mercoledì 29 aprile 2020
La scommessa della torinese cingomma, dai copertoni usurati nascono accessori moda, oggettistica e componenti d'arredo
La seconda vita degli pneumatici
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“Artigiani italiani che creano a mano accessori moda d'eccellenza riutilizzando ruote di bicicletta". Apri il sito è, sotto l'immagine forte di uno pneumatico non più utilizzabile su un arenile, mezzo coperto da alghe secche, sormontato da due cinture nuove e affiancato da una borsa nuova, leggi lo slogan di una azienda artigiana che non vuole sacrificare etica, stile e qualità in cambio della bellezza. Il tutto grazie al recupero degli pneumatici. È cingomma, ditta torinese che produce cinture (tre linee, da copertoni, camere d’aria e copertoni lavorati prendendo spunto da una tecnica giapponese che utilizza pellicole di mais), zaini, borse sportive, portafogli, portachiavi e complementi d'arredo. Ivan Santoro, responsabile marketing dell'azienda, racconta l'idea nata nel 2010 dall'intuizione di Maurizio Sacco, un'idea green pensando che nel nostro Paese si conta un mare di pneumatici da smaltire, mediamente 380mila l'anno. Ecco, tutto all'insegna dell'economia circolare, andando nei negozi di bici a recuperare materiali destinati alla discarica e che porta cingomma a recuperare 20mila copertoni l'anno e che, oltretutto, risolve ai negozianti i problemi di accumulo e quelli del pagamento della discarica. Per poi creare una produzione di oggettistica nei laboratori dei collaboratori di cingomma. “Si è preso spunto dai nostri nonni – spiega Santoro – che usavano i copertoni bucati per fare la cinta per i pantaloni". Il passaggio successivo è stato quello di ridisegnare il modello aziendale, con una decina di liberi professionisti, artigiani con partita Iva, con un modello che ricorre a quello Veneto degli anni ’60 del secolo scorso. Artigiani che lavorano sette ore al giorno, ma in piena libertà, realizzando un prodotto completo dalla a alla z. Con una distribuzione in 350 punti vendita in Italia ed in negozi in Francia e Polonia e qualche altra realtà emergente. “Anche noi vendiamo on line – ricorda Santoro –. Solo che per premiare quei negozi che da dieci anni ci seguono, l’acquisto on line non è consentito laddove è presente il negozio con i nostri prodotti”. Una attenzione sociale non indifferente, quindi, per un'azienda partita con una prima linea di cinture curata nello stile con un'attenzione artigianale ma anche nel packaging. Con pezzi numerati (sono unici) e in negativo a sottolineare la sottrazione della materia prima dalla discarica. Perché nessuno dimentichi l'anima green di artigiani che mirano al bello ma coniugato alla sostenibilità.

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