venerdì 1 aprile 2016
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MILANO Al plauso per l’approvazione al Senato della Riforma del Terzo settore si unisce anche Licio Palazzini, presidente Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile). In particolare per l’articolo 8 della legge delega, che ha riformato il servizio civile in chiave 'universale'. Il testo licenziato dai senatori è pienamente convincente? Si avvicina a quello proposto dal Governo nel 2014 e su cui avevamo già dato un giudizio positivo, a cominciare dalla parte che riguarda l’inquadramento del Servizio civile nazionale nell’ottica di «Difesa civile e non armata della Patria » e dei valori fondanti della Repubblica. Anche se consideriamo un elemento di debolezza il fatto che si sia mantenuto un finanziamento su base annuale e l’incertezza sulla stabilità delle risorse, a cominciare dal 2017. La Riforma mette il Servizio civile in condizione di meglio operare in ambiti di drammatica attualità come l’accoglienza dei migranti? A novembre, per esempio, avevamo fatto presente che sui migranti c’erano decine di progetti, già depositati al Dipartimento del Servizio civile, che non avevano nessuna occasione per incontrarsi. Questa dispersione di energie, tempo, opportunità, dovrebbe essere superata col Servizio civile universale, dove comunque non si partirà da zero, ad esempio indicando nella programmazione triennale l’accoglienza e integrazione dei migranti come una missione del Servizio civile universale. Il concetto di missione dovrebbe anche permettere di coordinare l’azione delle singole organizzazioni accreditate, che oggi vanno ognuna per proprio conto. Perché alla fine lavoriamo tutti intorno allo stesso dramma, per vincere la stessa sfida. Quanto è importante l’apertura chiara della Riforma al servizio civile per i giovani stranieri? Lo stesso intervento sui migranti può essere rafforzato se chi realizza gli interventi sono anche giovani che hanno vissuto, magari come famiglia se non proprio sulla loro pelle, le situazioni in cui vanno a operare. Non pensiamo solo agli extracomunitari: c’è un enorme bacino di riferimento costituito dai cittadini comunitari, i giovani europei. È un’occasione per costruire dal basso, vivendola come propria esperienza personale, sia una cultura dell’accoglienza, sia una cittadinanza europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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