venerdì 29 aprile 2016
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MILANO Lquattro banche salvate dal Fondo di risoluzione valgono 392 milioni di euro in meno del previsto. Lo scrive Stefano De Polis, direttore dell’unità di Risoluzione e gestione delle crisi della Banca d’Italia, nel rendiconto del Fondo salva-banche, lo strumento richiesto dall’Europa e alimentato dai contributi obbligatori degli istituti di credito. La revisione rispetto alle stime del 22 novembre è principalmente il frutto di un’analisi più approfondita sulle prospettive di redditività delle quattro banche e dalle maggiori perdite emerse dai bilanci dell’amministrazione straordinaria, mentre sulle loro sofferenze — come aveva già preannunciato il governatore Ignazio Visco — la valutazione è migliorata. Il bilancio complessivo, però è negativo: il Fondo pensava di potere vendere Banca Marche, Banca Etruria e le Casse di Risparmio di Chieti e Ferrara a circa 1,8 miliardi di euro mentre ora le valuta 1,4 miliardi. Una buona notizia per i ventisei soggetti — fondi e banche — che si sono fatti avanti per l’acquisto ma una pessima notizia per il sistema bancario nazionale nel suo complesso, chiamato l’anno scorso a versare 2,35 miliardi di euro nel fondo (quest’anno il contributo ordinario salirà da 588 a 735 milioni di euro). I salvataggi italiani sono in parte pagati dal settore bancario e in parte scaricati sugli investitori che hanno comprato le obbligazioni subordinate “bruciate” dal decreto del 22 marzo. Per alcuni di loro, però, oggi dovrebbero arrivare le novità a lungo attese: il decreto per i cosiddetti “ristori” sarà stasera sul tavolo del consiglio dei ministri, ha confermato Pier Carlo Padoan. Intanto il governo si prepara a incassare 2,16 miliardi di euro dalla Banca d’Italia, che ha chiuso il 2015 con 2,8 miliardi di utili (200 milioni in meno rispetto all’anno prima). La banca centrale guadagna soprattutto grazie agli interessi sui titoli che ha in portafoglio e che continua a comprare nell’ambito del programma di acquisti della Bce (oggi Bankitalia ha oltre 121,5 miliardi di titoli di Stato) così come da altri asset di investimento che valgono 141,7 miliardi. Da queste operazioni lo scorso anno ha incassato 5,1 miliardi, mentre altri 140 milioni arrivano dal famigerato “signoraggio”, l’attività di emissione di moneta. Il guadagno totale è stato di 5,6 miliardi. Tolti 1,8 miliardi di euro di spese (di cui 616 milioni per gli stipendi) e un miliardo di euro di tasse (altri incassi per l’erario), avanzano questi 2,8 miliardi. Oltre ai 2,16 miliardi di euro per lo Stato, Bankitalia metterà a riserva 300 milioni e distribuirà tra i suoi partecipanti, saliti intanto a 101 soggetti tra banche, compagnie assicurative e fondi istituzionali, 340 milioni di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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