venerdì 8 aprile 2011
La riduzione è risultata pari allo 0,6% contro il 3,1% del 2009. Buone notizie poi arrivano nel quarto trimestre quando il potere d'acquisto ha registrato un incremento dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti, tornando sui livelli di fine 2009. Aumenta la spesa delle famiglie e cala la propensione al risparmio.
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Nel 2010 le famiglie hanno subito una riduzione del loro potere d'acquisto dello 0,6% che si confronta al calo di 3,1 punti percentuali registrato nel 2009. Lo rende noto l'Istat spiegando che negli ultimi tre mesi dello scorso anno il potere di acquisto è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente. La propensione al risparmio delle famiglie (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) si è attestata nel 2010 al 12,1%, registrando una diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente.La riduzione della propensione al risparmio deriva da un aumento del reddito disponibile delle famiglie dello 0,9% rispetto al 2009 e da una crescita più consistente (+2,5%) della spesa per consumi finali.Nell'ultimo trimestre del 2010 la crescita del reddito lordo disponibile delle famiglie è stata più decisa, con una risalita tendenziale del 2% e congiunturale dell'1,4%. Quest'ultimo rialzo, quarto trimestre su terzo trimestre, è stato anche superiore a quello segnato dalla spesa per consumi finali (+0,8%), da qui deriva l'aumento congiunturale del tasso di risparmio.Inoltre, fa sapere sempre l'Istat tornando ai dati relativi all'intero anno, nel 2010 il tasso di investimento delle famiglie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel settore, e il reddito disponibile lordo) si è attestato all'8,9%, 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2009, grazie alla crescita del 3,8% degli investimenti. Nel quarto trimestre 2010 il tasso di investimento, calcolato sui dati destagionalizzati, è stato pari all'8,9%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente, a causa della riduzione dello 0,4% degli investimenti delle famiglie, che però fanno segnare un aumento del 6,3% a livello tendenziale.
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