lunedì 27 gennaio 2020
Suzuki toglie dal listino la piccola e vendutissima 4x4 che pesa troppo sulle emissioni medie del marchio. Nalli: «L'equità si è persa per strada»
La CO2 non è uguale per tutti, Jimny la prima vittima
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Arrivederci Jimny. La piccola 4x4 della Suzuki è la prima vittima sacrificale sull'altare alla lotta europea delle emissioni di CO2 di origine automobilistica. Come preconizzato su “Avvenire” lo scorso ottobre, per rientrare nei target 2020, che impongono una media di 95 g/km, ed evitare pesanti multe dalla UE, i Costruttori d'auto cominciano a togliere dai listini i loro modelli più inquinanti. A sorpresa, però, la prima a salutare non è né un maxi Suv da 600 Cv né una supersportiva con motore V8 di 6,0 litri ma una 4x4 millecinque a benzina da 102 Cv.

L'annuncio è stato improvviso. Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia, lo spiega così: «Dal Giappone è stato deciso un taglio ai volumi di Jimny per l'Europa. Per l'Italia è il 30%. Quest'anno quindi ne arriveranno solo 2.000, 1.300 in meno rispetto alle vendite 2019. Numeri già assorbiti dalle attuali prenotazioni, quindi è da considerarsi “sold out”. I motivi? Il grande successo che questo modello sta riscuotendo nel mondo, ma anche sicuramente le sue emissioni di CO2. Che sono superiori alla media di Suzuki».

A chi volesse pazientare sino al 2021 per averla, magari immatricolata autocarro, cosa possiamo dire? «Contiamo di riproporla ma con versioni ancora da definire», spiega Nalli. Eppure i suoi 140 g/km di CO2 non sono un'enormità… «Secondo l'attuale normativa ogni marchio ha un obiettivo diverso che dipende dalla massa media dei veicoli venduti in un determinato anno di riferimento del passato. Più il target è basso, più è difficile raggiungerlo. Noi dobbiamo attestarci a 90,3 g/km...».

Nalli ci mostra una tabella elaborata da PA consulting: «A noi è toccato il valore più severo in assoluto», rileva il presidente di Suzuki Italia. Nelle previsioni effettuate tenendo conto della normativa, al secondo posto dietro a Suzuki c'è FCA (corsa al riparo in anticipo acquistando crediti “green” da Tesla) con 91,8 g/km, al terzo PSA con 93. Per 7 gruppi i target sono più vicini alla media europea, con valori tra 94 e i 97,7 g/km (Renault-Nissan-Mitsubishi, Mazda, Toyota, Ford, Honda e Volkswagen). Chiudono l'elenco elaborato da PA Consulting la BMW con 102,4 g/km, Daimler con 102,8, Volvo con 106,7 e Jaguar-Land Rover con 130,6.

Il calcolo delle emissioni verrà fatto telaio per telaio. I conti e le multe saranno tirati a fine anno. Con evidenti disparità fra i Costruttori. «L'equità si è persa per strada - sottolinea Nalli -. La norma, negli intenti dei legislatori di Bruxelles punta a premiare gli sforzi per abbassare le emissioni di chi costruisce veicoli pesanti e potenti». E non è forse giusto? «Diciamo così. Se io e lei fossimo compagni di classe, lei nel 2007 avesse avuto la media del 7 e io del 4 e a lei oggi per essere promosso venisse chiesto l'8,5 e a me il 4,8 cosa direbbe? Se a lei sembra giusto allora a me sembra giusta la norma sulla CO2...».

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