lunedì 16 gennaio 2012
​Otto dirigenti su dieci affermano di considerare un corretto work-life balance un elemento essenziale nella decisione di cambiare lavoro. É quanto emerge da una ricerca condotta fra circa 1.000 persone da BlueSteps, per conto di Aesc, l’associazione mondiale dell’executive search.
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​A causa della crisi, oltre metà dei manager nel mondo lamenta dover lavorare di più e di non avere un soddisfacente equilibrio fra lavoro e vita privata, il livello più elevato da cinque anni a questa parte. Eppure 8 manager su 10 affermano di considerare un corretto work-life balance un elemento essenziale nella decisione di cambiare lavoro.É quanto emerge da una ricerca condotta fra circa 1.000 manager nel mondo da BlueSteps, per conto di Aesc, l’associazione mondiale dell’executive search. Gli intervistati coprono tutte le aree geografiche e i settori. Quasi la metà (46%) ha una età compresa fra 45 e 54 anni. Circa il 17% sono donne. Il problema sta diventando serio per le aziende. Quasi il 20% delle imprese ha creato appositi programmi per un equilibrio fra lavoro e vita privata. Il benefit offerto più spesso ai manager è la possibilità di lavorare da casa, collegati attraverso il computer e orari di lavoro flessibili. Due sistemi molto apprezzati da circa il 60% dei dirigenti.«Il successo di ogni impresa dipende in larga misura dallo staff, a cominciare dai vertici - osserva Luigi Mancioppi, presidente di Amrop -. Persone in buona salute psicofisica, motivate e piene di energia danno un contributo straordinario al successo della squadra. Cresce la consapevolezza della stretta connessione fra manager in salute e aziende in salute». Fra i manager intervistati 7 su 10 segnalano che lo stile di vita e lavoro imposto dalle moderne tecnologie ha ridotto il tempo per riposo e relax. Quasi tre quarti degli executive (73%) lavora anche fino alle 9 di sera e quasi due terzi (63%) nei week end. Solo il 35% riesce a usare bene il proprio periodo di vacanze. Eppure ben il 71% dei top manager afferma che potrebbe rifiutare una promozione se ci fosse un forte impatto negativo sulla propria vita privata. Anche la remunerazione non è più vista come una sirena. Metà degli executive considera l’equilibrio importante come eventuali aumenti di stipendio. E un quarto considera la vita privata prevalente su eventuali incrementi salariali.«Passato il peggio della crisi - aggiunge Vito Gioia, amministratore delegato di Amrop - è il momento di ripensare ad un giusto equilibrio fra lavoro e vita privata, che conduce alla fine a migliori performance e riduce lo stress anche nel proprio staff».
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