venerdì 5 febbraio 2021
I saggi raccolti in Africa&Gulf, curato da Maurizio Guandalini, opera di «specialisti di imprese, studi professionali, giramondo tra economie», aiutano a leggere il futuro post-Covid della regione
Una vista di Dubai negli Emirati Arabi Uniti

Una vista di Dubai negli Emirati Arabi Uniti

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La crisi pandemica ha indotto molti Paesi alla riflessione. I mercati globali, per la prima volta dopo decenni di espansione, hanno subito una battuta d’arresto in termini di scambi e circolazione di merci e persone, con una contrazione su scala mondiale dei principali indicatori macroeconomici. Fortunatamente, però, non tutto si è fermato e un aiuto per la ripartenza potrebbe arrivare dall’altra sponda del Mediterraneo. La prima ad averlo capito è la Cina. L’area del Nord Africa e Med Golfo - che Istud Business School studia da più di dieci anni attraverso il suo osservatorio Gulf&Med - e quella vicina dell’Africa Subsahariana, infatti, avranno un ruolo di primo piano nel prossimo futuro. Per questo, appare essenziale comprendere le dinamiche che muovono economie e Paesi molto diversi tra loro, ma uniti dall’enorme potenziale di sviluppo. Expo Dubai 2021, in programma dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, sarà una piattaforma fondamentale per riattivare relazioni e collaborazioni internazionali a tutti i livelli, e la prima solida occasione per il rilancio mondiale del commercio dopo l’emergenza sanitaria. Un ventaglio di opportunità in un’ampia gamma di settori può aprirsi in particolare per le aziende italiane, grazie alle solide relazioni tra i due Paesi e all’appeal dei prodotti made in Italy nella regione. I saggi raccolti nel volume Africa&Gulf, curato da Maurizio Guandalini (Mondadori Università - 28 euro) opera di «specialisti di imprese piccole, medie e grandi, studi professionali, giramondo tra economie», aiutano a leggere i segnali che contribuiranno a delineare il futuro post-crisi della regione, dai dati sull’e- commerce e sulla digitalizzazione, in espansione in alcune aree a maggior sviluppo del continente africano, all’inizio di riconversione verso ecologia, turismo e logistica dei Paesi del Golfo, forzatamente innescati dalla crisi del petrolio e dalle minori entrate collegate al prezzo al barile, e al comportamento delle banche e delle organizzazioni internazionali. «È l’unica soluzione per dare vitalità a sistemi economici deboli e frammentati - spiega Guandalini nell’introduzione -. Risollevare economie statiche, ristrutturare l’industria e aprirsi agli investitori stranieri. L’impronta del commercio internazionale, delle rotte millenarie, dei traffici delle merci, le relazioni imprenditoriali tra Pesi diversi e lontani, la globalizzazione, appunto, è il baricentro di ogni percorso di rimise en forme. L’elemento comune di fronte alle cadute. Dopo l’asiatica, negli anni Cinquanta-Sessanta, parti, in Italia, il boom economico. Tra geoeconomia e geopolitica, riusciremo a comporre una road map, global&glocal, all’altezza, come la storia ci chiede?». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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