martedì 5 luglio 2022
Livello record che non si raggiungeva dal 1988 e a giugno crescerà ancora. In Italia è al 6,8%. L'Istat certifica gli effetti sul potere d'acquisto che cresce meno del reddito
I prezzi dei prodotti alimentari sono in forte aumento

I prezzi dei prodotti alimentari sono in forte aumento - Fotogramma

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L'inflazione nella zona Ocse, misurata sulla base dei prezzi al consumo, è ai livelli massimi dall’agosto del 1988. A maggio ha compiuto un altro balzo in avanti, arrivando al 9,6%, dopo il 9,2% di aprile. A farla schizzare in alto «l'innalzamento dei prezzi dell'alimentare e dell'energia». L'inflazione, precisa l'organismo internazionale che riunisce i 38 Paesi industrializzati con sede a Parigi «è cresciuta in tutti i Paesi, ad eccezione della Colombia, del Giappone, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi". I tassi più elevati si registrano in Turchia (37,5%), Estonia (20%) e Lituania (18,9%). Nell'area euro l'inflazione misurata sulla base dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo è salita all'8,1% a maggio dal 7,4% di aprile. Esclusi i prezzi dell'energia e degli alimentari, l'aumento è pari al 3,8% dal 3,5% di aprile. La stima flash di giugno per l'area euro, ricorda l'Ocse, punta a un ulteriore aumento all'8,6%, con aumenti rilevanti in Francia e Italia e un rallentamento in Germania.

In Italia, l'inflazione è cresciuta dal 6% di aprile al 6,8% di maggio. La preoccupazione principale è legata agli effetti che l’inflazione così alta avranno nel medio termine sui consumi. I dati sul primo trimestre 2022 diffusi ieri dall’Istat certificano l’aumento di questo divario tra il reddito e il potere d’acquisto. Le famiglie hanno avuto a disposizione un reddito del 2,6% più alto rispetto al trimestre precedente, tuttavia, per effetto del generalizzato aumento dei prezzi, il potere d'acquisto è cresciuto soltanto dello 0,3%. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 12,6%, in aumento di 1,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di una crescita della spesa per consumi finali più debole rispetto a quella del reddito disponibile (+1,4% e +2,6% rispettivamente).

«L'inflazione oramai alle stelle avrà come conseguenza quella di portare in territorio negativo il potere d'acquisto, mentre i consumi formalmente reggeranno ancora per qualche trimestre, gonfiati dall'aumento dei prezzi» afferma in una nota Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, invitando il governo a prendere misure più incisive perché il «bonus di 200 euro è insufficiente per invertire questa rotta».

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