sabato 17 marzo 2018
Da Leonardo ad Autogrill: tante imprese ricorrono all'isopensione. Lo strumento consente uscite fino a un massimo di sette anni d'anticipo. Dal boom di utilizzi il gioco vale la candela
In pensione prima? Paga l'azienda
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È scattata la corsa delle aziende a salire sullo scivolo pensionistico chiamato 'isopensione'. Da Leonardo a Tim, passando per molte grandi banche italiane, stiamo assistendo a un vero e proprio boom di utilizzi della misura introdotta dalla riforma Fornero nel 2012. Se fino allo scorso anno ci si poteva ritirare dal lavoro con massimo 4 anni di anticipo, dal 2018 il limite è stato allungato a 7 anni grazie alla modifica avvenuta nell’ultima legge di Bilancio per il triennio 2018-2020. Lo strumento può essere utilizzato soltanto da aziende che occupano mediamente più di 15 dipendenti e deve passare necessariamente attraverso un accordo raggiunto con i sindacati dei lavoratori. L’impresa deve corrispondere ai dipendenti in uscita anticipata, con oneri interamente a suo carico, un assegno di importo equivalente alla pensione per l’intero periodo di esodo. Il prezzo da pagare dunque c’è, ma se si sceglie questa strada evidentemente i vantaggi (cioè i risparmi derivati dalla riduzione dell’organico) sono comunque superiori ai costi. Il gioco, insomma, vale la candela.

Uno delle ultime grandi realtà aziendali che, in ordine di tempo, ha annunciato di voler usufruire di questo meccanismo è Autogrill, che proprio questa settimana ha siglato un’intesa con Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per il prepensionamento fino a un massimo di 500 dipendenti. Dal 14 marzo al 15 giugno, agli impiegati in tutte le società del gruppo della famiglia Benetton a cui mancassero fino a 36 mesi alla pensione sarà possibile accedere volontariamente al prepensionamento mediante lo strumento dell’isopensione. Per compensare almeno in parte queste uscite, Autogrill procederà ad assumere lavoratori a cui verranno offerti contratti stabili (in prevalenza di apprendistato) e si procederà a consolidamenti di orario anche per gli addetti a part time già in forza che ne abbiano fatto richiesta. Ovviamente, sono soprattutto i colossi ad usufruire dell’isopensione, anche perché non tutte le realtà industriali possono permettersi di pagare pensioni anticipate per qualche anno. Tim, per esempio, ha preventivato 4.000 uscite volontarie di questo tipo, concentrate nel solo 2018 e a cui vanno aggiunti esodi incentivati nel triennio 2018-19-20 per circa 2.500 unità. Stesso discorso per Leonardo, che ricorrerà all’isopensione per 1.100 dipendenti in possesso dei requisiti per il pensionamento nell’arco temporale massimo dei quattro anni successivi alle uscite programmate nel biennio 2018/2019.

Anche la Nestlè-Perugina ha optato per l’isopensione ed Electrolux sembra orientata a seguire la stessa strada. Lo strumento piace anche alle forze sociali, proprio perché consente uscite flessibili dal mercato del lavoro, senza traumi, e aprendo qualche spiraglio occupazionale in più per i giovani. Una categoria a sé è quella degli istituti di credito, che già da tempo hanno previsto uscite dal lavoro volontarie – e accompagnate – in largo anticipo rispetto ai requisiti standard per la pensione, con la creazione di un fondo ad hoc, ovvero quello di solidarietà. Per i dipendenti delle banche il ricorso alla pensione fino a un massimo di sette anni di anticipo era possibile già prima della modifica all’articolo 4 della legge Fornero con l’ultima legge di Bilancio.

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