venerdì 26 gennaio 2024
Nel 2022 ha registrato ricavi per 102 miliardi di euro, contribuendo al 3,4% del Pil e generando occupazione per 405mila addetti. Sono questi i dati del comparto secondo l’Osservatorio di Banca Ifis
Un impianto sportivo

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Lo sport italiano ha dimostrato una notevole resilienza e capacità di generare valore economico, superando una serie di difficoltà causate dalla pandemia. Secondo l’Osservatorio di Banca Ifis, nel 2022 la filiera ha registrato ricavi per 102 miliardi di euro, contribuendo al 3,4% del Pil e generando occupazione per 405mila addetti: un aumento del +4% rispetto al 2021. In più, si è assistito a un aumento sia del numero di società sportive (+3,1%) che di spesa complessiva per il turismo sportivo, che nel 2022 ha superato i 7,2 miliardi, segnalando un sostanziale riallineamento ai valori precrisi. Difatti, nel 2019, sono state 32 milioni le presenze agli eventi sportivi per una spesa complessiva di 7,6 miliardi, generata per il 50% da italiani non residenti nel luogo dell’evento. Per quanto concerne le voci di spesa annua, sono gli alloggi a contribuire con il 33%, seguiti da ristorazione (16%) e shopping (14%), mentre i trasporti solo per il 6%. Infine, le esternalità positive generate dal settore sportivo hanno raggiunto 11,4 miliardi di euro nel 2022, segnalando un aumento del +13% rispetto al 2019. Questo aumento è stato trainato principalmente dal crescente interesse delle persone a praticare sport, coinvolgendo il 66% della popolazione italiana. Il calcio continua a essere lo sport più praticato, seguito dal nuoto e dal ciclismo. Proprio il calcio in Italia ha un valore stimato di oltre 4,5 miliardi nel 2022, secondo il ReportCalcio 2023 della Figc. Nel corso dell’anno, l’industria calcistica ha generato ricavi diretti di cinque miliardi e ha contribuito in modo significativo al Pil, con un valore di 11,1 miliardi e la creazione di quasi 126mila posti di lavoro.

Rinnovato il contratto per i lavoratori dello sport

È stato siglato lo scorso 12 gennaio presso la Sala dei presidenti al Coni, alla presenza del presidente Giovanni Malagò, tra la Confederazione Italiana dello Sport-Confcommercio Imprese per l'Italia e le organizzazioni Slc-Cgil Fiscat-Cisl Uilcom-Uil, il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i lavoratori dello sport. Attualmente il Ccnl è applicato da poco più di 7mila datori di lavoro a un totale di circa 41mila dipendenti. Si tratta dell'unico contratto di lavoro attualmente utilizzato da imprese, società o enti del settore, che coinvolge centri sportivi impegnati in ogni disciplina, che interessa enti profit e non profit, che sarà applicato a ogni forma di lavoro dipendente. A segnare il cambio di passo - sottolinea la nota dei sindacati - è l'armonizzazione delle norme contrattuali che regolano i rapporti di lavoro sportivi alle previsioni della riforma dello Sport introdotta dal decreto legislativo 36/2021 e in vigore dal 1° luglio 2023, che costituisce norma sostanziale e imprescindibile del Ccnl.

Tra i punti salienti dell'intesa: il superamento del doppio regime contrattuale, relativamente agli occupati ante e post 22 dicembre 2015, data di stipula iniziale del Ccnl originario Impianti e Attività Sportive; la revisione degli inquadramenti contrattuali, con l'introduzione nei sistemi di classificazione delle figure professionali previste dalla riforma riconducibili ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa sportiva (atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, direttori sportivi, preparatori atletici e direttori di gara); l'aumento dei minimi contrattuali su 13 mensilità; la regolamentazione della flessibilità nel lavoro part-time e nel lavoro stagionale, con l'instaurazione di rapporti di lavoro con contratto a termine per la stagione sportiva; per i co.co.co. la gravidanza, la malattia e l'infortunio non comportano l'estinzione del rapporto contrattuale, con la proroga della durata del contratto, pari a 180 giorni in caso di gravidanza. Sulla parte economica l'intesa prevede un aumento economico a regime per il IV livello medio di 200 euro, da riparametrare per tutti gli altri livelli, di cui 100 euro già erogati a titolo di acconto in virtù di un accordo di transizione siglato tra le parti nel 2022. I restanti 100 euro verranno erogati in tre tranche: 40 euro con la retribuzione del mese di luglio 2024, 30 euro con la retribuzione del mese di luglio 2025, 30 euro con la retribuzione del mese di luglio 2026.

«È un contratto nuovo, ma è uno strumento che verrà utilizzato moltissimo. Sento parlare già di oltre 400mila sottoscrittori e si aspettano anche riferimenti sull'anno prossimo. C'è bisogno di questo vademecum. Ci sono tanti soggetti che si ritrovano alle prese con questo tipo di problematiche, c'è un po' di deroga, ma molti aderiranno. Tre sigle sindacali principali, un ente di promozione, Confcommercio, che rappresenta la quasi totalità dei soggetti interessati alla materia, mi sembra che il cerchio si sia chiuso», ha detto il presidente del Coni.

«Una bella notizia la firma al Coni del contratto dello sport che salvaguarda le retribuzioni, riordina e regola i rapporti di lavoro flessibili, estendendo importanti diritti e tutele a tanti atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, direttori sportivi, preparatori atletici e direttori di gara. Un segnale di grande innovazione e di valorizzazione delle professionalità esistenti nel movimento sportivo italiano», scrive sui social il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

Gli impianti sportivi

In Italia sono circa 80mila le infrastrutture sportive, dagli impianti più complessi - come stadi e grandi palazzetti per lo sport - alle infrastrutture socialmente più “delicate”, come scuole e oratori. Sul fronte della sostenibilità ambientale, gli impianti sono molto indietro e non efficientati dal punto di vista energetico. Questo comporta una dispersione di risorse che ha indebolito un settore già fortemente penalizzato dalla pandemia. Il censimento nazionale degli impianti sportivi realizzato da Sport e Salute Spa e concluso nel 2020 ha rilevato che più della metà delle strutture sportive pubbliche e private di interesse pubblico sono collocati al Nord (52%), il 22% al Centro e il 26% al Mezzogiorno. Hanno partecipato alla survey realizzata da Svimez e Uisp oltre 1.000 gestori e proprietari di impianti sportivi collocati per il 53% al Nord, 27% al Centro e 20% al Mezzogiorno.

Questa fragilità strutturale è ulteriormente aggravata da fattori congiunturali. Gli strascichi della pandemia hanno contribuito alla diminuzione del numero dei tesserati, dei partecipanti alle iniziative sportive. A ciò si sono aggiunti i rincari dei costi dell’energia e delle materie prime dovute al conflitto russo-ucraino. Gli alti investimenti straordinari necessari per ammodernare le strutture e i costi di gestione ordinaria in aumento inducono un rialzo delle tariffe per gli utenti e mettono a rischio la fruibilità e la sopravvivenza stessa delle strutture. Gli investimenti e gli interventi nell’impiantistica sportiva pubblica appaiono cruciali per favorire la pratica sportiva sia per le categorie di soggetti fragili e a rischio di esclusione sociale che per il target più giovane di bambini e ragazzi. Il Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si rivela anche in questo caso un’occasione da non perdere, ha previsto risorse aggiuntive pari a 300 milioni. Seppur con un aumento in valore rispetto al 2020, l’Italia registra nel 2021 una spesa in servizi e ricreativi pari a 5,3 miliardi, pari allo 0,5% della spesa totale e 0,3% del Pil.

Se consideriamo la spesa in valore, si tratta delle più alte in Ue dopo Francia (13,2 miliardi di euro) e Germania (9,8 miliardi di euro), se invece consideriamo la quota percentuale di spesa dedicata a servizi ricreativi e sportivi sul totale della spesa pubblica l’Italia si colloca al di sotto dei valori mediamente registrati in Ue, tra l’Austria, la Slovenia e la Germania, ben lontano da Paesi quali la Francia, (0,9%), Spagna (0,8%) e Portogallo (0,8%). Gli impianti sportivi analizzati sono prevalentemente strutture di proprietà pubblica affidati alla gestione di privati (il 63,17% del campione). L’ente prevalente a cui praticamente tutti gli impianti sportivi pubblici in gestione appartengono è il Comune in cui sono situati. Dalla ricerca è emerso come la durata e il rinnovo dei contratti di gestione sia percepita come cruciale per gli operatori di settore per pianificare investimenti e attività nel medio e lungo periodo. La maggior parte dei contratti di gestione del campione dei rispondenti (il 65,5%) ha una durata inferiore ai dieci anni, nello specifico il 31,1% dei contratti è inferiore ai quattro anni e il 39,4% è tra i cinque e i nove anni. Quanto alla tipologia di contratto di gestione più diffuso a livello nazionale troviamo la concessione gratuita (32,5%), seguita da convenzione onerosa (26%) e pagamento di un canone di concessione (23,1%); infine altre forme contrattuali (18,5%). Il 78,23% degli intervistati dichiara che gli spazi dell’attività sportiva sono accessibili agli utenti con disabilità. Dunque, sul territorio nazionale almeno un impianto sportivo su cinque non è fruibile da persone con disabilità. La quota di impianti in cui l’accessibilità non è garantita si attesta intorno al 21% ed è omogenea sia al Centro-Nord che al Mezzogiorno.

La formazione anche per studenti-atleti ed ex atleti

Al di là del sogno di tanti giovani di avere successo come atleta, sono tante le figure e i percorsi che si possono intraprendere per diventare allenatore, direttore sportivo, procuratore, arbitro, medico sportivo, massaggiatore, manager, gestore di impianti eccetera. Il Progetto Sbs, per esempio, dal 2005 è ormai un punto di riferimento per l’industria sportiva italiana, alla ricerca di nuovi e qualificati profili professionali, con il master universitario di I livello in Strategie per il business dello sport, nato da un’idea di Verde Sport in collaborazione con Università Ca’ Foscari di Venezia. Per informazioni: www.mastersbs.it.

L’Università Telematica degli Studi Iul e Sg Plus Ghiretti & Partners organizzano il master di I livello e il corso di Alta formazione in Management delle infrastrutture sportive. L'obiettivo dei due percorsi didattici è formare una figura professionale qualificata per la gestione degli impianti sportivi (comprese strutture comunali e afferenti a diverse discipline sportive) in grado di rispondere alle molteplici esigenze di questo settore, attualmente privo di figure di riferimento con una preparazione specialistica. Il manager degli impianti sportivi ha il compito di dirigere e coordinare il funzionamento della struttura sportiva in modo da garantirne l'efficienza organizzativa ed assicurare il buon andamento del servizio; inoltre sovrintende la gestione amministrativa, l'organizzazione del lavoro ed il coordinamento del personale, la manutenzione dei locali e dell'attrezzatura, l'efficacia delle attività proposte e dei servizi. Per informazioni: www.iuline.itmasterimpiantistica@iuline.it.

Cepas, in collaborazione con Enjoy Sport, individua e certifica profili professionali in grado di gestire in una chiave moderna e con efficienza i centri sportivi. L’esperto in gestione di impianti sportivi è il professionista in grado di occuparsi del management di un impianto sportivo in qualsiasi aspetto con competenze trasversali rispetto all’infrastruttura sportiva nel suo complesso (aspetti infrastrutturali, amministrativi, economico-finanziari, quelli relativi ai servizi, all’organizzazione del personale e agli aspetti manageriali). Inoltre è chiamato a occuparsi anche della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’infrastruttura con destinazione sportiva. Le gare di auto, moto e veicoli a propulsione alternativa offrono un terreno fertile per le strategie di marketing mirate, guidate da una serie di figure professionali altamente specializzate come il marketing manager & sponsorship manager: questo stratega di alto livello supervisiona l'intera operazione di marketing per team, piloti e sponsor. Creare una narrativa coinvolgente che trasmetta la passione e l'adrenalina delle gare è la loro sfida quotidiana, coinvolgendo un pubblico globale attraverso campagne mirate e attività di coinvolgimento. O il social media manager: nell'era digitale, il coinvolgimento dei fan si estende ai social media. I gestori dei social media motorsport sono i curatori di contenuti creativi e coinvolgenti che tengono il pubblico aggiornato sulla squadra, i piloti e le gare. La loro abilità nel creare conversazioni autentiche e coinvolgenti è essenziale per costruire una base di fan affezionata. Oppure il consulente di comunicazione tecnica: nel mondo ad alta tecnologia del motorsport, la comunicazione tecnica è fondamentale. Questi consulenti traducono il linguaggio tecnico complesso in messaggi chiari e accessibili per il pubblico. Gestiscono le relazioni con i media specializzati e comunicano in modo efficace gli sviluppi tecnici ai fan e agli altri referenti. Infine ogni appassionato di sport professionistico, pur riconoscendo anche un ruolo economico importante e la classificazione come settore industriale specifico, non può prescindere dal preoccuparsi che lo stesso sia gestito in modo manageriale con la massima consapevolezza dei rischi sottesi. In questo senso sta crescendo la figura del risk manager.

Deloitte, Coni e Cip-Comitato italiano paralimpico, nell’ambito di una partnership pluriennale per promuovere la formazione e la crescita degli studenti-atleti, con il programma Dual Career hanno previsto borse di studio, ma anche un percorso di coaching.

Randstad, invece, ha attivato un percorso di orientamento professionale destinato agli ex campioni che, al ritiro dall’attività agonistica, si trovano ad affrontare la sfida di adattare e reimpiegare le proprie competenze in un diverso percorso di carriera.

Il contributo delle donne sportive

Da uno studio Censis emerge come la donna che fa sport non stia solo meglio nel fisico e nella mente, ma sia anche meglio inserita nella società: lavora, studia, guadagna più di chi non fa esercizio fisico ed è più moderna, in quanto aderisce a stili di vita e modelli di comportamento più evoluti e sostenibili. Le sportive possiedono titoli di studio più elevati di chi fa una vita sedentaria: il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro, rispettivamente, il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport. La donna che fa attività motoria non solo studia di più, ma lavora anche di più. Tra le over quindicenni che fanno sport, il 49,8% è occupata, il 17,6% è una studentessa e il 13,4% è casalinga. Tra chi non fa sport prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%) e occupate (24,2% del totale), mentre le studentesse sono solo il 4,6%.

La quota delle praticanti è pari al 36,3% del totale delle donne con più di tre anni nel Nord-Est, al 34% nel Nord-Ovest, al 31,9% al Centro e precipita al 19,7% nel Sud e nelle Isole. A livello regionale, si va dal 50,4% di praticanti nel Trentino-Alto Adige, al 13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%). La correlazione tra pratica sportiva e occupazione è evidente se si osserva la graduatoria regionale costruita in base al tasso di occupazione femminile, che è quasi coincidente con quella delle praticanti. A fronte di un tasso medio di occupazione femminile che in Italia è del 51,1%, a livello regionale si va da un massimo del 66,2% in Trentino-Alto Adige a un minimo del 30,5% in Sicilia, preceduta dalla Campania, dove il tasso di occupazione femminile è al 30,6%, e dalla Calabria con il 31,8%.

Inoltre il progetto Fight like a girl firmato dalla Fondazione Lottomatica e Fijlkam mira a favorire la diffusione della pratica sportiva al femminile in alcune delle aree più svantaggiate del Paese, in particolar modo del Sud Italia. In tal senso Fijlkam organizzerà fino a maggio 2024, corsi gratuiti di judo e karate dedicati alle studentesse di cinque aree del Paese: Napoli e Casal di Principe in Campania, Taranto in Puglia, Gela in Sicilia e Lamezia Terme in Calabria. In ciascun territorio Fijlkam ha individuato una società sportiva aderente alla federazione che svolgerà i suoi corsi gratuitamente presso una scuola del territorio, con cui sono previsti singoli accordi di collaborazione e presso le sue strutture. In questo senso Fondazione Lottomatica contribuirà a sostenere le migliorie agli impianti sportivi e a finanziare le attrezzature che si renderanno necessarie nell’ambito del progetto.

Quinta edizione di Valori in Campo, il progetto biennale di Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che ha l’obiettivo di utilizzare lo sport come veicolo per la sensibilizzazione rispetto a valori fondamentali per la costruzione del mondo di domani. Tre progetti dedicati alla valorizzazione dello sport femminile, sei quelli dedicati alla promozione dell’inclusività e della parità di genere, tre le iniziative che utilizzano lo sport per sensibilizzare rispetto alla risorsa idrica e due dedicati all’ambiente e alla sostenibilità.






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