martedì 27 febbraio 2024
Cresce la domanda di manodopera esperta. Inapp: il 37% ha più di 50 anni. In molti sognano la professione libera nel digitale
Il lavoro digitale attira anche gli over 55

Il lavoro digitale attira anche gli over 55 - Archivio

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Nascono meno bambini, l’età dell’istruzione e della formazione si allunga, di conseguenza si entra nel mondo del lavoro a un’età più avanzata e si va in pensione più tardi. Inoltre, si cambia lavoro più spesso e, anche dopo i 50 anni, i lavoratori hanno bisogno di reinventarsi una professione. La pandemia ha decretato il successo dello smart working, una modalità di lavoro flessibile e ideale per chi ha bisogno di conciliare impegni lavorativi, dedicare più tempo a sé stessi o alla famiglia, evitare di spostarsi per raggiungere l’ufficio. È questo il quadro della rivoluzione del lavoro e demografica in atto. Che riguarda non solo l’Italia, ma anche gli altri Paesi industrializzati e vede ormai al lavoro vicini di scrivania appartenenti a generazioni diverse e spinge le aziende a individuare nuove soluzioni per garantire produttività e know how al passo coi tempi, spesso ricorrendo al lavoro flessibile o a tempo ridotto. AppLavoro.it, il portale per la ricerca e l’offerta occupazionale in Italia, conducendo una ricerca tra i propri iscritti, conferma la tendenza generale, evidenziando come la percentuale dei lavoratori in cerca d’occupazione tra le fasce d’età comprese tra i 18 e i 24 anni e gli over 55 sia in entrambi i casi del 9%: praticamente un pareggio.​ Inoltre, 1/3 degli iscritti, che già lavora, è in cerca di nuove opportunità, all’insegna della flessibilità e del cambiamento professionale.​

La quota maggiore di persone in cerca di lavoro resta comunque quella di chi ha tra i 35 e i 54 anni, ma quel 9% è un dato significativo, perché indica che in questo momento almeno una risorsa lavorativa su tre sia una persona con più di 55 anni d’età. Infatti, suddividendo la popolazione degli iscritti per sesso, si rileva che in questo momento il 37% dei lavoratori in cerca di un’occupazione sia costituito da uomini e il 63% da donne: quasi il doppio.

Per quanto concerne invece la flessibilità: sul totale degli iscritti, il 68% risulta disoccupato, mentre il 32% è attualmente impegnato, ma alla ricerca di un altro lavoro.

Per quel che riguarda l’istruzione: il 57% degli iscritti ha il diploma di maturità, il 26% ha assolto all’obbligo scolastico e il 17% ha conseguito una laurea, un master o un dottorato.

L’offerta di lavoro è così definita: le professioni più ricercate appartengono soprattutto al settore terziario, con quote rilevanti nel comparto turistico, della ristorazione, finanziario e della sicurezza. Dividendo l’Italia in due, si nota che al Nord, più industrializzato e all’avanguardia per quel che riguarda la digitalizzazione, in questo momento, le aziende cercano più muratori, scaffalisti ed elettricisti di tecnici informatici, sviluppatori e software developer. Insomma, accanto a una classe di lavoratori giovani, magari lanciati verso le professioni innovative e i settori in crescita in Italia (digitale, energie rinnovabili, finanziari, assicurativi, istruzione, benessere e servizi alla persona), esiste una quota di lavoratori maturi in cerca di una nuova occupazione, ancora troppo giovani per la pensione, ma caratterizzati da professionalità, esperienza, competenze ed energie da spendere in tutti i settori professionali.

In Canada, Germania, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti, Francia e Italia si stima che nel 2030 i lavoratori più anziani rappresenteranno mediamente il 25% degli occupati. Nel Paese del Sol Levante, per esempio, entro la fine del decennio, ad avere più di 55 anni saranno il 38% dei lavoratori, in Italia, saranno il 32%.
Ma, mentre le imprese nipponiche stanno già provvedendo a licenziare i dipendenti più maturi e a riassumerli con contratti a orari ridotti o in diverse mansioni, nello scenario italiano molte figure professionali (operai specializzati, addetti alla ristorazione e al settore turistico, per citarne alcuni) sono mancanti e le quote di personale over 55 in cerca di una nuova ricollocazione al lavoro sono ancora molto alte.

Inoltre, la gelata demografica e le emigrazioni dei giovani italiani hanno ristretto il serbatoio da cui attingere le risorse umane. Contemporaneamente, una rivoluzione digitale che va sempre più veloce, soprattutto con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, ha svelato il notevole ritardo del nostro Paese nel formare e professionalizzare il personale per le attività produttive. Secondo l’Istat e il Censis, il tasso d’occupazione nel nostro Paese in questo momento è ai massimi storici: la disoccupazione è calata ed è diminuito il numero degli inattivi. Tuttavia, siamo ultimi in Europa per quanto riguarda la percentuale degli occupati e delle lavoratrici in particolare. Infatti, circa una donna italiana su due (51,1%) non lavora.

Analizzando quelle che sono le possibilità occupazionali dei lavoratori più anziani nel tessuto produttivo italiano, Marco Contemi, fondatore di AppLavoro.it, spiega: «Non è sicuramente semplice il reinserimento nel mondo del lavoro per chi ha superato la soglia dei 50 anni, soprattutto se nel corso della vita lavorativa non ci si è impegnati in corsi di formazione e aggiornamento. Il rischio, infatti, è di ritrovarsi completamente inadeguati alle attuali esigenze delle aziende e delle nuove tecnologie impiegate nei processi di produzione. Perciò, le imprese italiane dovrebbero ispirarsi di più ai modelli europei, soprattutto tedeschi e svizzeri. In questi Paesi le aziende prevedono periodicamente, e a proprie spese, dei corsi di aggiornamento costanti, in modo da assicurare lo stesso livello di formazione ai propri dipendenti “senior” e annullare, o comunque ridurre al minimo, il divario generazionale con le nuove leve. Sono certo che affiancare profili junior a profili senior, potrebbe portare enormi vantaggi a entrambi e ovviamente all’azienda».

Inapp: il 37% ha più di 50 anni

Boom di lavoratori anziani in Italia. Superata nel 2022 la soglia del 37% dei lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni. Erano il 21% nel 2005 e il 27% nel 2012. E più di un imprenditore su quattro, tra quanti hanno ravvisato l’invecchiamento del proprio personale, giudica tale fenomeno uno svantaggio, che potrebbe compromettere la capacità di gestire i carichi di lavoro o di impiegare nuove tecnologie, l’adattabilità a nuove mansioni e la disponibilità alla flessibilità di orario. Inoltre, il 41% valuta non adeguate le competenze digitali dei lavoratori in età più avanzata e più della metà ritiene che sarebbe utile svilupparle ulteriormente.

Sullo sfondo di un Paese che invecchia ha preso il via la fase operativa dell’Accordo triennale di collaborazione, stipulato il 31 dicembre 2022, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per le Politiche della Famiglia) e l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche.

L’accordo, infatti, è finalizzato alla collaborazione in materia di invecchiamento attivo, alla luce dell’adozione della legge 33/2023 recante Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. Tale collaborazione si colloca nel quadro dell’attuazione a livello nazionale della Strategia di attuazione del Piano di Azione internazionale di Madrid sull’Invecchiamento Attivo.

Secondo una rilevazione Inapp su un campione di 2.500 piccole e medie imprese, rappresentativo di oltre 150mila pmi italiane, oltre il 20% degli imprenditori ha riscontrato l’invecchiamento del personale negli ultimi cinque anni. Tra questi, appunto, oltre il 28% considera l’aumento dell’età del personale uno svantaggio. L’indagine Inapp-Plus 2022, inoltre, evidenzia che tra gli over50 inattivi, ma in età lavorativa e non ancora pensionati, il principale motivo di abbandono o perdita dell’ultimo impiego è stato l’impegno nell’assistenza ai familiari (31%), in particolare la cura dei figli (27%) e che nella medesima classe di età, sono il 52% coloro che cercano ininterrottamente lavoro da più di un anno.

Quello lavorativo è solo uno degli aspetti dell’invecchiamento che saranno affrontati nell’ambito dell’Accordo. Anche perché le criticità legate all’invecchiamento si colgono anche su altri fronti. I dati della Sorveglianza Passi d’argento, ad esempio, evidenziano che il 18% degli over 64 si prende cura dei conviventi, il 13% di familiari o amici con cui non vive, il 4% partecipa ad attività di volontariato. Tuttavia, la disabilità interessa il 13% degli anziani (41% degli over84) ed è più frequente fra le donne e le persone svantaggiate per condizione economica o basso livello di istruzione. Inoltre, il 15% degli anziani vive in situazioni di isolamento sociale, senza incontrare o parlare al telefono con qualcuno, né partecipare ad attività con altre persone nell’arco di un’intera settimana. Disabilità e isolamento sono le cause principali di sintomi depressivi (9%) e insoddisfazione (18%) per gli anziani.

Il quadro che emerge esprime complessità che le politiche e le misure di sostegno all’invecchiamento attivo si propongono di affrontare senza prescindere dalle principali determinanti di diseguaglianza economica e sociale, a partire dall’approccio di genere.


In molti sognano la professione libera nel digitale

Oltre cinque italiani su dieci (55%) vorrebbero lavorare come freelance e diventare nomadi digitali. E oltre la metà di coloro che puntano ad abbracciare la vita da smart worker (60%) sono professionisti over 40 e longennial che sognano di lasciare l’attuale lavoro da dipendente per fondare un business digitale. Ad attestarlo l’indagine di BeDigital Academy, accademia digitale fondata nel 2016 da Angelo Laudati che forma i professionisti del digital marketing attraverso master e corsi di formazione in aula e in e-learning.

Il mondo del lavoro sta drasticamente cambiando in questi ultimi anni e le competenze digitali sono diventate un requisito imprescindibile per mantenere la competitività di un’azienda. A tal proposito la richiesta di professionisti che operano nel campo del digitale è in costante aumento. E i lavoratori lo sanno bene. Secondo la survey di BeDigital Academy infatti, oltre il 43,2% dei lavoratori vorrebbe lavorare in questo ambito proprio perchè le posizioni aperte per queste categorie sono numerose e la domanda delle aziende molto alta. Per il 42,7% lavorare nel digitale consentirebbe loro di poter lavorare in qualsiasi luogo e di poter viaggiare (36,7%). Per il 24,5% sono spinti da motivi economici, perchè consentirebbe loro di poter guadagnare bene a pari passo con un altro 24,5% che vorrebbe lavorare nel settore per essere più flessibile ed evitare di recarsi in ufficio ed evitare spostamenti .


Oltre il 55,1% vorrebbe lavorare come freelance mentre soltanto il 28,6% punta a diventare dipendente di una grande azienda ed il 16,6% invece vorrebbe lavorare come consulente e collaboratore di una startup. Nello specifico, infatti oltre il 42,9% degli intervistati sogna di lanciare un proprio progetto imprenditoriale o business digitale. Il 30,6% ci sta già lavorando mentre la restante parte crede di non avere le competenze e conoscenze digitali e tecnologiche per realizzarlo.

«La trasformazione in atto nel mondo del lavoro richiede dei professionisti aggiornati, esperti e competenti - precisa Angelo Laudati, fondatore di BeDigital Academy -. Acquisire competenze digitali e sviluppare le digital skill quindi, oggi significa sviluppare la capacità di essere attori consapevoli e partecipi della società della conoscenza e dell’innovazione in cui viviamo».

Per offrire le hard skill fondamentali per abbracciare una carriera nel mondo del digitale, BeDigital Academy ha lanciato Digitalizzati, corso di formazione online on- demand di 25 ore adatto a tutti i professionisti con lezioni che spaziano dagli strumenti Seo a Social Media, Analytics e Advertising.

Una nuova fascia di popolazione, come quella degli over 50, che un tempo era considerata in età anziana, è oggi pronta ad affrontare cambiamenti importanti con entusiasmo e voglia di fare nuovi progetti. Secondo la survey infatti, oltre la metà dei lavoratori over40 ed i lavoratori senior over 50, i cosiddetti longennials, sognano una nuova avventura professionale nel campo del digitale. Se fino a qualche anno fa, trovare un nuovo lavoro dopo i 50 anni era estremamente difficile oggi i dati ci raccontano un’inversione di tendenza. I longennial infatti vengono preferiti ai lavoratori junior perché più affidabili ed esperti. Tuttavia, ancora il mercato del lavoro tende a preferire spesso i più giovani, perché più avvezzi a padroneggiare in maniera spontanea e naturale, gli strumenti digitali e tecnologici.

«L’allungamento medio dell’aspettativa di vita e la qualità della vita che è esponenzialmente migliorata, permettendoci di avere a disposizione energie mentali e fisiche anche dopo il mezzo-secolo, impensabili per le generazioni precedenti - afferma Angelo Laudati - I longennials sono professionisti che hanno già avuto molte soddisfazioni dalla loro carriera e possono quindi essere motivati a fare un'esperienza diversa. Il nostro obiettivo, attraverso BeDigital Academy, è contrastare il digital generation gap, il divario generazionale, in ambito lavorativo attraverso la formazione e fornire le competenze digitali fondamentali anche alle categorie di lavoratori e professionisti over 50 che aspirano ad un carriera nel settore o ad avviare un proprio business digitale”.


Per gli over 40, alcune delle carriere più adatte secondo lo studio della BeDigital Academy includono:
Consulente in Digital Marketing: L’esperienza accumulata nel corso degli anni può tradursi in strategie di marketing efficaci basate su dati e analisi.
E-commerce Manager: Con una solida comprensione delle tendenze di mercato e delle esigenze dei clienti, si può efficacemente gestire e ottimizzare
negozi online.
Specialista Seo: Approfondendo le tecniche di ottimizzazione per i motori di ricerca, si può migliorare la visibilità di un sito web e aumentare il traffico organico.
Esperto Sem: Attraverso la creazione e gestione di campagne pubblicitarie online, è possibile generare traffico e conversioni in maniera mirata e immediata.

E quali sono le competenze essenziali adatte ai lavoratori senior che vogliono cambiare carriera?
BeDigital Academy ha identificato una serie di competenze essenziali per aiutare gli over40 a entrare con successo nel mondo del digital marketing, ecco quali sono:
● Metriche e Analisi: non bisogna soltanto raccogliere dati, ma anche saperli interpretare per formulare decisioni di marketing basate su informazioni concrete. La capacità di interpretare correttamente i dati consente di valutare l'efficacia delle strategie di marketing adottate e apportare eventuali modifiche o miglioramenti per massimizzare i risultati ottenuti.
● Strategia dei Contenuti: risulta cruciale saper ideare strategie mirate per raggiungere e coinvolgere il pubblico attraverso diversi canali online.
● Competenze Seo: è fondamentale padroneggiare tecniche avanzate per ottimizzare la presenza online e migliorare la visibilità sui motori di ricerca.
● Gestione Strategica dei Social Media: Sfruttare al meglio piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn non solo per la presenza, ma per creare una community fedele e coinvolta.
● Competenze tecniche di advertising: saper utilizzare in maniera adeguata le principali piattaforme pubblicitarie, ad esempio Google Ads e Meta Ads, con l'obiettivo di ideare campagne pubblicitarie performanti e massimizzare il ritorno sull'investimento

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