martedì 17 gennaio 2023
L'Istat conferma la stima per l'ultimo mese dell'anno (+11,6%). Sicilia e Sardegna le regioni più colpite, per le famiglie meno abbienti la capacità di spesa si è ridotta del 12,1%
L'inflazione corre anche a dicembre e chiude l'anno all'8,1%
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Il 2022 si chiude con l'inflazione ancora in forte crescita. Nel mese di dicembre l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,3% su base mensile e dell'11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). L'Istat conferma la stima preliminare che porta l'inflazione nel 2022 all'8,1% (era appena dell'1,9% nel 2021), segnando l'aumento più ampio dal 1985 (quando fu +9,2%). Un aumento legato principalmente all'andamento dei prezzi degli energetici sono cresciuti in media del 50,9%, a fronte del +14,1% del 2021. Al netto di questi beni, lo scorso anno, la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021). L'inflazione acquisita per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è del 5,1%.

Carrello della spesa stabile. Nel mese di dicembre 2022, i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa, rallentano su base tendenziale da +12,7% di novembre a +12,6%, come quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%).

La mappa del caro-prezzi. L'accelerazione dell'inflazione a livello regionale vede in testa la Sicilia (+9,7%) e in coda la Valle d'Aosta (+6,9%). Lo indicano i dati dell'Istat sui prezzi dei beni al consumo. Tutte le ripartizioni geografiche registrano un'inflazione sostenuta e in accelerazione rispetto a quella del 2021: le Isole (da +2,2% nel 2021 a +9,7%), il Nord-Est (da +2,0% a +8,6%), il Sud (da +2,1% a +8,2%), il Centro e il Nord-Ovest (da 1,7% per entrambe rispettivamente a +7,9% e a +7,8%, al di sotto, quindi, del dato nazionale). A livello regionale sono undici le regioni (Sicilia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Puglia, Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana) nelle quali l'inflazione del 2022 risulta più ampia di quella nazionale; in Calabria è pari al dato nazionale, mentre si attesta al di sotto la crescita dei prezzi al consumo nelle restanti otto regioni (Campania, Lombardia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Basilicata, Valle d'Aosta). Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e tra i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, l'inflazione più elevata si osserva a Catania (+14,7%), Palermo (+14,6%) e Messina (+13,9%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,2%) e Aosta (+8,5%).

Famiglie povere penalizzate doppiamente. Nel 2022 l'impatto dell'inflazione, misurata dall'Ipca (l'indice armonizzato dei prezzi al consumo che si attesta +8,7% in media d'anno), è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa: +12,1% contro +7,2% per quelle con maggiore capacità di spesa. Nel primo gruppo sono presenti le famiglie con la spesa mensile equivalente più bassa (generalmente le meno abbienti) e nell'ultimo quelle con la spesa mensile più alta. In particolare, per le famiglie del primo gruppo l'inflazione in media d'anno accelera di 9,7 punti percentuali passando da +2,4% del 2021 a +12,1% nel 2022, mentre per quelle del quinto gruppo accelera da +1,6% dello scorso anno a +7,2%, del 2022. Pertanto, rispetto al 2021, il differenziale inflazionistico tra la prima e la quinta classe si amplia ed è pari a 4,9 punti percentuali.

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