giovedì 30 gennaio 2020
Tornano a calare gli occupati a dicembre. Giù i "posti fissi" e i lavoratori autonomi scendono ai minimi. Disoccupazione stabile al 9,8%. Tasso invariato anche per i giovani
Il 2019 si chiude con meno lavoro
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Il 2019 del mercato del lavoro si chiude con più ombre che luci. Nelle statistiche dell’Istat sull’ultimo mese dello scorso anno si notano evidenti difficoltà, soprattutto se si guarda alla stabilità dei rapporti occupazionali in essere. Dopo i rimbalzi dei mesi precedenti, a dicembre il numero degli occupati cala. Anche se il tasso di disoccupazione si mantiene stabile. E in questo scenario diminuisce il numero di coloro che possono contare su contratti fissi, mentre si allarga in modo preoccupante la fascia dei lavoratori precari (che toccano quota 3 milioni e 123mila). In un mese gli occupati sono scesi di 75mila unità (-0,3%), mettendo a segno la flessione più marcata da febbraio 2016. A scendere, con un’inversione di rotta, è il numero di lavoratori dipendenti permanenti (-75 mila), ovvero coloro che hanno il posto "fisso". Il numero di lavoratori autonomi a dicembre cala di 16mila unità su base mensile, con il totale che tocca il minimo dal 1977, ovvero dall’inizio delle serie storiche. Ormai in Italia gli indipendenti si fermano a 5 milioni e 255mila.

Nel commento ai dati, l’Istat definisce «altalenante» l’andamento dell’occupazione nel secondo semestre: «Dopo due mesi di crescita, dicembre registra un calo sia del numero di occupati sia del tasso di occupazione (59,2%, con il calo di un decimale). La flessione riguarda soprattutto gli uomini – che scendono di 54mila unità (di 21mila unità il calo tra le donne) – e le classi d’età centrali, così come i dipendenti che tornano a diminuire dopo quattro mesi di espansione». Sempre a dicembre, all’insegna della stabilità è invece il tasso di disoccupazione (al 9,8%). Rimane invariata anche la quota di disoccupazione giovanile (al 28,9%). In termini assoluti gli inattivi, coloro che non hanno e neppure cercano un lavoro, crescono di 42 mila unità a livello congiunturale.
Lo stop sul lavoro che evidenzia l’Istat a dicembre, per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è «la conseguenza di un’economia che rallenta in chiave globale e in chiave europea, a partire della Germania che pur rallentando tiene sull’occupazione».

Secondo il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, i dati sono indicativi del fatto che «c’è un andamento altalenante e molta incertezza: ci sono diversi mercati del lavoro, alcuni che vanno, come quello dei servizi, e altri che non vanno». La forte forte flessione degli autonomi, inoltre, per Seghezzi è dovuta in particolare alla stretta sulle partite Iva e soprattutto sulle collaborazioni. Per Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro, l’associazione delle Agenzie per il lavoro, lo scenario «desta preoccupazione e conferma l’urgenza di un "tagliando" al Decreto Dignità». La ministra Nunzia Catalfo promette azioni nel caso dovesse servire: «Studiamo i dati cercando di capire le ragioni della diminuzione dei contratti stabili, l’altro mese era stato il contrario. Potrebbe essere solo una congiuntura mensile, se invece non lo è interveniamo».

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