mercoledì 18 dicembre 2019
Per molti l’alimentazione con il più leggero degli elementi chimici può essere una realistica alternativa all’auto elettrica Electriq Global e H2 Energy Now ci lavorano
Il motore ad idrogeno che pinge il prototipo di e-bike sviluppato da Electriq Global

Il motore ad idrogeno che pinge il prototipo di e-bike sviluppato da Electriq Global - Martegani

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FIAMMETTA MARTEGANI Tel Aviv Le sfide poste dal cambiamento climatico e dall’inquinamento ambientale hanno reso, negli ultimi anni, la ricerca in fonti di energia rinnovabili e a zero emissioni non solo un obiettivo necessario, ma anche una delle nuove frontiere nel mondo fin tech. In particolare, quando si parla di nuove tecnologie a base di idrogeno, il giro di affari su scala globale è di 359 miliardi di dollari, e sono molti i Paesi che ci stanno già investendo. A cominciare da Israele. Non sorprende che Paolo Scudieri, presidente di Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, parlando delle nuove fonti di energia a idrogeno, abbia espressamente definito Israele «il partner ideale, con le sue startup all’avanguardia ». I numeri della Startup Nation parlano chiaro: 6.300 nuove iniziative, 94 acceleratori, 200 incubatori e 440 compagnie di investimento. Tra queste spiccano, in particolare, due ambiziosi progetti. «Solitamente i sostituti della benzina sono due – spiega Baruch Halpert, Ceo di Electriq Global – : batterie al litio-ionio, che hanno comunque una vita limitata, o l’idrogeno compresso, che essendo altamente infiammabile e ad alto rischio di esplosione, ha costi a dir poco proibitivi in quanto a sicurezza».

La soluzione proposta dalla sua innovativa startup, che ha sede ad Haifa, dove si trovano anche i laboratori, è dunque di ri-utilizzare l’idrogeno attraverso un catalizzatore che lo ricicla, o meglio, usando le parole di Halpert, lo 're-idrogeniz- za'. Nello specifico, una capsula di boroidruro di potassio, entrando in contatto con l’acqua, produce energia a idrogeno che viene automaticamente riassorbito in modo da abbassare i costi di produzione e di stoccaggio. «È come una macchinetta Nespresso a capsule di boroidruro di potassio – spiega Roy Kerem, Direttore Sviluppo della compagnia – con la differenza che non c’è bisogno di aggiungere l’acqua ogni volta», il che permette di produrre idrogeno on-demand, per ogni tipi di veicolo, garantendo la più totale sicurezza, a prezzi competitivi, e implementando un ecosistema autonomo di circular energy. Il primo prototipo di bicicletta elettrica a motore idrogeno è già in circolazione. E noi l’abbiamo provata sul lungomare di Haifa, la città del Technion, dove si sono formati molti degli ingegneri, sia ebrei sia arabi, che vivono in città e lavorano in questa compagnia emergente, dove si va a lavoro su due ruote, senza inquinare e senza il problema della benzina o delle batterie.

Se la tecnologia di Electriq Global è basata essenzialmente sul riciclaggio dell’idrogeno, H2 Energy Now si basa invece sulla capacità di isolarlo. «L’acqua è costituita da idrogeno e ossigeno: basta sapere come separarli e stoccarli, per rendere il mondo un posto migliore», spiega Sonya Davidson, Ceo e fondatrice di questa startup collocata a Beersheva, la cui Università Ben Gurion fa parte di una delle eccellenze che ha permesso a Israele, negli ultimi anni, di aggiudicarsi il secondo posto al mondo, dopo la Silicon Valley, per innovazione tecnologica. «La maggior fonte di ispirazione per il nostro prodotto è stata proprio un italiano: Guglielmo Marconi – racconta sorridendo Davidson, originaria degli Stati Uniti e in Israele dal 2007 – così mi sono immaginata di utilizzare le onde elettromagnetiche per separare l’idrogeno dall’ossigeno e immagazzinarlo in modo da poterlo utilizzare 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno». Per far capire meglio il funzionamento di H2 Energy Now, Davidson – cinque diplomi accademici alle spalle – spiega che «è come mettere l’acqua in un forno a microonde, ma utilizzando frequenze diverse». L’esperimento ha funzionato, tanto da consentire a questa innovativa startup di conquistarsi, nel 2018, il premio Nasa iTech come «partner per l’esplorazione dello spazio e a beneficio dell’umanità». La vita, così come la conosciamo, è cominciata dall’acqua e forse, per preservarla, proprio dall’acqua sarà necessario ricominciare. Israele si sta portando avanti.

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