domenica 31 luglio 2022
Ferie limitate a 2 settimane in molte fabbriche. Nelle fonderie la scelta di anticiparle a luglio per sfruttare costi energetici più bassi. E per 5 milioni di precari non ci sarà riposo
Edili al lavoro per i tanti cantieri spinti dal Superbonus

Edili al lavoro per i tanti cantieri spinti dal Superbonus - Ansa

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È l’estate dei forzati del lavoro: poche ferie e sotto la morsa del caldo. La fatidica data del 1° agosto che segnava la chiusura dei cancelli e delle linee nelle grandi fabbriche del Nord non c’è più da tempo, ma quest’anno andrà peggio: per molti lavoratori le quattro settimane di riposo saranno una vera e propria chimera. Aperte molte fabbriche del Nord dove al massimo si concedono due settimane di riposo, cantieri obbligati a lavorare in tutta Italia per il Superbonus, destino crudele per i 5 milioni di precari presenti nel Paese che non hanno diritto alle ferie o non riescono a cumularle. Una nuova massa di lavoratori estivi che si affianca a quelli tradizionali: sicurezza, sanità, ristorazione e logistica. Tutti a soffrire sotto al caldo.

Le superbollette elettriche e in qualche caso la recrudescenza del Covid, hanno spinto molte aziende piccole e medie ad anticipare strategicamente ferie e relative chiusure ai mesi della primavera e agli esordi dell’estate: il 'pacchetto di Ferragosto' si è così ridotto. La scelta di lavorare in agosto e di mettere in ferie i dipendenti a luglio per sfruttare prezzi più bassi dell’energia è stata applicata quasi sistematicamente nel settore delle fonderie altamente energivoro. «Ad agosto in genere la richiesta di energia è minore e i prezzi scendono anche del 30% dunque facciamo le ferie a luglio», ha dichiarato nei giorni scorsi al Sole 24 Ore Franco Vicentini del Vdp Group nel Veneto.

Anche nei grandi conglomerati industriali le ferie sono diventate un bene scarso. In molte aziende del Nord, secondo quanto risulta alla Cisl, non si faranno più delle due-tre settimane centrali di agosto, come avverrà alla Stellantis, l’industria automobilistica che una volta era la Fiat. Fabbriche al lavoro, senza nemmeno un giorno di chiusura, anche a Milano dove la cruciale StMicroelettronics resterà aperta l’intero mese di agosto: qui è il mercato che spinge perché si producono gli introvabili semiconduttori. Un mondo in movimento quello del lavoro estivo dove si intrecciano elementi di crisi e flessibilità concordata per non perdere occasioni. In Emilia Romagna aziende della meccanica che lavorano per il mercato tedesco, hanno siglato accordi con i sindacati per produrre in agosto quando in Germania le ferie sono finite e l’attività torna a pieno regime: tra queste la Nord Motoriduttori, che fa automazione industriale, e la Ima, attiva nelle macchine per confezionamento di prodotti di consumo.

«Da qualche anno a questa parte anche le grandi aziende come Stellantis e Leonardo, hanno chiuso il minimo possibile, 1-2 settimane centrali di agosto», spiega Davide Provenzano, segretario della Fim di Torino, che osserva come nello storico stabilimento di Mirafiori si arresterà la produzione per 2 settimane e mezzo, mentre nel complesso dell’automotive si arriverà in media a 3. Non tutti i lavoratori sono tuttavia felici di rinunciare al mese canonico delle vacanze: «Certo – aggiunge Provenzano – si crea una divisione tra lavoratori con esigenze differenti: chi sta in produzione vorrebbe avere la terza settimana di agosto e fatica ad ottenerla mentre i quadri intermedi, gli impiegati e le professionalità più alte vogliono lo scaglionamento per fare le ferie estive tra giugno e settembre. Per certi aspetti la fisionomia sta diventando più europea e sono molti a chiederci di godere le ferie in altri periodi e di inserire lo scaglionamento nell’accordo di secondo livello».

Che sulle ferie di agosto ci sia una rivoluzione dopo Covid e guerra, anche in conseguenza dei nuovi stili di vita incluso lo smart working, è inevitabile e Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, traccia la cornice del cambiamento: «Il mondo del lavoro standard non esiste più da tempo e questo si riflette anche sull’organizzazione dei tempi di lavoro e di ferie. La forte esposizione internazionale delle imprese manifatturiere, la presenza di grossi gruppi che operano nei servizi, ma anche le mutate preferenze riguardanti il periodo di ferie dei giovani e non solo, sono tra le cause principali».

Chi invece non è vittima delle nuove tendenze ma viene stritolato dalle esigenze inderogabili del mercato è il comparto degli edili. La mole di lavoro sollevata dal superbonus del 110 per cento e le tappe imposte dalla normativa per portare a termine i lavori hanno costretto la categoria quest’anno a ridurre il periodo di ferie dalle due settimane previste normalmente ad una sola settimana. Ritmi e caldo prospettano un agosto di fuoco per gli edili, settore dove le morti sul lavoro sono significative. «Per molti anni ci siamo occupati più degli eventi meteo invernali, mentre è giunto il momento di occuparci del caldo torrido. Si sconsiglia ai cittadini di uscire di casa, ma nei cantieri centinaia di migliaia di edili continuano a lavorare. Bisogna pensare alla riduzione dell’orario di lavoro, i rischi da stress termico non sono da sottovalutare», ha dichiarato Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl.

Agosto duro e rovente anche per i 5 milioni di lavoratori atipici o precari che in molti casi non hanno nemmeno diritto alle ferie e in altri hanno lavori così frammentati da non riuscire a cumulare il diritto a sufficienti giorni di vacanza. «Milioni di persone, spesso giovani e donne, non raggiungono un reddito sufficiente e sono relegati in una zona grigia con poche o nessuna tutela. Oltre ad essere spesso esclusi da pensione, infortunio o maternità anche questa estate, molto probabilmente, le lavoratrici e i lavoratori più precari saranno costretti a lavorare», denuncia Andrea Borghesi, segretario generale di Nidil Cgil. Un universo costretto al lavoro agostano, quello composto dal supermarket delle 22 tipologie contrattuali precarie presenti nel nostro Paese. Senza contare gli ultimi della catena: i tirocinanti. Nel caldo appaiono sulle vetrine malinconiche richieste scritte con il pennarello: servono braccia giovani e forti per far fronte alle turnazioni.

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