lunedì 9 ottobre 2017
Agitazione di 24 ore negli stabilimenti dell'Ilva di Genova e Taranto, dopo l'annuncio venerdì del piano dell'acquirente Am InvestCo. L'arcivescovo Santoro: accanto ai lavoratori
Sciopero allo stabilimento Ilva di Taranto (Ansa)

Sciopero allo stabilimento Ilva di Taranto (Ansa)

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Lunedì di sciopero e cortei di protesta per i lavoratori dell'Ilva, che dicono No al piano del nuovo acquirente che prevede 4 mila esuberi e l'azzeramento degli scatti salariali. Presidi di lavoratori e sindacati all'Ilva di Taranto, dove è annunciato il taglio di 3.311 posti di lavoro. Iniziative di protesta anche a Genova, dove all'Ilva di Conegliano sono previsti 600 esuberi. L'agitazione, indetta da Fim, Fiom, Uilm e Usb, avviene nel giorno in cui si è aperto e subito chiuso il vertice al ministero dello Sviluppo economico per discutere il piano dell'acquirente Am InvestCo (controllata dai franco-indiani di ArcelorMittal), che ha confermato gli esuberi programmati. La proposta degli acquirenti è stata resa nota venerdì dai commissari straordinari dell'Ilva.

Salta il tavolo al ministero. Calenda: «Scatti salariali da garantire»

Il tavolo al ministero sul futuro della nuova Ilva è stato sospeso dopo pochi minuti perché il piano aziendale è stato considerato "irricevibile". Ai giornalisti il ministro Carlo Calenda ha spiegato: «Bisogna ripartire dall'accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell'accordo la trattativa non va avanti». Il problema «non sono i numeri degli esuberi», ha aggiunto Calenda, bensì «un pezzo degli impegni che l'acquirente ha preso nei confronti del Governo sui livelli salariali e gli scatti di anzianità, su cui non si prevedeva di ripartire da zero ma di mantenere quelli attuali». In assenza di una conferma su questo punto il Governo ritiene non ci siano le premesse per aprire un tavolo di confronto. Il ministro ha quindi rassicurato: «Tutti verranno tutelati. Chi non viene preso dalla società entrante rimane in carico alla amministrazione straordinaria che deve fare la bonifica e ha già in cassa 1,3 miliardi per farla».

Il tavolo dunque è stato aggiornato a data da destinarsi.

La delegazione dei vertici di ArcelorMittal «è rimasta sconcertata» dalla decisione del ministro di non aprire il tavolo. Erano presenti il Ceo della divisione europea Geert Van Poelvoorde e il presidente e amministratore delegato di Am InvestCo Matthieu Jehl.

«A Taranto adesione al 99%»

«C'è un'adesione praticamente totale allo sciopero, siamo circa al 99%, sono tutti fuori dalla fabbrica» afferma Valerio D'Alò, segretario generale della Fim Cisl di Taranto, a proposito della mobilitazione dei sindacati metalmeccanici del siderurgico e dell'indotto (Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb) partito dalle 7 di stamane, il cui termine è fissato alle 7 di domani.

Si sono già tenute tre assemblee alle tre portinerie principali durante le quali sono stati illustrati e approfonditi i dettagli della proposta. Per domani, martedì, è programmato il consiglio di fabbrica delle Rsu alle 8 per definire le nuove iniziative. Quanto alle rassicurazioni dei ministri De Vincenti e Bellanova, ad esempio sulla quota del lavoro pro capite, «sarebbe il caso che queste garanzie diventassero qualcosa di concreto nella trattativa», afferma D'Alò. «Il grosso nodo è quello che noi chiediamo e cioè che vengano modificate le impostazioni iniziali per essere messi in grado di affrontarla una trattativa e di farlo in una maniera serena perché la posizione di partenza è troppo provocatoria».

La novità rispetto al passato è l'Acciaieria 2 bloccata. Non si verificava da molti anni. Anche le cosiddette "comandate" (cioè il numero di addetti minimo per garantire la tenuta della produzione di determinati settori) in questo reparto oggi hanno scioperato.

Cortei a Genova

Un migliaio di lavoratori sono scesi in piazza a Genova per contestare il piano esuberi all'Ilva di Cornigliano. Il corteo è partito alle 8.30 dai cancelli dello stabilimento diretto verso la Prefettura, dove una delegazione di lavoratori e sindacati è stata ricevuta dal sindaco Marco Bucci e dal governatore ligure Giovanni Toti. La produzione è ferma e l'agitazione proseguirà a oltranza. «Il fermo in fabbrica durerà finché non avremo una convocazione - ha spiegato Bruno Manganaro, segretario genovese della Fiom Cgil - Noi vogliamo qualcuno che a nome del governo ci dica se si rispettano o no le leggi dello Stato». Al corteo si è unita una delegazione di lavoratori del porto e dei vigili del fuoco.

Perché lo sciopero all'Ilva?

Il lunedì di protesta arriva dopo l'annuncio, venerdì scorso, che Am InvestorCo, la società che ha vinto la gara per l'acquisizione di tutti gli stabilimenti Ilva, intende assumere direttamente solo una parte degli attuali dipendenti. Su circa 14 mila lavoratori del Gruppo Ilva, sarebbero 9.930 gli assunti. Circa 4 mila persone perderebbero dunque il posto. Non solo: tutti gli assunti ripartirebbero da zero, ovvero vedrebbero azzerati livelli salariali e scatti di anzianità.

Il piano industriale: i numeri non tornano

Nel piano industriale di Am Invesco, a maggio giudicato vincente dai Commissari Straordinari, il numero degli addetti era, a regime,
di 8.480, a fronte di 14.220 totali, con ben 5.740 esuberi. Agli 8.480 fortunati sarebbero stati garantiti uno stipendio annuale
lordo medio di 50.000 euro considerato in linea con le vecchie retribuzioni e le anzianità. In seguito alle proteste dei sindacati e forse anche perché nel frattempo la cordata concorrente Acciaitalia (Arvedi, CDP, Delphin e gli indiani di Jindal) faceva sapere che il suo piano avrebbe garantito a 10.800 unità nel 2024 con un costo medio annuo di 52.000 euro ad addetto, Am InvestCo si era impegnata col Governo a portare i livelli occupazionali a quota 10.000, nulla però - sostengono da parte della società - era stato promesso sul livello retributivo. Quindi Am InvestCo avrebbe sì potuto assumere 10.000 persone (e anche di più) ma i costi per la forza lavoro non sarebbero cambiati. Risultato: più lavoratori con retribuzioni più basse. Un dettaglio non irrilevante che, sommato ai pesanti esuberi e alla perdita dell'art.18, ha fatto infuriare i lavoratori e i sindacati.

L'arcivescovo Santoro: «Accanto ai lavoratori»

L'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, ribadisce al Sir di essere accanto ai lavoratori di Ilva. «Sono preoccupanti le notizie che mi giungono in merito al passaggio di proprietà di Ilva, faccio mie le ansie dei lavoratori e della città tutta», afferma. «Il momento richiede fermezza nel perseguire innanzitutto la salvaguardia del lavoro, della salute e dell'ambiente, così come abbiamo ripetuto ogni qual volta ne abbiamo avuto occasione - sottolinea Santoro -. Se da un lato le dichiarazioni dei ministri ci invitano alla fiducia, faccio mia la voce dei tarantini che non possono accontentarsi di rassicurazioni generiche: al Governo chiediamo impegni sottoscritti con le parti che garantiscano la piena occupazione e il rispetto dei diritti acquisiti degli operai. Attendiamo, pertanto, rassicurazioni ufficiali. Lo stesso dicasi per il calendario delle prescrizioni ambientali».

Per l'arcivescovo, infatti, «un solo giorno di ritardo nell'applicazione dell'Aia è un giorno in più di oltraggio all'ambiente, un giorno in meno di salute per i tarantini. Oggi ce lo ricorda il vento da Nord che li obbliga a restare in casa, a chiudere le finestre, ad aver paura di respirare. Non possiamo essere tranquilli». Per questi motivi, precisa l'arcivescovo di Taranto, «esprimo la mia vicinanza ai lavoratori del siderurgico che hanno indetto per lunedì 9 lo sciopero. Taranto, per troppo tempo divisa, lacerata, deve trovare lo slancio per far sentire forte la propria voce in un momento così cruciale della sua storia».

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