martedì 20 maggio 2014
Seguono quello indeterminato (22,41%), il part-time (14,34%), apprendisti (5,84%), lavoro accessorio (5,26),  contratto a progetto (5,04%). Nonostante la crisi, solo il 34% delle risoluzioni sono avvenute per licenziamento (nella foto Andrea Fortuna, presidente consulenti del lavoro Lombardia).
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Nel 2013 in Lombardia c’è stata una predominanza di utilizzo del contratto a tempo determinato (43,31%), seguito dal contratto a tempo indeterminato (22,41%) e dal part-time (14,34%). Il contratto a progetto (5,04%) è utilizzato meno rispetto a quello per apprendista (5,84%) e al lavoro accessorio (5,26). Nonostante la crisi, solo il 34% delle risoluzioni sono avvenute per licenziamento e comunque, anche volendo considerare tutte le risoluzioni consensuali (7%) come conseguenza dell’espulsione voluta dal datore di lavoro, il dato resta intorno al 40% (il paniere delle cessazioni è limitato ai contratti a tempo indeterminato). Riguardo gli ammortizzatori sociali, meno del 7% dei lavoratori è interessato a ricorrere a tale strumento. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio sul mercato del lavoro del Centro Studi dei Consulenti del Lavoro della Lombardia, effettuata su un campione di 9.143 datori di lavoro (prevalentemente aziende) che hanno alle loro dipendenze complessivamente 119.381 addetti (un mix da unità aziendali con un solo dipendente a unità con oltre 500 addetti).Questi dati sono stati presentati al primo congresso regionale dei consulenti del lavoro della Lombardia promosso insieme da Ancl e Consulta degli Ordini provinciali presso il Centro Congressi Stella Polare all’interno di Fiera Milano Rho al quale hanno partecipato fra gli altri Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e neo consigliere di Finmeccanica, il prof. Tiziano Treu già Ministro del Lavoro, il prof. Arturo Maresca, professore di Diritto del lavoro nell’Università “La Sapienza” di Roma, Antonio Marcianò, direttore regionale lombardo dell’Ufficio del Lavoro, Giuliano Quattrone, direttore Inps Lombardia, Eduardo Ursili, direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate. Dalla ricerca emerge inoltre che ci sono i primi segnali di ripresa per l’occupazione nell’area milanese: il numero dei dipendenti in cassa integrazione o contratti di solidarietà, nel 2013 si è dimezzato rispetto al 2012, passando dal 7,54% al 3,94% del campione. L’anno scorso ogni 100 nuove assunzioni, circa 26 sono state a tempo indeterminato, più di 47 a tempo determinato. Le restanti 27 sono rappresentate da part-time, apprendisti e contratti a progetto. Forte incremento per le stabilizzazioni dei contratti a termine, salite dal 19% del 2012 al 48% del 2013. Il campione provinciale milanese è costituito da 1.231 datori di lavoro (in prevalenza aziende) con 24.354 addetti. Nel complesso i nuovi ingressi a tempo indeterminato sono sostanzialmente stabili rispetto al 2012 e sono pari a circa il 3,5% degli occupati. Le uscite, invece, sono rappresentate principalmente da dimissioni volontarie (50%). Consistenti anche i casi di licenziamento per giustificato motivo (45%). Nel 5% dei casi si tratta di risoluzioni consensuali.“Questo trend - osserva Andrea Fortuna, presidente Ancl Regione Lombardia - conferma che i contratti a termine sono spesso usati dalle imprese come una sorta di periodo di rodaggio più lungo del periodo di prova contrattuale per valutare le capacità. Quando i collaboratori sono validi, l’azienda inserisce le persone definitivamente negli organici. Dall’indagine emerge una sostanziale bocciatura per l’apprendistato, che coinvolge appena il 5,84% dei nuovi assunti a livello lombardo e il 2,51% in provincia di Milano, in discesa rispetto al 2,55% del 2012. La scarsa appetibilità riflette probabilmente il giudizio negativo dei datori di lavoro sulla eccessiva burocrazia, in particolare per quanto attiene la parte formativa e i vincoli sulle assunzioni. Una drastica semplificazione potrebbe rivitalizzarlo. In questo senso apprezziamo le norme inserite nel Decreto Poletti  convertito giovedì scorso in legge dal Parlamento. Lo sforzo organizzativo del Congresso è stato per la prima volta sostenuto in modo coordinato tra l’anima istituzionale dei Consulenti del Lavoro, rappresentata dalla Consulta degli Ordini lombardi, e quella sindacale per il tramite del Consiglio regionale dell’Ancl, senza dimenticare il coinvolgimento attivo e importante dei giovani colleghi i quali, in maniera sempre più decisa, si stanno facendo promotori di una nuova ondata di energia positiva.  Ovviamente, oltre a questo messaggio volevamo dimostrare anche la capacità propositiva della categoria in Lombardia, su temi centrali e di grande attualità come la Riforma del Testo Unico del Lavoro e la costituzione dell’Osservatorio regionale del mercato del lavoro dei Cdl, che ci vede attivi protagonisti e accreditati referenti”.
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