
Christine Lagarde - .
La Bce ha tagliato ieri i tassi d’interesse per l’ottava volta nell’ultimo anno, la settima consecutiva, anche se qualche operatore comincia a chiedersi se non sia stata l’ultima per il 2025. La stessa presidente Christine Lagarde ha segnalato che il ciclo di tagli dei tassi potrebbe volgere al termine. Francoforte in ogni caso dovrebbe continuare a prendere le sue decisioni riunione dopo riunione, ma si fa strada l’ipotesi di una pausa estiva. Il Consiglio direttivo intanto ha deciso di ridurre ancora il costo del denaro di 25 punti base. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Banca centrale europea, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%. La decisione non è stata unanime, poiché un membro ha votato contro. Lo staff Bce nelle sue stime trimestrali aggiornate vede l’inflazione al 2,0% nel 2025 (da 2,3% previsto a marzo scorso), a 1,6% nel 2026 (da 1,9%) e al 2% nel 2027 (invariata). Francoforte prevede che l’economia dell’Eurozona crescerà al ritmo dello 0,9% nel 2025 (come stimato a marzo), dell’1,1% nel 2026 (da 1,2%) e dell’1,3% nel 2027 (confermata). «I rischi per la crescita rimangono orientati al ribasso», ha detto la presidente Lagarde in conferenza stampa.
La numero uno della Bce ha citato tra i fattori di incertezza la questione dazi e la forza dell’euro che possono frenare le esportazioni dell’area euro nel breve. Al contrario, una rapida risoluzione delle tensioni commerciali e geopolitiche potrebbe migliorare il sentiment e stimolare l’attività. «Un ulteriore aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture, insieme a riforme volte a migliorare la produttività, contribuirebbe anch’esso alla crescita”, ha aggiunto. Lagarde ha comunque precisato che la Bce si trova in una “buona posizione» alla luce dell’attuale livello dei tassi di interesse. Secondo Sylvain Broyer, capo economista europeo di S&P Global Ratings, “ci sono validi motivi per ritenere che l’attuale ciclo dei tassi della Bce abbia probabilmente raggiunto il punto più basso, intorno al 2%, a condizione che l’economia europea riesca ad assorbire lo shock derivante dai dazi statunitensi senza subire gravi perturbazioni. Guardando al futuro, tuttavia, l’evoluzione dell’inflazione potrebbe richiedere alla Bce di considerare nuovi aumenti dei tassi, potenzialmente già dalla fine del 2026. Questa previsione è sostenuta da fattori come il prossimo stimolo fiscale in Germania e i persistenti colli di bottiglia nel mercato del lavoro, che rappresentano rischi al rialzo per l’inflazione”.
Non tutti però la pensano allo stesso modo: secondo Simon Dangoor, a capo delle strategie del reddito fisso a Goldman Sachs Asset Management, “poiché l’incertezza legata al commercio continua a rappresentare un rischio per la crescita economica dell’area euro e la disinflazione underlying sembra destinata a persistere, ci aspettiamo altri due tagli dei tassi, che potrebbero portare il tasso sui depositi all’1,5% entro fine anno”. Altaf Kassam, capo strategist di State Street Global Advisors, si apetta “un altro taglio nel 2025”, anche se “la dipendenza dai dati resta fondamentale: ogni decisione sarà presa in base all’andamento dell’inflazione e della crescita”. Quanto all’impatto immediato sulle tasche dei consumatori, per chi ha scelto o sceglierà un mutuo a tasso variabile “questa è un’ottima notizia, dal momento che gli indici Euribor a 1 e 3 mesi subiranno un calo che, secondo le previsioni, dovrebbe continuare nei prossimi mesi”, spiega Matteo Favaro, Managing Director e Coo di MutuiOnline.it. “Per quanto riguarda l’andamento futuro dei mutui a tasso fisso, invece, al momento è difficile fare previsioni”.