mercoledì 16 febbraio 2011
A Milano il primo «Career Day»: in 160 a colloquio con 24 imprese italiane che puntano su Pechino.
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Centosessanta giovani laureati cinesi, immigrati di seconda generazione in Italia, a colloquio con 24 grandi gruppi e aziende italiane che lavorano e investono in Cina. Stamattina nella sede di Assolombarda a Milano, dalle 9,30, si terrà l’«Italy China Career Day». Il primo in assoluto nel nostro Paese. Italia e Cina «in società» per portare nel «Paese di mezzo» risorse umane cinesi che possano rendere più efficaci le relazioni delle aziende italiane a Pechino. Un interessante esperimento organizzato dalla Fondazione Italia Cina in collaborazione con Assolombarda e Associna.«Cogliamo delle importanti trasformazioni sociali a livello intergenerazionale fra le comunità cinesi – dice Francesco Boggio Ferraris, responsabile della Scuola di formazione permanente della Fondazione Italia Cina –. I cinesi di seconda generazione in Italia sono spesso ragazzi che non seguono l’attività del padre. Frequentano le nostre università e sono pronti a cogliere le opportunità a livello globale. Un patrimonio prezioso per le nostre aziende. Il "Career Day" è un modo per valorizzare il capitale umano cinese in Italia nel campo soprattutto dell’economia e dell’ingegneria, mettendo in contatto i giovani con grossi gruppi imprenditoriali italiani che già operano in Cina». Oggi sono 4.600 gli studenti cinesi che frequentano le università italiane. Nel 2007 erano 1.400. Questo «dà l’idea di come le comunità cinesi si stiano integrando». Giovani che vedono la Cina diventare la seconda potenza mondiale. E se l’Italia rappresenta il luogo d’accoglienza dei genitori, che ha permesso loro di lavorare e crescere, le nuove generazioni vivono adesso la «terra dei padri come una opportunità», aggiunge Boggio Ferraris. I 160 giovani laureati cinesi sono stati selezionati in collaborazione con Associna, l’associazione che raggruppa tremila giovani cinesi di seconda generazione. Il presidente è Bai Junyi, 30 anni, nato in Cina, ma arrivato a Prato con i suoi genitori da ragazzino. Qui si è laureato in giurisprudenza e lavora in uno studio legale. «C’è oggi un approccio interculturale molto utile – dice Bai – anche per le relazioni commerciali internazionali fra Italia e Cina. Le nuove generazioni di immigrati sono una risorsa importante. E per molti di noi che forse non sono neanche mai andati in Cina è un modo per legare le origini trasmesse dai genitori con l’identità del vissuto italiano. Felici di stare in Italia e orgogliosi che la Cina stia correndo economicamente». A offrire loro un «biglietto» per Pechino sono aziende di diversi settori, fra cui molte note griffe e marchi dell’industria italiana: Alessandro Rosso, Boggio Casero, Brembo, Eldor, Elica, Ever Elettronica, Fendi, Ferragamo, Gi-Group, Huawei, Iveco, Kpmg, Lavazza, Louis Vuitton, Manuli, Max Mara, Miglioli Group, Newa Tecno Industria, Ntv Alta Velocità, Oaktree Consulting, Pininfarina, Pirelli Tyre, Studio Legale Zunarelli e Associati, Tenova.A dare oggi il via ai lavori saranno Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina, Alberto Meomartini, presidente degli industriali milanesi e Liang Hui, Console generale della Repubblica popolare cinese a Milano. Prima un dibattito fra i rappresentanti delle aziende e la presentazione di qualche case history. Poi spazio ai colloqui, fra imprese e candidati. Per costruire quel ponte tanto atteso.
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