martedì 18 ottobre 2022
Per il presidente di Bayer Cropscience Rodrigo Santos «la guerra ha investito pesantemente l’agricoltura, che è una parte della soluzione del cambiamento climatico»
Rodrigo Santos

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Inviato a Dusseldorf ( Germania) L’agricoltore Kees Huizinga dice «non possiamo prevedere cosa dovremo usare». Parrà paradossale, ma il primo problema - Kees ha coltivato grano per vent’anni sotto il cielo dell’Ucraina - è il cambiamento climatico: ieri Bayer ha invitato i principali giornali europei nelle campagne di Dusseldorf proprio per ricordare che il conflitto orientale è “solo” uno dei problemi. Le bombe russe non hanno cancellato dall’agenda globale la sfida della sostenibilità né quella della fame: sullo sfondo c’è Farm to fork, la strategia europea che punta dimezzare la chimica in campo. Avversata dagli agricoltori, per la società tedesca la politica green di Bruxelles disegna il perimetro nuovo in cui muoversi e sostenibilità è la parola d’ordine a Leverkusen, come ha chiarito ieri il Presidente di Bayer Cropscience (20,2 miliardi di dollari di fatturato e 2 miliardi investiti in ricerca) Rodrigo Santos riunendo dirigenti ed esperti nell’azienda-laboratorio di Damianshof. Quel perimetro, è stato detto, è condizionato da quattro C : «costi, clima, covid, conflitto: i prezzi aumentano, gli agricoltori non hanno scelta, i poveri aumentano e bisogna muoversi se vogliamo sfamare tutti» ha dichiarato Ruramiso Mashumba, presidente dell’unione degli agricoltori dello Zimbabwe. Mettiamoci anche «la forza del dollaro» fa notare Sara Menker, Ceo di Gro Intellingence e una delle 100 persone più influenti del mondo. «In effetti con questa inflazione non so come i piccoli agricoltori manterranno gli attuali livelli produttivi» ha confermato Jorge Fernandes del Pam. E per Arianna Giuliodori (WFO): «l’agricoltore ha costi crescenti e l’innovazione utile per lui è quella che li riduce». Ma ecco cosa pensa Santos.

Che rapporto c’è tra la guerra in Ucraina e la sfida della sostenibilità? La guerra ha cambiato il quadro della sicurezza alimentare - ci risponde il presidente di Bayer Cropscience - in un momento già di grande cambiamento, e non solo perché ci aspettiamo un aumento della popolazione fino a dieci miliardi, che riproporrà in modo notevole il tema della fame ma perché la guerra ha investito pesantemente l’agricoltura, la quale è una parte della soluzione del cambiamento climatico.

Come cambierà il mercato di Bayer in relazione a Farm to fork? Dobbiamo porci una domanda: come possiamo realizzare un’agricoltura sostenibile, che significa coniugare sicurezza alimentare e lotta al cambiamento climatico. Ecco, in Bayer lavoriamo per aiutare gli agricoltori a produrre e conservare allo stesso tempo e pensiamo che l’innovazione sia lo strumento che lo consentirà. Auspichiamo che la regolamentazione degli Stati la accolga e la promuova.

Quale impatto ha avuto sull’agrochimica la crisi energetica? Noi abbiamo avuto un impatto sui costi di produzione ma siamo riusciti a trovare risorse alternative e ad alleviare tale impatto sugli utilizzatori finali.

Oggi si sente sempre più parlare di sostenibilità: ma cos’è realmente? Bella domanda, perché c’è tantissimo green washing in giro. A nostro parere non debbono esistere iniziative di sostenibilità separate dalla produzione: le nostre sono sempre connesse al core business. Facciamo un esempio: voi vedete un campo di grano e pensate che sia uniforme, mentre non lo è. In certi punti ristagna l’acqua, in altri cambia la composizione del suolo, insomma hai produttività diverse. Con la tecnologia che produciamo, puoi intervenire in modo preciso e quindi produrre di più usando meno risorse chimiche. La sostenibilità per noi è questo: produrre di più e conservare di più, attraverso innovazioni che fanno parte del core business.

Ma gli agricoltori sono pronti? Siamo all’inizio dell’agricoltura digitale - oggi gli agricoltori usano una o due immagini satellitari… - ma lo sviluppo è accelerato e in cinque o dieci anni evolverà in modo drammatico. La nostra visione è che useranno l’innovazione quotidianamente. L’elemento chiave è l’agricoltura di precisione che insieme alla trasformazione digitale catalizzerà le innovazioni. Ciò consentirà di ridurre le emissioni di anidride carbonica nello stesso momento in cui si assicurerà la sicurezza alimentare, ma solo se tutte le principali innovazioni procederanno connesse.

Come si può educare gli agricoltori nell’uso dell’innovazione? Molto dipende dalle dimensioni aziendali ed è necessaria una partnership con le grandi aziende, ma, se si dà uno smartphone a ogni contadino del mondo avverrà la trasformazione necessaria all’agricoltura sostenibile.

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