venerdì 10 gennaio 2020
Il numero uno del Gruppo: «Stiamo disaccoppiando la crescita del volume dal consumo delle risorse. La soluzione non è ridurre il numero delle auto, ma fare auto migliori»
Ola Kallenius, Ceo di Daimler-Mercedes con il prototipo Vision AVTR

Ola Kallenius, Ceo di Daimler-Mercedes con il prototipo Vision AVTR

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«Non dobbiamo subire il futuro ma essere protagonisti del futuro, rendendolo desiderabile anche attraverso la tecnologia…». C’è qualcosa di profondamente nuovo nell’approccio al sistema di uno tra i più prestigiosi costruttori globali di automobili come Daimler-Mercedes, e non è solo il concetto di sostenibilità che ormai ricorre con un’insistenza quasi ossessionante. Lo scatto in avanti è rappresentato dalla visione precisa di una diversa forma di strategia di mercato, e della via obbligata e senza ritorno che è stata imboccata. Lo ha ribadito con estrema chiarezza Ola Källenius, il numero uno mondiale del marchio di Stoccarda nel suo keynote su Sustainable Modern Luxury in occasione del CES, il Salone dell’elettronica di consumo di Las Vegas.

Connessione con la natura, riutilizzo, simbiosi tra uomo e macchina. Sono questi i concetti rivoluzionari per il mondo dell’automobile introdotti dall'amministratore delegato del Gruppo tedesco presentando la Vision AVTR, una straordinaria vettura avveniristica disegnata sulle suggestioni delle prossime edizioni del film Avatar, nella quale estetica, materiali e filosofia costruttiva diventano un’esperienza immersiva in un nuovo mondo che rappresenta l’ideale punto di arrivo della mobilità secondo Mercedes.

Le suggestioni, anche se molto forti come questa, sono utili. Ma cosa occorre fare di concreto per coniugare produzione e sostenibilità?
«Abbiamo tre leve principali per avere successo - spiega Kallenius -: ridurre, riutilizzare e riciclare, con l'obiettivo finale di chiudere completamente il ciclo del valore. Il primo passo è ridurre la nostra impronta di CO2: l'abbiamo avviata sotto il titolo di "Ambition 2039". Puntiamo alla produzione di veicoli a emissioni zero, aumentando la quota di veicoli elettrici venduti e, infine, con una nuova flotta di autovetture totalmente “carbon neutral” entro i prossimi vent’anni».

Nel suo intervento al CES ha detto che volete affrontare questa sfida in modo olistico. Cosa significa esattamente?
«Significa guidare anche i nostri fornitori e partner a rispettare il nostro obiettivo di neutralità del carbonio. Successivamente, ci stiamo concentrando sulla conservazione delle risorse. Entro il 2030, i nostri impianti di produzione automobilistica sono destinati a ridurre il loro consumo totale di acqua di un terzo e l'energia che consumano di oltre il 40% per veicolo. Oggi, i nostri stabilimenti a Jawor, in Polonia, così come ad Hambach in Francia, funzionano già interamente con energia rinnovabile. Entro la fine del 2022, tutti gli impianti in Europa saranno a emissioni zero rispetto alle energie rinnovabili. Seguirà il resto del mondo».

Mercedes però è sostanzialmente un marchio di lusso. E lusso e sostenibilità sono due concetti difficili da coniugare…
«Invece non è così, soprattutto se si rinnova l’impronta del lusso tradizionale trasformandolo, come stiamo facendo, in lusso moderno e sostenibile. Il nostro approccio è il “disaccoppiamento”. Significa che stiamo disaccoppiando la crescita del volume dal consumo delle risorse. Ma non vogliamo aggiungere nuovi limiti alla mobilità, perché le persone amano semplicemente la loro libertà di andare all’istante dove vogliono e quando vogliono. La domanda globale di mobilità individuale infatti è destinata a crescere, e lo dimostrano i dati sulle vendite del 2019 di Mercedes-Benz che si è confermato il primo brand di auto di lusso al mondo con immatricolazioni record per il nono anno consecutivo. Ecco perché la prospettiva è chiara: comprendiamo i confini del nostro pianeta e l’azione indispensabile per difenderlo. Ma ridurre il numero delle auto non è la soluzione. Fare auto migliori invece sì».

Che ruolo ha la svolta verso l’elettrificazione in questo contesto, considerando che a fronte di tante parole e di investimenti mostruosi, solo il 2% del mercato in Europa oggi è ad appannaggio dei veicoli totalmente a batteria…
«La nostra gamma di veicoli elettrici continuerà a espandersi. Perché ci crediamo in maniera totale. Così come siamo certi che il diesel non morirà, anzi tornerà a crescere, specie se abbinato alla batteria come nella nostra moderna ed efficientissima soluzione ibrida. La soluzione elettrica è una leva importante: ha bisogno di incentivi e di una politica favorevole che la spinga. In questo senso, il modello norvegese è il punto di riferimento. Ma anche qui la tecnologia gioca un ruolo decisivo. In definitiva si tratta di chiudere il ciclo in un'economia circolare basata sul riciclaggio. Nel giro di pochi anni ogni autovettura Mercedes sarà riciclabile nel 95% ei suoi componenti. E questo standard si applicherà anche alle nostre auto elettriche: un ottimo esempio è il riutilizzo delle batterie che sta dando loro una seconda vita come fonti di energia fisse. Ma c'è spazio per miglioramenti: ciò a cui puntiamo sono batterie riciclabili al 100%».

La virata verso l’elettrico non è stata indolore. Anche e soprattutto per voi che avete varato un piano durissimo di tagli che prevede entro la fine del 2022 la riduzione di 10mila posti di lavoro in tutto il mondo, il 10% dei quali riguarda posizioni dirigenziali, per risparmi pari a 1,4 miliardi di euro. Cosa pensa del fatto che siano i lavoratori a pagare il prezzo della svolta ecologica?
«Stiamo assistendo a un cambiamento radicale dell'industria automobilistica, il più forte dell’intera storia di questo settore. Alle persone lo devi dire con onestà: nulla sarà più come prima. I tagli saranno operati tramite misure di gestione della curva demografica privilegiando i prepensionamenti, e le uscite volontarie e incentivate. Purtroppo bisogna muoversi ora per prepararsi a un futuro sempre più incerto: se si negasse questo e si aspettasse l'evolversi della situazione, Daimler metterebbe in pericolo il suo futuro e il suo capitale. E questo non possiamo permetterlo».

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