lunedì 1 febbraio 2021
Sono le lavoratrici indipendenti a pagare il prezzo più alto: 79mila in meno solo a dicembre. La disoccupazione giovanile al 29,7%
A dicembre in fumo 100mila posti di lavoro: sono quasi tutte donne
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Centomila occupati in meno nel mese di dicembre con gli autonomi particolarmente colpiti dalla crisi. Torna in rosso il mercato del mondo del lavoro dopo un andamento positivo che aveva portato ad un parziale recupero dei posti persi durante il 2020. La diminuzione dell'occupazione (-0,4% rispetto a novembre, pari a -101.000 unità) fotografata dall’Istat quasi esclusivamente le donne e tutte le classi di età con l'unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita. Nel complesso il tasso di occupazione scende al 58% (-0,2 punti percentuali rispetto a novembre) dal 58,9% di dicembre 2019. Il numero di persone in cerca di lavoro torna a crescere (+1,5%, pari a 34mila persone), quello degli inattivi cresce di 42mila unità toccando un tasso del 36,1%. Il tasso di disoccupazione sale al 9% (+0,2 punti), quello giovanile vola al 29,7% (+0,3 punti). A dicembre, le ore pro capite effettivamente lavorate settimanalmente, calcolate sul complesso degli occupati, sono pari a 28,9, livello di 2,9 ore inferiore a quello registrato a dicembre 2019. Nonostante il calo di dicembre, il livello dell'occupazione nel trimestre ottobre-dicembre 2020 è superiore dello 0,2% a quello del trimestre precedente (luglio-settembre 2020), con un aumento di 53mila unità.

L'ultima crisi occupazionale di dicembre ha travolto le donne (99mila su 101mila) e soprattutto le lavoratrici autonome (79mila). E' andata decisamente meglio ai dipendenti che sono solo 23mila in meno, dei quali 7mila a termine. Nell'arco del 2020 gli autonomi, dai collaboratori ai liberi professionisti, hanno pagato il prezzo più alto: sono diminuiti di 209.000 unità sul totale di 440mila occupati in meno. Per i lavoratori dipendenti il calo è stato di 235mila unità, ma ad essere più colpiti sono stati i lavoratori a termine che sono diminuiti di 393mila unità, a fronte di un aumento considerevole (+158mila) di quelli permanenti grazie al blocco dei licenziamenti. Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno 2020, unite a quella di dicembre hanno portato a una riduzione dell'1,9% dell’occupazione nell'arco dei 12 mesi che ha coinvolto tutte le classi d'età, ad eccezione degli over 50, in aumento di 197.000 unità, soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione è passato dal 58,9% al 58%. Diminuite le persone in cerca di lavoro (-8,9%, pari a -222mila persone), mentre sono in forte aumento gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+3,6%, pari a 482mila persone).

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