mercoledì 1 novembre 2023
Tra il 2021 e il 2022 i nuovi permessi per lavoro sono aumentati del 32,2%. Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Campania hanno il 54% degli ingressi. Click day al via il 4 dicembre
Lavoratori stagionali in un campo

Lavoratori stagionali in un campo - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Cresce la richiesta di lavoratori stagionali (soprattutto in agricoltura e nel settore domestico e cura della persona). In particolare di migranti. Tra il 2021 e il 2022 i nuovi permessi per lavoro sono aumentati del 32,2%. I motivi di lavoro rappresentano il 15% dei nuovi permessi rilasciati l'anno scorso. Non si registrava un numero tanto alto di nuovi ingressi per attività lavorativa. È quanto emerge da un report dell'Istat. Sono tuttavia diverse le modalità con cui i cittadini non comunitari hanno ottenuto un permesso per lavoro. Nel 72,6% dei casi - quasi 49mila permessi - si è trattato di autorizzazioni emesse a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020. L'esame delle domande di emersione è avvenuto, infatti, molto lentamente, cosicché numerosi cittadini non comunitari hanno visto accettata la propria istanza solo nel 2022. A questi vanno aggiunti poco meno di 10mila permessi per lavoro dipendente e circa 3.200 permessi stagionali. Integrando i dati del 2022 con quelli del 2021 emerge che nell'ultimo biennio siano stati emessi molti più permessi di lavoro che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020. Si denota, pertanto, un segnale di apertura per quel che concerne gli ingressi per lavoro nel Paese, come testimonia anche il decreto del presidente del Consiglio dei ministri recante la ''Programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025'', che prevede circa 450mila ingressi, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei ministri. La regione che ha fatto registrare il più alto numero di nuovi permessi per lavoro è la Lombardia, seguita dall'Emilia Romagna, dal Veneto e dalla Campania. Queste quattro regioni coprono nel loro insieme oltre il 54% dei nuovi permessi per lavoro. I principali Paesi di cittadinanza degli individui che hanno ricevuto il permesso di soggiorno per attività lavorativa sono: l'Albania (6.138 permessi, 68,1% dei quali a seguito del provvedimento di regolarizzazione; il Marocco (5.881, 77,5% per regolarizzazione); l'Ucraina (5.741, 81,9% per regolarizzazione); il Pakistan (5.471, 88,3% per regolarizzazione); l'India (5.325, 60,9% per regolarizzazione) e la Georgia (5.171, 78.9% per regolarizzazione). Queste collettività coprono nel loro insieme il 50% degli ingressi per lavoro. Registrano un lieve incremento anche i permessi per famiglia (+ 2,7%) che raggiungono la cifra record di nuovi rilasci dal 2011 a oggi: oltre 126mila. I Paesi di cittadinanza più frequenti tra gli individui che hanno ottenuto il permesso per ricongiungimento familiare sono l'Albania, l'Ucraina e il Bangladesh. Anche in questo caso il consistente aumento rilevato per gli ucraini (+50,6%) rispetto al 2021 è da ricondurre alla crisi bellica. Alcuni di loro, infatti, hanno avuto accesso rapidamente a un permesso per famiglia - preferendolo a quello per protezione temporanea - poiché avevano familiari già da tempo presenti sul territorio italiano. Non mancano, tuttavia, esempi di importanti collettività straniere per le quali si evidenzia una diminuzione dei ricongiungimenti familiari, come nel caso dei cittadini marocchini e cinesi.

Accordo Italia-Tunisia

Firmato il memorandum fra Italia e Tunisia che autorizza annualmente l’ingresso nel nostro Paese di una quota di 4mila lavoratori subordinati tunisini non stagionali. «È un impegno concreto del governo per rispondere più adeguatamente alle esigenze di manodopera del nostro sistema produttivo e al contempo promuovere la gestione di flussi migratori regolari, controllati e sicuri di lavoratori tunisini», commenta la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, a margine della firma dell’intesa triennale, a Tunisi, da parte del vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani e dal suo omologo tunisino Nabil Ammar. Il memorandum prevede procedure semplificate per il rilascio dei visti e dei permessi di soggiorno. Inoltre, in deroga alla norma generale su questo tipo di ingressi, i lavoratori interessati avranno la possibilità di restare in Italia anche al termine del contratto, per il periodo di validità del permesso di soggiorno, e accedere a ulteriori opportunità di impiego e di soggiorno regolare. Inizia, quindi, un percorso che dà attuazione all’impegno concordato a definire un piano di lavoro e modalità per implementare l’accordo, attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di attuazione tra le rispettive strutture specializzate (per parte italiana Anpal Servizi) per l’individuazione di settori, livello di competenze, procedure per l'incontro domanda-offerta. La ministra ha anche annunciato un progetto pilota approvato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la formazione di 40 lavoratori in Tunisia, da far entrare in Italia al di fuori delle quote del decreto flussi, promosso dall’Associazione nazionale costruttori edili. Si tratta del primo progetto di questo tipo attivato grazie alla riforma degli ingressi per lavoro promossa dal governo. Questa iniziativa pilota apre la strada a un più largo e strutturato intervento per la formazione in Tunisia e l’ingresso in Italia di almeno altri 500 lavoratori, finanziato con risorse europee e in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Click day al via il 4 dicembre

«Dal 4 dicembre 2023 le persone interessate ad assumere in casa personale non comunitario da impiegare nell'assistenza familiare potranno finalmente inviare telematicamente la richiesta: a stabilire la tempistica dell'atteso click day è il decreto del presidente del Consiglio dei ministri in materia di programmazione dei flussi di ingresso dello scorso 27 settembre che, nel caso specifico, stabilisce che la data per la presentazione delle richieste debba avvenire dalle ore 9 del sessantaduesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del Dpcm, avvenuta lo scorso 3 ottobre. Una novità importante, che tutto il settore aspettava, poiché i canali di ingresso regolari erano chiusi da oltre un decennio». È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico. «Per il triennio 2023-2025 - spiega Zini - il decreto fissa le quote di ingresso per i lavoratori subordinati non stagionali da destinarsi al comparto dell'assistenza familiare e socio-sanitaria in 28.500 unità. Nello specifico, potranno entrare 9.500 cittadini non comunitari per ciascuna delle tre annualità. Un primo importante passo, seppur ancora non sufficiente a soddisfare le esigenze che arrivano dalle famiglie. Per coprire il fabbisogno familiare di cura e assistenza domestica in Italia servirebbero, infatti, fino a 23mila lavoratori non comunitari l'anno da assumere nei ruoli di colf e badanti, circa 68mila nel triennio 2023-2025. Sono queste le stime che assieme al Centro Studi e Ricerche Idos abbiamo elaborato in uno studio contenuto nel Rapporto 2023 Family (Net) Work - Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico». «In attesa di ulteriori disposizioni attuative relative all'applicazione del decreto che dovranno essere definite con apposita circolare, l'auspicio è che - conclude il presidente di Assindatcolf - anche considerata la peculiarità del comparto domestico, possano essere previste delle semplificazioni amministrative, con particolare riferimento alla verifica propedeutica da compiere presso il Centro per l'impiego competente per escludere la disponibilità di personale già presente in Italia».

In calo la somministrazione, in aumento gli stagionali

La flessione delle assunzioni attivate dai datori di lavoro privati fino a luglio di quest'anno è dovuta agli andamenti delle assunzioni di contratti in somministrazione (-7%), a tempo indeterminato (-6%) e in apprendistato (-3%). Per le altre tipologie contrattuali si registra una leggera crescita: lavoro intermittente +3%, stagionali +2% e tempo determinato +2%. È quanto si legge nell'Osservatorio sul precariato dell'Inps. Le trasformazioni da tempo determinato nel corso nei primi sette mesi del 2023 sono risultate 471mila, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+5%). Contemporaneamente le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo sono risultate in flessione (-18%). Sul fronte del calo delle cessazioni fino a luglio del 2023 in diminuzione del 2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Concorrono a questo risultato i contratti a tempo indeterminato (-7%), i contratti in somministrazione (-7%) e i contratti in apprendistato (-5%). In controtendenza risultano i contratti a tempo determinato (+1%), i contratti stagionali (+3%) e quelli di lavoro intermittente (+3%).

L'allarme di Coldiretti e l'appello di Assosomm

È di questi giorni l'allarme lanciato da imprenditori e Coldiretti per la difficoltà di trovare personale disposto a lavorare nelle campagne, in particolare quelle calabresi, proprio alla vigilia della stagione di raccolta agrumicola e olivicola. Ogni anno le aziende si ritrovano a lottare per reperire pochi braccianti e operai specializzati, tutto a causa di impiego percepito come degradante. «L'imbuto burocratico del decreto flussi che rallenta l'arrivo dei lavoratori extracomunitari e la riduzione progressiva della storica forza lavoro nazionale», hanno spinto gli agricoltori toscani verso «la vendemmia meccanica per rispondere alla difficoltà di reperire la manodopera stagionale per la raccolta dell'uva». Lo afferma Coldiretti Toscana, secondo cui sono oltre 500 le aziende del settore vino che stanno impiegando le vendemmiatrici meccaniche in questa annata. Secondo l'associazione, quasi un'azienda agricola su due (41%) si trova o si è trovata in carenza di manodopera, mentre il 53% fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell'allevamento e la pulizia degli stabili. In Toscana sono 12.700 le aziende del settore vitivinicolo, 60mila gli ettari coltivati a vite di cui il 32% con metodo biologico; 58 le indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 Dop (11 Dogc e 41 Dog) e sei Igt che generano un valore alla produzione di poco meno di 1,2 miliardi di euro. Sulla questione interviene Rosario Rasizza, presidente di Assosomm, l'Associazione italiana delle Agenzie per il lavoro: «Il mercato del lavoro in ambito agricolo e agroalimentare non è certamente facile da approcciare. Tuttavia, mi sento di poter rilevare un progressivo miglioramento nella capacità delle Agenzie per il lavoro di servire il territorio attraverso assunzioni in crescita, regolari per necessità di legge. In questo ultimo triennio, sono cresciute le sinergie con associazioni, Centri per l'impiego, Comuni e cooperative anche e soprattutto per quanto riguarda il contatto e l'avvio al lavoro di personale straniero e di rifugiati. Siamo orgogliosi di poter dire che laddove entriamo in gioco, il sommerso è in scacco, venendo meno ogni tipo di accordo in nero, ivi compreso il triste fenomeno del caporalato. Le nostre Agenzie sono attive in tutte le regioni, maggiormente negli ambiti ortofrutticoli, florovivaisti e vitivinicoli, nonché dell'industria alimentare e nelle attività di manutenzione boschiva e del verde pubblico. Il 52% delle persone assunte nei suddetti ambiti è di nazionalità italiana. Gli under 30 rappresentano il 28,2% del totale, le persone comprese tra i 30 e i 50 anni ammontano al 46,7% e gli over 50 sono il 25,09%. Un terzo degli assunti è rappresentato da donne».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: