sabato 6 novembre 2021
Indagine Dove-Vivo Ipsos sulle intenzioni dei 18-34enni in Italia, Francia e Spagna. La casa sempre più considerata come un servizio, si preferisce l'affitto
Gli uffici di DoveVivo, che gestisce appartamenti e residenze in 15 città

Gli uffici di DoveVivo, che gestisce appartamenti e residenze in 15 città

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I giovani italiani hanno la fama di essere "bamboccioni" ma la pandemia, con le restrizioni agli spostamenti e la paralisi della vita sociale, potrebbe avere come effetto collaterale quello di spingerli a lasciare il nido. Una ricerca realizzata da DoveVivo (società di co-living con oltre 1500 immobili gestiti, 9 studentati e 9mila posti letto in 15 città), ha commissionato a Ipsos una ricerca su un campione rappresentativo di tremila giovani tra i 18 e i 34 anni equamente distribuiti tra Italia, Francia e Spagna per indagare lo loro intenzioni "abitative" nell’immediato futuro. A sorpresa gli italiani sono risultati (almeno a parole) i più desiderosi di conquistare la libertà e fare esperienze di studio e lavoro lontano da casa. Sette su dieci immaginano nel loro futuro professionale uno spostamento. Nell’immediato soltanto il 36% resterà a casa nei prossimi sei mesi mentre il 42% prevede, o almeno pianifica, di trasferirsi altrove. Un cambio di vita che se tradotto in numeri assoluti potrebbe portare ad un aumento di mezzo milione dei giovani in cerca di soluzioni abitative nei primi tre mesi del 2022, senza considerare un altro 22% che si dichiara ancora incerto sulla propria sistemazione.
Dalla ricerca emerge che prima della pandemia il 64% dei giovani italiani viveva con i genitori, percentuale salita di due punti durante l’emergenza sanitaria. L’impatto è stato forte soprattutto per i fuori sede: il 43% è tornato alla base. La situazione è cambiata rapidamente con l’arrivo dei vaccini: 8 ragazzi di su 10 sono tornati ad abitare dove abitavano prima dello scoppio della pandemia o stanno pianificando di cambiare casa. Sei intervistati su dieci hanno voglia di libertà: il 43% dichiara di voler viaggiare per studio o lavoro, il 16% non sente la necessità di una base a cui tornare e vuole essere libero di muoversi. Il posto fisso, sia sul piano lavorativo che abitativo, resta un obiettivo da perseguire, ma sette su dieci sono attratti dalle esperienze di vita legate al cambiamento e pensano di trasferirsi, cambiando città o paese. La flessibilità è diventata un modello di vita con un ricorso sempre più massiccio alla sharing economy che dalla mobilità si è estesa anche alla casa.

«Ci troviamo di fronte ad uno scenario complesso dal punto di vista sociologico ed economico – sottolinea Valerio Fonseca, co-fondatore e ceo di DoveVivo –. I giovani italiani sono 10 milioni e mezzo, rappresentano una fetta consistente della popolazione, e dopo la pandemia si stanno allineando agli altri Millennials europei nel considerare la casa come un servizio, un supporto temporaneo. Durante la pandemia hanno avuto tempo per pensare al loro futuro e ora vogliono mettersi in gioco. Mezzo milione di questi under 34, in pratica un’intera città, è pronta a spostarsi e a trasferirsi altrove ma ci sono anche altri due milioni di indecisi. Un movimento che potrebbe avere un impatto rilevante sul mercato immobiliare dando un contributo ad un nuovo sviluppo economico». L’affitto sarà probabilmente la scelta più gettonata in quanto "flessibile" e meno onerosa dal punto di vista economico. I primi effetti di questo cambiamento sono già evidenti con un ritorno delle locazioni ai livelli pre-pandemia, a Milano il crollo era stato del 10%, e una richiesta consistente soprattutto da parte degli stranieri.

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