mercoledì 21 febbraio 2024
A Vlissingen, in Olanda, approda oggi la Explorer NO.1, capace di caricare 7mila automobili a viaggio. I costruttori cinesi si stanno costruendo le flotte per spingere il loro export
La nave cargo ro-ro Explorer NO.1 di Byd, capace di caricare 7mila auto

La nave cargo ro-ro Explorer NO.1 di Byd, capace di caricare 7mila auto - Web

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È partita l’era dell’autospedizione dei mezzi di trasporto prodotti, in particolare le auto? Ed è partita dalla Cina? Dal Paese della Grande Muraglia che, per voce del ministro della Pubblica Sicurezza,, nel corso di una chiacchierata con le autorità ungheresi (sottolineiamo Ungheria, il perché lo capiremo più avanti) ha ricordato che la Cina «ha fornito al mondo prodotti convenienti e di alta qualità. Ogni automobile su tre esportata dalla Cina è elettrica, il che contribuisce in modo significativo alla transizione verde e alle basse emissioni di carbonio del mondo» e per tale ragione andrebbero fermate le misure protezionistiche commerciali adottate dai vari Paesi, Europa in primis - ed il caso delle gare del comparto ferroviario in Bulgaria -, in quanto finalizzate, secondo i vertici politici di Pechino, a trasformare le normali attività commerciali in questioni ideologiche e di sicurezza, e in tentativi di far «inciampare gli altri invece di correre più velocemente», il che «può sembrare una vittoria, ma in realtà è una perdita del proprio sviluppo a lungo termine e un ostacolo al progresso e alla prosperità del mondo». Concetti espressi dai governatori del Dragone che, va sottolineato, ha esportato nel 2023 qualcosa come 4,91 milioni di veicoli, conquistando per la prima volta la leadership globale superando il Giappone.

La risposta alla domanda di partenza sull’autospedizione è «sì» e la conferma giunge dalla notizia che il produttore cinese di mezzi elettrici Byd - copre il trasporto su gomma a 360°, dalle auto, ai camion e gli autobus - questi ultimi i più attenti li avranno visto circolare in diverse città italiane, Torino, Alessandria, Brescia, Bergamo, Como, Novara, Milano, Cremona, Verona, Rovigo, Ancona e Messina e, a breve, Firenze, Napoli e Taranto - oggi dovrebbe attraccare con la Explorer NO.1 nei porti di Vlissingen nei Paesi Bassi e Bremerhaven in Germania con vetture da smistare anche in Norvegia - uno dei principali mercati in cui è sbarcato con ottime performance - con una sua nave ro-ro (un traghetto) carico di 5mila vetture nuove.

Va considerato che Byd è l’unico produttore cinese che ha realizzato una fabbrica in Europa, quella di Komaron per gli autobus ed ora ne sta costruendo una per sole auto elettriche sempre in Ungheria, a Szeged. Byd che ha già oltre 30 siti produttivi tra Cina, Brasile, Stati Uniti, India e Giappone e coltivava pure un progetto per il Marocco. In un contesto simile di espansione fa specie pensare che ora il produttore si butti nel mondo della logistica del trasporto marittimo delle proprie vetture. Eppure c’è una logica: non tutte le auto potranno essere prodotte nel Vecchio Continente per cui il trasporto via nave diventa fondamentale. Se si aggiunge che le vecchie navi del trasporto auto sono state in gran parte “pensionate” perché obsolete e inquinanti ma anche perché i costi del noleggio sono lievitati spaventosamente, da 17mila dollari al giorno del 2019 ai 115mila dell’anno scorso, appare chiaro come il mercato abbia bisogno di nuovi “bastimenti”.

Una nuova auto del gruppo cinese Byd

Una nuova auto del gruppo cinese Byd - ANSA

La scelta diventa costruirli e di proprietà per spedirli con maggiore facilità. Peraltro i principali competitor giapponesi, Toyota e Nissan, si erano già dotati di proprio naviglio cargo ro-ro. Al contrario, in Cina le navi da trasporto di veicoli rappresentano solo il 2,8% del totale della mobilità marittima commerciale al mondo. Poiché Pechino punta tanto sull’industria automobilistica, al di là delle minacce di dazi (compresi quelli Usa) per mantenere la leadership di esportatrice (va sottolineato non solo marchi cinesi, basti ricordare le Tesla prodotte a Shangai) è necessaria la gestione in proprio dell’aspetto logistico. Così Byd se ha, in realtà, noleggiata questa prima nave (la Explorer NO.1 con una capacità di trasporto di 7mila automobili), secondo i ben informati “sine die” dalla compagnia del miliardario israeliano Eyal Ofer, vorrebbe però nel prossimo biennio completare la sua flotta con altre sette navi. Ma il comparto vive un grande fermento: lo dimostra la Saic Motor (per grandezza terzo produttore del Paese) che ha aperto una propria filiale di spedizione nel 2021. E a gennaio è partita una sua ro-ro da 7.600 veicoli, anch’essa destinata ai porti europei. L’idea è quella di arrivare ad avere una flotta di 14 ro-ro anche perché, nel 2023 Saic ha esportato 1,21 milioni di veicoli. Chery Automobile, da parte sua, ha ordinato 3 navi portauto, costruite in un cantiere di proprietà.

Avere una flotta di proprietà d’altronde potrebbe rendere i marchi cinesi ancora più competitivi sul mercato globale: oltre ai vantaggi logistici, consente costi ridotti per le aziende anche al netto degli oneri nei Paesi di destinazione, ossia le tariffe d’ingresso che Ue e Usa stanno valutando.

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