giovedì 22 giugno 2023
Le nostre esportazioni quest'anno superano i 660 miliardi con una crescita del 6,8%
Innovazione e sostenibilità per l'export italiano
COMMENTA E CONDIVIDI

Investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica: è quello che va fatto, in un contesto globale complicato, dalle nostre imprese per rafforzare la competitività internazionale.

Lo dice il 17° Rapporto Export 2023 di Sace “Il futuro è adesso. Insieme” secondo cui l'anno sarà caratterizzato da prospettive macroeconomiche deboli seppur positive, al quale farà seguito un 2024 di maggiore slancio, con il Pil globale atteso in crescita al +1,7% quest’anno e al +2,5% il prossimo; lo stesso trend varrà per il commercio internazionale di beni, mentre quello di servizi registrerà un buon dinamismo già quest’anno. Il grado di apertura commerciale – calcolata come incidenza degli scambi complessivi sul Pil mondiale – è visto stabile, senza arretramenti del processo di integrazione dei mercati o fine della globalizzazione: ciò fa dire ai tecnici Sace che si assisterà ad una “ri-globalizzazione”, ossia un aggiustamento delle catene globali del valore nell’ottica di una maggiore diversificazione dei fornitori e dei mercati di sbocco.

Lo studio mette in luce come l’export è un “solido motore di sviluppo dell’economia” del Belpaese. Dopo la performance dello scorso anno (+20%), dovuta soprattutto alla componente prezzi, le esportazioni cresceranno quest’anno del 6,8%, superando i 660 miliardi. Ritmo che resterà sostenuto (+4,6%) l’anno successivo per poi assestarsi al +3,8% medio nel biennio seguente.

“Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono le sfide che tutti noi siamo chiamati ad affrontare oggi per disegnare il mondo di domani”, sottolinea l’Ad di Sace, Alessandra Ricci. “Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano più e meglio” Di qui l’invito ai 40mila partner ad “investire in questo percorso”.

Entrando nel dettaglio detto che quest’anno le vendite oltreconfine di beni supereranno i 660 miliardi con una crescita del 6,8%, per proseguire nel prossimo triennio in maniera più rallentata, il report segnala l’importanza della transizione energetica e della rivoluzione digitale che emergono "sempre più chiaramente come fenomeni destinati, con velocità diverse, a incidere profondamente sulla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri”. Forte “la spinta degli investimenti in nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale”, però sono “necessari formazione e nuovi modelli di business” perché le imprese che investono in 4.0 e innovano il modello di business hanno una probabilità di esportare tre volte superiore rispetto a quelle che investono senza modificare il modello. Lo studio analizza per la prima volta l’export di beni ambientali e nota che i cospicui investimenti per la transizione in corso sosteranno le nostre esportazioni di questi beni “che cresceranno del 9,3% quest’anno, del 9,7% il prossimo, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26”. Per i mercati vengono viste “ottime prospettive” dai Paesi del Golfo - tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) - Cina (+17%), India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), che si distinguono per il percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%). Infine la Croazia (+14,4%), nuovo ingresso dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: