sabato 24 giugno 2023
L'ultimo rapporto di Caritas Europa analizza in 13 Paesi europei la delicata e attuale sfida dell'invecchiamento della popolazione e dall'altro alla necessità di servizio socio-sanitari
Anziani, l'Europa ha sempre più bisogno di cure a lungo termine

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La popolazione europea invecchia e i servizi di cura sono sempre più richiesti. Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, il 46,5% dei cittadini dell'Ue è rappresentato da anziani over 65 con gravi difficoltà a mantenere la propria autonomia e e veder soddisfatto il loro bisogno di cura. Gli infermieri e gli operatori sanitari, però, non sono abbastanza per assistere tutti.

Entro il 2050 il numero di persone di età superiore agli 80 anni aumenterà dell'88%. Aumenterà di conseguenza anche il bisogno di cure. Ma la spesa pubblica riesce a tenere il passo? Al momento no. Questo problema dell’invecchiamento e della mancanza di cure assistenziali in Europa - il “Vecchio Continente”, non più solo per ragioni storiche - è destinato a crescere e a riguardare anche i 40-50enni di oggi. Caritas Europa descrive la situazione attuale e complessa con il report “Invecchiare con dignità”: al centro l’analisi di 13 Paesi europei e l'esperienza di servizio delle Caritas nazionali con persone che vivono in condizioni di vulnerabilità.


Il numero di persone bisognose di cure nell'Unione europea dovrebbe aumentare dai 30,8
milioni del 2019 a 38,1 milioni nel 2050





A descrivere questa situazione delicata, attuale e complessa nel dettaglio è stata Caritas Europa con un report dal titolo "Invecchiare con dignità". Al centro 13 Paesi europei e l'esperienza di servizio delle Caritas nazionali con persone che vivono in condizioni di vulnerabilità.

“Rispettare la dignità delle persone anziane significa permettere loro di vivere in modo indipendente il più a lungo possibile, offrendo servizi comunitari e supporto in linea con i loro bisogni e desideri” ha spiegato la segretaria generale di Caritas Europa Maria Nyman. L'assistenza alle persone può avvenire in molti modi: a casa, in strutture comunitarie oppure in strutture pensionistiche statali.

Nyman ha sottolineato anche che gli Stati dell'UE dovrebbero investire di più nell'assistenza a lungo termine, senza pensare di fare necessariamente profitti. Ma sostenendo e finanziando fornitori di servizi in grado rispondere - in modo dignitoso e personalizzato - alla crescente domanda di servizi di cura.

Guardando ai dati Istat anche l’Italia è allineata sull’invecchiamento demografico ai 13 Paesi presi in considerazione dal report di Caritas Europa: la popolazione è in diminuzione, da 59 milioni nel 2021 a 57 nel 2030, a 54 nel 2050 fino a 47 milioni nel 2070. E il rapporto tra chi è in età lavorativa (15-64 anni) e chi non lo è (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Già oggi, in termini assoluti, circa 6,4 milioni di persone non riescono a condurre una vita in piena autonomia. Di questi anziani con difficoltà nelle attività di cura personale o di cura della vita domestica, solo il 6,9% riceve assistenza pubblica in una Rsa, mentre il 21,5 tramite l’assistenza domiciliare. Un altro 50% beneficia spesso di servizi insufficienti o inappropriati rispetto alle proprie condizioni di salute.

La conseguenza è che la presa in carico degli anziani si debba necessariamente spostare al di fuori del perimetro pubblico, attraverso l’assistenza diretta delle famiglie e il sostegno delle badanti che apre a tutta un’altra serie di questioni. Tra cui il fatto che il lavoro di cura, spesso, non sia qualificato né sufficientemente remunerato, che si trasformi in sfruttamento o lavoro nero (il tasso di irregolarità dei lavoratori domestici arriva al 52,3%, contro una media nazionale del 12,0% - Osservatorio Domina).

Come si legge anche nel report di Caritas gli infermieri e gli operatori socio-assistenziali a Colonia, in Germania, iniziano i loro turni prestissimo e in tre ore hanno già visitato sette pazienti, guidando in diverse parti della città. Lavano i pazienti, li vestono e spazzolano loro i capelli: sono in grado di fare diversi tipi di medicazioni e ovviamente anche iniezioni, controllano i livelli di zucchero nel sangue e la pressione sanguigna. Si assicurano che gli anziani abbiano presi i loro farmaci quotidiani e quelli della sera prima, e se necessario aiutano anche nella preparazione dei pasti e in altri compiti, come raccogliere la posta.
Eppure le ore assegnate non sono sufficienti per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure e supporto medico, a Colonia, come in tantissime altre città europee dove le Caritas lavorano da tempo con un approccio di cure al servizio e a misura della persona. Sempre più anziani over 65 hanno bisogno di assistenza tutto il giorno, mentre il tempo che gli infermieri possono dedicare a ogni persona va diminuendo: "Ci sono milioni di ragioni per le quali questo il lavoro non è attraente per i giovani" racconta un’infermiera di Caritas Germania. E al tempo stesso, è estremamente difficile reclutare e trattenere operatori sanitari a lungo termine.
Che cosa si può fare? I legislatori e le autorità pubbliche dovrebbero compiere sforzi più significativi per affrontare questa carenza di manodopera, cercando di valorizzare il settore dell'assistenza socio-sanitaria. Come? Indubbiamente garantendo salari più alti, ma anche maggiori opportunità di avere un impiego a tempo pieno e migliori condizioni di lavoro, con giorni di riposo e tempi che permettano di conciliare la propria vita privata con il lavoro.

In altre parole, Caritas Europa considera queste misure tra le più urgenti e necessarie a garantire a tutte le persone anziane di oggi e di domani un’assistenza di qualità, accessibile e conveniente per tutti.

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Come il bisogno di lavoro allarga il divario tra Est-Ovest nell'Unione europea e crea fratture sociali

La regolarizzazione dei lavoratori che si occupano di assistenza informale è la soluzione incoraggiata da Caritas Europa anche per limitare, in ambito Ue, il divario Est-Ovest che continua a crescere: molti lavoratori, soprattutto donne, lasciano i propri Paesi di origine come la Romania per lavorare come badanti negli Stati membri più ricchi, come l’Austria e la Germania, con stipendi più alti. Le conseguenze di questo “care drain” nel Paese di origine possono essere devastanti, da un lato vengono lasciati centinaia di migliaia di bambini in Moldova, Romania, Ucraina, Bulgaria a crescere senza i genitori, “orfani bianchi” accuditi spesso da nonni, zii, fratelli maggiori e in alcuni casi estremi anche abbandonati in orfanotrofi. Dall’altro a esser lasciati soli ci sono anche i genitori, persone anziane, quindi, senza assistenza e senza la vicinanza e le cure dei figli che lavorano all’estero.

Stando al report di Caritas Europa l’assistenza a lungo termine è poco sviluppata in Romania. «Oltre il 95% del gli anziani sono assistiti in modo informale. Regolari servizi di cura socio-assistenziale sono rari, e perfino inesistenti nelle zone rurali e nelle piccole città». Situazioni analoghe si ritrovano anche in Paesi vicini come Moldavia e Ucraina. Nel 2005 due psichiatri ucraini, Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych, coniarono la formula “sindrome Italia” per definire una speciale forma di depressione che colpiva tante donne tornate in patria dall’Italia, dove per anni avevano lavorato come badanti, spesso per 24 ore al giorno in condizioni di isolamento: sulla sofferenza di queste donne pesa soprattutto il dolore delle famiglie divise.

Dunque se i flussi migratori regolari sono sempre più percepiti come soluzione chiave per rimediare a queste carenze di manodopera dai Paesi europei più ricchi, dimostrando l’importante contributo che le persone migranti offrono alle società europee, questa mobilità del lavoro è solo «un cerotto su un problema più grande e decisamente strutturale»:la necessità di riformare il sistema di assistenza a lungo termine con cui rispondere meglio al problema di una società europea che invecchia. «I Paesi europei dovrebbero impegnarsi - ha spiegato Shannon Pfohman, direttrice della sezione Advocacy di Caritas Europa - a porre fine al lavoro di cura non dichiarato per evitare lo sfruttamento e fornire agli operatori sanitari una formazione specializzata», e trovando il modo per evitare che sui Paesi dell’Est ricadano tutte le conseguenza sociali legate alla lontananza da casa, al disfacimento delle famiglie e alle vite trascorse in transito da badanti e collaboratori domestici che lavorano nei Paesi più ricchi.
Un giorno tutti potremmo aver bisogno di assistenza: quindi, investire ora a lungo termine in un sistema socio-assistenziale che rispetti la dignità e i diritti di tutte le persone può davvero contribuire al benessere delle nostre società.

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