Israele studia il motore ad idrogeno Una startup ha un sistema per riciclarlo

Per molti l’alimentazione con il più leggero degli elementi chimici può essere una realistica alternativa all’auto elettrica Electriq Global e H2 Energy Now ci lavorano
December 17, 2019
Israele studia il motore ad idrogeno Una startup ha un sistema per riciclarlo
Martegani | Il motore ad idrogeno che pinge il prototipo di e-bike sviluppato da Electriq Global
FIAMMETTA MARTEGANI Tel Aviv Le sfide poste dal cambiamento climatico e dall’inquinamento ambientale hanno reso, negli ultimi anni, la ricerca in fonti di energia rinnovabili e a zero emissioni non solo un obiettivo necessario, ma anche una delle nuove frontiere nel mondo fin tech. In particolare, quando si parla di nuove tecnologie a base di idrogeno, il giro di affari su scala globale è di 359 miliardi di dollari, e sono molti i Paesi che ci stanno già investendo. A cominciare da Israele. Non sorprende che Paolo Scudieri, presidente di Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, parlando delle nuove fonti di energia a idrogeno, abbia espressamente definito Israele «il partner ideale, con le sue startup all’avanguardia ». I numeri della Startup Nation parlano chiaro: 6.300 nuove iniziative, 94 acceleratori, 200 incubatori e 440 compagnie di investimento. Tra queste spiccano, in particolare, due ambiziosi progetti. «Solitamente i sostituti della benzina sono due – spiega Baruch Halpert, Ceo di Electriq Global – : batterie al litio-ionio, che hanno comunque una vita limitata, o l’idrogeno compresso, che essendo altamente infiammabile e ad alto rischio di esplosione, ha costi a dir poco proibitivi in quanto a sicurezza».
La soluzione proposta dalla sua innovativa startup, che ha sede ad Haifa, dove si trovano anche i laboratori, è dunque di ri-utilizzare l’idrogeno attraverso un catalizzatore che lo ricicla, o meglio, usando le parole di Halpert, lo 're-idrogeniz- za'. Nello specifico, una capsula di boroidruro di potassio, entrando in contatto con l’acqua, produce energia a idrogeno che viene automaticamente riassorbito in modo da abbassare i costi di produzione e di stoccaggio. «È come una macchinetta Nespresso a capsule di boroidruro di potassio – spiega Roy Kerem, Direttore Sviluppo della compagnia – con la differenza che non c’è bisogno di aggiungere l’acqua ogni volta», il che permette di produrre idrogeno on-demand, per ogni tipi di veicolo, garantendo la più totale sicurezza, a prezzi competitivi, e implementando un ecosistema autonomo di circular energy. Il primo prototipo di bicicletta elettrica a motore idrogeno è già in circolazione. E noi l’abbiamo provata sul lungomare di Haifa, la città del Technion, dove si sono formati molti degli ingegneri, sia ebrei sia arabi, che vivono in città e lavorano in questa compagnia emergente, dove si va a lavoro su due ruote, senza inquinare e senza il problema della benzina o delle batterie.
Se la tecnologia di Electriq Global è basata essenzialmente sul riciclaggio dell’idrogeno, H2 Energy Now si basa invece sulla capacità di isolarlo. «L’acqua è costituita da idrogeno e ossigeno: basta sapere come separarli e stoccarli, per rendere il mondo un posto migliore», spiega Sonya Davidson, Ceo e fondatrice di questa startup collocata a Beersheva, la cui Università Ben Gurion fa parte di una delle eccellenze che ha permesso a Israele, negli ultimi anni, di aggiudicarsi il secondo posto al mondo, dopo la Silicon Valley, per innovazione tecnologica. «La maggior fonte di ispirazione per il nostro prodotto è stata proprio un italiano: Guglielmo Marconi – racconta sorridendo Davidson, originaria degli Stati Uniti e in Israele dal 2007 – così mi sono immaginata di utilizzare le onde elettromagnetiche per separare l’idrogeno dall’ossigeno e immagazzinarlo in modo da poterlo utilizzare 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno». Per far capire meglio il funzionamento di H2 Energy Now, Davidson – cinque diplomi accademici alle spalle – spiega che «è come mettere l’acqua in un forno a microonde, ma utilizzando frequenze diverse». L’esperimento ha funzionato, tanto da consentire a questa innovativa startup di conquistarsi, nel 2018, il premio Nasa iTech come «partner per l’esplorazione dello spazio e a beneficio dell’umanità». La vita, così come la conosciamo, è cominciata dall’acqua e forse, per preservarla, proprio dall’acqua sarà necessario ricominciare. Israele si sta portando avanti.

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