giovedì 22 febbraio 2024
I lavoratori puntano allo stipendio, le lavoratrici alla crescita e alla formazione. Dalla transizione verde 30 milioni di posti nel mondo entro il 2030
Transizione verde e digitale sempre più al centro del mercato del lavoro

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Il Centro studi di Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale veneto, ha presentato un'indagine dedicata al mondo del lavoro. Nel corso di cinque mesi sono state raccolte le opinioni di oltre 200 persone. Ne sono emerse le tendenze attorno al tema di “Cosa ti serve per lavorare?”. L’indagine è stata pensata per indirizzare le azioni di Fòrema in un momento nevralgico per il mercato dell’occupazione, alle prese con le rivoluzioni "verdi" e digitali. I dati sono stati analizzati in base all’età, al genere e alla posizione lavorativa e disegnano una realtà complessa. La survey è stata realizzata nel periodo luglio-settembre del 2023. In quei mesi, 202 persone, individuate tra disoccupati iscritti alle liste pubbliche e a ex corsisti, hanno descritto come orientare l’offerta di servizi e cosa si aspettano dal lavoro. Il panel è composto per il 48% da over 50, il 40% è tra i 30 e i 50 anni, il 12% è più giovane e il genere è rappresentato in maniera omogenea, il 44% dei rispondenti risiede nei capoluoghi o nelle cinture urbane, il 56% in provincia, il 42% lavora stabilmente, mentre il 58% (in particolare le donne) è in cerca di occupazione o partecipa ad attività formative (16%). Prevalgono i titoli di studio superiori, soprattutto per le donne: laurea, post laurea e Its (46%), diploma (41%). La formazione come investimento continuo: solo l’8% dichiara di non aver partecipato ad alcun corso dopo la scuola, mentre il 27% ne ha beneficiato almeno tre volte; al crescere dell’intensità della formazione continua prevale nettamente la componente maschile.

Per meno della metà del panel (48%) la motivazione al lavoro poggia esclusivamente sul bisogno di sicurezza e indipendenza economica, mentre aggregando le altre risposte, per la maggioranza l’obiettivo è quello di soddisfare bisogni superiori (autorealizzazione, stima, appartenenza, estetici). Il secondo elemento in ordine di importanza (13%) è la possibilità di crescere professionalmente e umanamente, seguito da vicino dall'opportunità di realizzare le proprie potenzialità (11%). Per gli uomini la sicurezza e l’indipendenza economica assume un peso maggiore (51%) rispetto alle donne (45%), così come il sentirsi utili e stimati (9% vs 6%). Per le donne sono fondamentali bisogni più elevati: la crescita professionale e umana (14% vs 11%), l’autorealizzazione (12% vs 10%), agire le proprie competenze (8% vs 5%), la disponibilità di tempo per la propria vita privata (5% vs 3%).


La richiesta di formazione sulle digital skill registra i valori più elevati (fondamentale per il 52% degli intervistati), seguita dalla formazione tecnica (47%) tra le metodologie didattiche la formula del tirocinio formativo - che consente di sviluppare competenze professionali direttamente in azienda - risulta fondamentale o importante nel 73% dei casi l’accesso ad attività di autoformazione flessibili (e-learning), che è lo strumento con cui gli intervistati sono meno confidenti pur valutandolo positivamente (58%).
Le donne tendono ad attribuire maggiore importanza ai percorsi formativi rispetto agli uomini (fondamentali in media nel 55% dei casi, rispetto al 38% dei maschi) gli ambiti di competenza da sviluppare per accedere al mercato del lavoro si differenziano solo per l’intensità in base al genere. In particolare, digital skill: maschi 50%, femmine 56%; competenze tecniche: maschi 48%, femmine 46%; soft skill: maschi 29%, femmine 45%. Ancora, il tirocinio formativo è più importante per le donne (49%) che per gli uomini (38%).

Per i giovani l’ambito su cui investire maggiormente attraverso la formazione è quello tecnico (priorità massima nel 75% dei casi), mentre le digital skill sono essenziali per tutti: under 29 - 46%; adulti - 41%; over 50 - 63%. La disponibilità a formarsi attraverso periodi di tirocinio è massima per i giovani (58% dei casi) e rimane costante al 42% dopo i 30 anni. In sintesi, per chi lavora la formazione dovrebbe essere orientata alle competenze digitali (49%) e tecniche (47%); il tirocinio è una metodologia poco praticabile (29%), così come l’e-learning (26). Chi cerca lavoro ripone molta fiducia nella formazione, in particolare quando allena le digital skills (55% dei casi) e le competenze tecnico-professionali (47%); il tirocinio formativo appare come uno dei metodi privilegiati per aumentare il proprio bagaglio cognitivo (55% dei casi).

Le donne intervistate mostrano un interesse maggiore rispetto a tutta la gamma di strumenti proposta, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle informazioni sul mercato del lavoro (fondamentale per il 62% delle donne rispetto al 45% degli uomini). Al contrario, ai giovani interessa in modo particolare (67%) la fruizione di buoni o servizi per facilitare la partecipazione alle attività, mentre ai senior appare più utile la possibilità di accesso tempestivo alle vacancies aziendali (44%). Infine, lo status occupazionale influisce sulla percezione dell’utilità degli strumenti e dei servizi proposti: per chi cerca occupazione sono fondamentali nel 50% dei casi, mentre per chi lavora solo per il 34%.

Dalla transizione verde 30 milioni di posti nel mondo

Il percorso verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico e ambientale, promosso da consumatori, investitori e istituzioni, accelererà la trasformazione "verde" delle aziende e porterà a un aumento delle opportunità di impiego nell’ambito della sostenibilità, creando fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo entro il 2030. Lo afferma il report Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation di ManpowerGroup, che ha coinvolto circa 40mila datori di lavoro e oltre 5mila persone in 41 Paesi.

Lo studio rivela un sostanziale divario tra gli ambiziosi target di riduzione delle emissioni e l'accesso ai talenti “verdi” necessari per raggiungere gli obiettivi ambientali. Secondo il report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, i cosiddetti “lavori verdi”. Le intenzioni di assunzione più forti (81%) sono state riscontrate nel settore dell'energia e dei servizi pubblici, seguito dai comparti information technology (77%) e servizi finanziari (75%), mentre i talenti "verdi" più ricercati sono quelli attinenti alle funzioni della produzione (36%), di operations e logistica (31%), It (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%).

Inoltre, soltanto in Europa, potrebbero essere creati oltre 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro "verdi" entro il 2040 grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l'idrogeno e i biocarburanti, nell'ambito della transizione energetica. È quanto emerge dal secondo studio presentato da ManpowerGroup e Cepsa - leader nel settore energetico in Spagna –: Green Molecules: The Upcoming Revolution in the European Employment Market. Tuttavia, il rapporto rivela che la transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze cruciali necessarie a soddisfare la crescente domanda verde.

Il report parla anche dell’Italia e la colloca - insieme a Spagna e Germania - tra i Paesi che presentano le maggiori carenze di competenze, che devono essere affrontate attraverso la formazione professionale, gli strumenti di mappatura della forza lavoro e i partenariati pubblico-privati. Inoltre, la partecipazione delle donne ai lavori della green economy è in aumento, ma rimane inferiore al 40% nella maggior parte dei Paesi. Fanno eccezione Spagna e Italia, dove si prevede che le donne ricopriranno oltre il 50% dei posti di lavoro verdi diretti entro il 2040.


In Italia, Manpower ha oltre 2mila posizioni “verdi” aperte negli ambiti di maggiore impatto sul green: efficientamento energetico ed energia elettrica, fotovoltaico, assemblaggio veicoli elettrici nell’automotive Tra le figure più ricercate nell’ambito dell’efficientamento energetico troviamo tecnici manutentori, ingegneri delle infrastrutture e civili e progettisti di impianti, molto richiesti anche nell’ambito del fotovoltaico. In questo settore sono strategici anche i manutentori e gli installatori di impianti. Nel comparto automotive/assemblaggio veicoli elettrici i più ricercati sono i tecnici manutentori, oltre ai tecnici dedicati al controllo di qualità e e agli ingegneri di prodotto.

Tuttavia, le competenze "verdi" scarseggiano, tanto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi Esg e tre quarti (75%) di essi affermano di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di progredire nella transizione verde, si evidenziano il reperimento di candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l'identificazione di competenze trasferibili (36%).

A livello globale, solo un lavoratore su otto possiede più di una competenza “verde”. Si tratta di una sfida per i datori di lavoro, ma anche di un’opportunità per i lavoratori: infatti, il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all'anno precedente. Sotto questo aspetto, si registrano differenze sostanziali a seconda dei diversi gruppi di lavoratori considerati: infatti, mentre il 70% dei ruoli impiegatizi si dichiara pronto ad abbracciare la transizione verde, solo il 57% dei ruoli legati alla produzione afferma lo stesso.

Differenze nell’entusiasmo verso la transizione verde si riscontrano anche a livello settoriale. I lavoratori dei comparti Information Technology (75%) e servizi finanziari e immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Allo stesso tempo, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.

In generale, la maggior parte dei lavoratori è ottimista sulla transizione verde. Anche nel valutare un'opportunità di lavoro, le persone analizzano i progressi che le aziende hanno fatto in campo ambientale, più che le promesse. Si tratta di un fatto psitivo per i datori di lavoro che investono nella costruzione di modelli di business più sostenibili.

A livello generazionale si riscontrano tuttavia delle discrepanze tra lavoratori, con una maggiore attenzione al tema sostenibilità da parte dei più giovani. Se infatti un terzo (32%) delle persone appartenenti alla Gen Z crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Baby Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla generazione Z svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% di essi afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.

Infine, il 71% dei componenti della Gen Z e il 60% dei Millennial ritiene che le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Baby Boomers. Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione. Distinguersi come azienda leader in materia di sostenibilità può dunque fare la differenza nel reclutamento di nuovi talenti.




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