giovedì 8 aprile 2021
Per i manager le priorità sono quelle digitali (71%), seguono i sistemi integrati di mobilità metropolitana (50%), l'alta velocità ferroviaria (43%) e le sanitarie (41%)
Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili

Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili - Archivio

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L'emergenza pandemica ha evidenziato ulteriormente l'importanza di avere infrastrutture efficienti. È quanto emerge anche dalla nuova indagine EY-Swg che ha coinvolto 400 manager e dirigenti italiani, sul settore infrastrutturale, con un focus sul Recovery Plan, mobilità sostenibile e smart city. L'indagine,
presentata durante il summit, ha messo in evidenza come i manager italiani riconoscano alle infrastrutture un ruolo strategico per il futuro del Paese: il 97% è infatti convinto che gli investimenti in questo settore a favore della mobilità siano essenziali per lo sviluppo economico e la competitività nazionale. Servono più investimenti, dunque, ma è fondamentale che questi siano indirizzati sulla base di un nuovo piano integrato per rinnovare la rete infrastrutturale capace di esprimere una visione di insieme delle priorità del Paese (95%). Per quanto riguarda le tipologie di infrastrutture, secondo i manager intervistati, dovremmo puntare come priorità su quelle digitali (71%) e sui sistemi integrati di mobilità metropolitana (50%), seguiti dall'alta velocità ferroviaria (43%) e le infrastrutture sanitarie (41%). «Si dobbiamo metterci mano al Codice degli appalti, ma attenzione perché sospendere o eliminare il Codice degli appalti - lo ha detto anche il presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori - vuol dire eliminare tutti i punti di riferimento, sia per le imprese che per il settore pubblico. L'effetto potrebbe essere
di bloccare tutto e non di accelerare La complessità non aiuta, noi stiamo ragionando per far partire il Pnrr, dopodiché bisogna mettere mano al complesso del Codice e non solo». Lo ha sottolineato il ministro
delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, in occasione del convegno sulle infrastrutture di EY.

Il Recovery Plan, infatti, viene considerato da ben sette manager su dieci come un'occasione unica per dare un impulso alla crescita economica italiana, con priorità di destinazione dei fondi alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione (53%) e all'istruzione (49%), seguite dalle grandi opere infrastrutturali (46%). A proposito dei fondi europei, però, il 55% degli intervistati dello studio EY-Swg sostiene che ne sapremo utilizzare la maggior parte, evidenziando un generale ottimismo. Tuttavia, restano dubbi diffusi sulla nostra capacità di servirci al meglio delle risorse europee. Soltanto il 27% crede che investiremo la totalità dei fondi destinati all'Italia, mentre e il 18% afferma che ne impiegheremo meno della metà. Una delle motivazioni di questo scetticismo è dovuto ai processi burocratici del nostro Paese, considerati troppo lunghi e complessi. Per questo tra i benefici del Recovery Fund, secondo il 64% dei manager, ci sarà la semplificazione del sistema burocratico e l'accelerazione delle procedure amministrative. Secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, i soldi del Recovery Fund vanno dati alle città e alle istituzioni locali che hanno già progetti pronti, nel cassetto: «Il punto è che oggi in Italia si investono cinque miliardi l'anno, ce ne sono 200: quei soldi vanno consegnati alle istituzioni locali, non c'è altra via. Il punto è avere più progetti che non sono un libro dei sogni, ma già in fase di progettazione definitiva. Queste risorse vanno dati ai campanili virtuosi che abbiano progetti pronti, veri e concreti e che siano buone stazioni appaltanti. Punto. Tutto il resto sono chiacchiere. Io sono radicale, altrimenti perdiamo i fondi. Io sono preoccupato».

Il Recovery Plan è indubbiamente un importante contributo economico per permettere la crescita del Paese, ma non può e non deve essere l'unico, motivo per cui è fondamentale aumentare l'attrattività delle
infrastrutture italiane a livello nazionale ma anche internazionale. Secondo il 78% degli intervistati, i fondi europei potranno rappresentare un volano per ulteriori investimenti privati. L'ammodernamento del sistema infrastrutturale italiano, però, passa soprattutto per l'adozione di innovativi modelli collaborativi capaci di instaurare una sinergia virtuosa tra le istituzioni e le imprese. Secondo l'83% dei dirigenti italiani per progettare le nuove opere strategiche sarà infatti necessario ripensare ai sistemi di finanziamento aprendo al settore privato e a contratti di appalto che prevedano anche la gestione dell'infrastruttura. Per l'ad di Autostrade per l'Italia, Roberto Tomasi, «sei mesi sarebbe un tempo sufficiente per affidare una gara pubblica. Oggi più di 500 giorni è il tempo medio per affidare una gara pubblica, che sono circa due anni, e sono del tutto inaccettabili». «L'ammodernamento delle infrastrutture è importantissimo - ha annunciato l'ad -. Investiremo in nuove opere e manutenzione, 21 miliardi di euro nei prossimi anni, due miliardi l'anno, però non bastano le risorse: senza competenze non si può mettere a terra questa mole di investimenti e manutenzioni» e ha ricordato le migliaia di assunzioni che il gruppo prevede di effettuare nei prossimi anni. Tomasi non ha voluto commentare invece le vicende che riguardano il controllo di Aspi.

Al centro degli investimenti europei ci sono soprattutto le infrastrutture per la mobilità che, a opinione dei manager, dovrebbero privilegiare la sostenibilità ambientale (secondo il 53%) e migliorare il collegamento centro-periferie (45%). L'attenzione all'ambiente è un tema importante in quanto, secondo i rispondenti
della survey, non riguarda soltanto le infrastrutture di mobilità: il 75% pensa sia necessario considerare l'impatto di tutte le grandi infrastrutture sin dalla sua progettazione, considerando la possibilità che un giorno vengano rimosse completamente. Ulteriore punto di cui è stata sottolineata l'importanza è la costruzione di sistemi intelligenti capaci di dialogare con i mezzi di trasporto e con gli utenti finali, ma soprattutto in grado di monitorare costantemente lo stato di salute dell'infrastruttura per agevolare gli interventi di manutenzione. Innovazione, ma anche una visione sistemica sono i capisaldi della mobilità del futuro. Quest'ultima, però, ancora oggi poco presente, come evidenzia il dato di solo 12% di intervistati che cita i porti tra le infrastrutture su cui bisognerebbe investire, visto anche il ruolo strategico che ricoprono nell'interscambio commerciale. Tra gli intervistati una particolare attenzione viene dedicata al tema della rigenerazione urbana e ai nuovi modelli dell'abitare. Il 59% pensa sia fondamentale migliorare le infrastrutture fisiche per i trasporti e il 41% afferma sia dirimente recuperare spazi abbandonati come ex fabbriche e caserme. Un grande intervento nelle città che, a detta dei manager italiani, deve essere portato avanti da enti pubblici in grado di coinvolgere il più possibile le realtà private. L'85% crede infatti che il finanziamento delle opere dovrebbe essere gestito da istituzioni e imprese in stretta connessione e il 67% vuole applicare la stessa collaborazione anche alla riprogettazione degli spazi.

Per i porti italiani, infine, «il 2021 è iniziato con segnali estremamente positivi. Dopo un mese di
gennaio incerto, febbraio e marzo hanno confermato un trend positivo di crescita e credo che torneremo ai volumi del 2019, Covid permettendo». Lo ha detto il presidente di Assoporti, Daniele Rossi. «Il fattore di rischio per il consolidamento dei numeri è cosa succederà nei prossimi mesi» sul fronte dell'emergenza sanitaria e del piano vaccini, aggiunge Rossi. Interpellato sui fondi del Next Generation Eu, le priorità per i porti italiani riguardano «le infrastrutture di ultimo miglio, per creare un vero sistema intermodale, con investimenti soprattutto nel ferroviario. L'altra grande opportunità è quella della semplificazione
normativa».

«L'Italia si trova di fronte a un'occasione senza precedenti. Le risorse del Recovery Plan e l'ampio consenso politico sulla necessità di trasformare il Paese fanno sì che oggi ci siano le condizioni ideali per rendere l'Italia ancora più attrattiva. Secondo l'indagine EY-Swg il Recovery Plan è infatti un'occasione fondamentale di rilancio per il Paese per il 71% degli intervistati, e le infrastrutture sono un tassello chiave per questa strategia e possono agire da moltiplicatore di investimento. Tutto questo passa da una riforma della Pubblica amministrazione che permetta alle aziende di operare in tempi rapidi, instaurando così un clima di fiducia e proficua collaborazione tra operatori economici ed istituzioni pubbliche», ha concluso Massimo Antonelli, Regional Partner dell'area Mediterranea e ceo per l'Italia di EY.

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