lunedì 10 dicembre 2018
L'obiettivo è promuovere la qualità dell’olio extravergine d’oliva italiano riconoscendo a ogni componente della filiera il giusto valore per il proprio lavoro: circa 160mila gli occupati
L'olivicoltura fa sistema
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Promuovere la qualità dell’olio extravergine d’oliva italiano riconoscendo a ogni componente della filiera il giusto valore per il proprio lavoro. È l’obiettivo del patto tra le più importanti realtà del settore olivicolo che confermano l’intento di costruire una strategia comune, attraverso la Filiera Olivicola Olearia Italiana (Fooi), soprattutto in un’annata che ha acuito la crisi del comparto. Le associazioni più rappresentative della produzione, Italia Olivicola e Unapol, le uniche due realtà associative della trasformazione, Aifo e Assofrantoi, e l’unica associazione dell’industria olearia italiana, Assitol, che da mesi portano avanti un progetto di filiera dal campo alla tavola per favorire il consumo del prodotto simbolo della dieta mediterranea e del made in Italy nel mondo, hanno dato ufficialmente il via al primo contratto di filiera targato Fooi. Un accordo che consente alle industrie aderenti di commercializzare olio extravergine d’oliva 100% italiano di alta qualità acquistato dai migliori produttori del nostro Paese a un prezzo decisamente superiore alla media del mercato. Infatti, l’acquirente si impegna a pagare al produttore una maggiorazione di 40 centesimi al chilogrammo sul prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva 100% italiano di alta qualità rilevato dalla Borsa Merci di Bari al momento della compravendita.

«Si tratta di un risultato importante per i tanti olivicoltori alle prese con numerosi problemi stagionali che ne hanno compromesso il raccolto – ha spiegato il presidente della Fooi Paolo Mariani -. Allo stesso tempo gli industriali puntano con decisione sull’eccellenza del prodotto italiano, che per le sue qualità nutraceutiche non ha eguali nel mondo. Porte spalancate, naturalmente, a tutte le realtà associative del settore che in questo momento non rientrano nell’accordo. Non ho ragione di dubitare che, di fronte al valore di questo importante accordo, possano essere messi da parte sterili interessi di bandiera per il bene dell’olivicoltura italiana».

Le aziende olivicole professionali che producono per il mercato hanno un numero di occupati pari a circa 150mila unità, tra lavoro dell'imprenditore e della propria famiglia, salariati e lavoratori a tempo determinato; gli altri due anelli della filiera e cioè i frantoi (circa 4.500 in Italia) e l'industria olearia che esegue lo stoccaggio, la miscelazione (ove prevista), l'imbottigliamento e il confezionamento si stima occupino un equivalente di 10mila lavoratori a tempo pieno.

«Il made in Italy va sostenuto con azioni concrete anche in olivicoltura, questo patto testimonia come sia possibile mettere da parte un pezzetto di ogni singola autonomia per garantire a tutto il comparto di riprendere a crescere», ha sottolineato il direttore della Fooi Giuliano Martino.

Inoltre è stata ribadita l’intenzione di aprire il confronto sia alla Grande Distribuzione Organizzata sia alle associazioni dei consumatori per rappresentare al meglio tutte le realtà interessate dal settore olivicolo. È stata annunciata anche la costituzione di un comitato tecnico scientifico che supporterà il Fooi in tutte le attività dei prossimi mesi.

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