 miliardi di fatturato attuale delle attività spaziali deriva dalla fornitura di servizi, mentre il 30% circa dal comparto manifatturiero (la costruzione di razzi, satelliti, strutture a terra, ndr) », spiega il direttore del Lab. «Già oggi – aggiunge ancora Sommari- va – le ricadute della mole di dati derivanti dai satelliti, si pensi a quelli di osservazione della Terra, sono enormi in moltissimi campi, dai trasporti, all’agricoltura, alla meteorologia ». Inoltre, le attività spaziali sono favorite dai cicli di innovazione tecnologica di altri settori quali la robotica, il 3d printing e l’intelligenza artificiale: «Non è un caso», illustra Sommariva, «che la maggior parte degli imprenditori che investono nella frontiera del settore spaziale siano quelli che appartengono al settore della trasformazione digitale». Come Elon Musk con la sua SpaceX, Jeff Bezos con Blue Origin, Paul Allen cofondatore di Microsoft con Spaceship One, e Google con Lunar Xprize. Non a caso gli investimenti privati sulle navette che fanno la spola tra Terra e Spazio stanno già rivoluzionando il settore e hanno già abbassato il costo medio per chilo di materiale lanciato di circa il 50% rispetto ai vettori classici come Atlas V e Arianne 5G. Il See Lab studierà i due filoni di ricerca che contraddistinguono l’economia dello spazio. Il primo riguarda l’economia legata allo sfruttamento dell’orbita bassa intorno alla Terra, dove orbitano i satelliti destinati all’osservazione del pianeta, e quella geosincrona (37mila km di altezza), ove risiedono i satelliti delle telecomunicazioni e del broadcasting. Il secondo filone riguarda invece le frontiere più innovative dell’economia spaziale, ovvero l’estrazione di minerali critici come le terre rare e i metalli del gruppo del platino dalla Luna e dagli asteroidi (space mining) o il turismo spaziale.

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