mercoledì 3 febbraio 2021
Milano chiude con un rialzo del 2,1%. In calo i rendimenti dei titoli di Stato. Gli analisti: "Lo scenario è il migliore possibile". Fiducia sulla gestione delle risorse del Recovery Fund
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L'entusiasmo degli investitori per l’incarico a Mario Draghi è probabilmente il fatto più prevedibile di questa crisi di governo. La Borsa di Milano ha guadagnato il 2,1%, di gran lunga la miglior performance d’Europa, e il rendimento dei Btp decennali è sceso di 7 punti allo 0,58%, con lo spread sui Bund tedeschi che si è ridotto a 105 punti.

Il possibile ingresso a Palazzo Chigi dell’uomo che alla guida della Banca centrale europea ha saputo evitare la rottura della moneta unica è uno di quei passaggi che possono cambiare la storia economica di un Paese. In questi mesi gli analisti hanno continuato a ricordare come le risorse del Recovery Fund siano davvero un’ultima occasione per l’Italia. L’economia nazionale che è stata travolta dal Covid-19 arriva da più di vent’anni di stagnazione (+0,2% la crescita media annua del Pil tra il 2000 e il 2019) con una cronica incapacità di migliorare la produttività. L’enormità del debito pubblico – pronto a superare i 2.600 miliardi di euro – lascia pochissimo spazio a piani di rilancio economico basati sull’investimento di Stato. Per questo i 209 miliardi del Recovery, di cui 82 sono a fondo perduto, sono un’irripetibile opportunità di ripartenza. E se a coordinarli è Draghi – lo stesso che negli anni a Francoforte ha ricordato ripetutamente che la Bce non può fare tutto e che i governi devono fare le riforme per ritrovare la crescita – è chiaro che agli occhi degli investitori le prospettive dell’Italia cambiano.

Nell'andamento dell'indice FTSEMib della Borsa di Milano tra martedì e mercoledì è visibile l'effetto Draghi

Nell'andamento dell'indice FTSEMib della Borsa di Milano tra martedì e mercoledì è visibile l'effetto Draghi - TradingView

«La scelta di Draghi come papabile premier è il best case (miglior scenario, ndr) che si possa avere nei modelli – spiega Antonio Amendola, analista di AcomeA SGR –. Non solo per lo standing del personaggio, indubbio, ma per il senso di sicurezza e preparazione che proietterebbe sui tavoli europei in nome dell’Italia». Amendola, tra i più positivi sull’entità dell’effetto Draghi sull’Italia, prevede «importanti flussi» per il nostro Paese, sia per i titoli di Stato che le le imprese quotate, soprattutto quelle di dimensioni medie e piccole, perché sono quelle che «beneficiano maggiormente dei piani di investimento, sono rimaste indietro al livello di performance, hanno solidi fondamentali e sono "cheap"».
Nonostante gli acquisti della Bce abbiano ridotto la possibilità di movimento sui mercati dei titoli di Stato (oggi più del 20% del debito italiano è già stato acquistato dalla Banca d’Italia per conto dell'Eurosistema) per il tasso dei titoli italiani c’è ancora spazio al ribasso. L’Italia è, assieme alla Grecia, l’unica nazione dell’euro a pagare ancora interessi sopra lo 0,50%. La Spagna e il Portogallo, che a lungo ci hanno fatto compagnia alla “periferia” del mercato dei bond della moneta unica, oggi pagano rispettivamente tassi dello 0,12% e dello 0,05%. Se Draghi riuscirà a formare un governo, prevede Giovanni Montalti di Ubs, lo spread potrebbe ridursi sotto i 100 punti base, mentre con elezioni anticipate risalirebbe verso i 150-200 punti.
Se l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce supererà la prova del Parlamento, la solidità di questo governo sarà la prossima variabile a cui guarderanno gli investitori. Filippo Diodovich di IG Italia mette a 170 voti in Senato la soglia che permetterebbe a Draghi di «focalizzarsi sui principali problemi dell’economia italiana, dalla bassa produttività all’elevato livello di disoccupazione». «Qualora Draghi dovesse diventare il nuovo presidente del Consiglio sarebbe ancora presto tirare conclusioni di medio periodo sugli asset finanziari, poiché il sentiment positivo dovrà essere poi avvalorato da numeri concreti su crescita di Pil, inflazione e utili aziendali, fattori principalmente legati agli sviluppi lato Covid e al tessuto produttivo italiano» nota Michele Morra di Moneyfarm. Gli investitori hanno le loro simpatie e le loro aspettative, ma di assegni in bianco non ne danno a nessuno.

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