martedì 21 gennaio 2020
Depositata ieri sera in Tribunale la memoria di replica alle osservazioni fatte dal colosso dell'acciaio. "Solo falsità sullo scudo penale", il caso dell'Altoforno 2 "ormai superato"
Ilva di Taranto, ancora in alto mare la trattativa tra governo e ArcelorMittal

Ilva di Taranto, ancora in alto mare la trattativa tra governo e ArcelorMittal - Ansa

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"Le conseguenze economiche attivate dall'inadempimento di ArcelorMittal", ossia "il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei rami d'azienda", porterebbero "ad un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno".

I commissari dell'ex Ilva, tramite i loro legali, hanno depositato la loro memoria di replica a quella presentata da ArleorMittal lo scorso 16 dicembre nell'ambito del procedimento cautelare e d'urgenza contro l'addio del gruppo franco indiano al polo siderurgico italiano. Il deposito telematico è avvenuto ieri in tarda serata. L'atto risponde punto per punto a quanto aveva sostenuto la multinazionale nella sua memoria di circa un mese fa e, tra l'altro, ritiene superata la questione dell'Altoforno 2. Ora ArcelorMittal, per un ulteriore deposito delle controrepliche, ha tempo fino al 31 gennaio giorno entro il quale, come ha stabilito il protocollo di massima firmato dai commissari e dall'ad Lucia Morselli aMilano in Tribunale lo scorso 20 dicembre, si dovrebbe raggiungere un accordo per garantire la continuità produttiva degli stabilimenti.

Proprio in merito all'Altoforno 2, il cui spegnimento è stato rinviato dall'autorità giudiziaria, i commissari sottolineano come "sia venuto meno il presupposto di gran parte delle argomentazioni avversarie". Contestata l'affermazione di ArcelorMittal secondo cui "la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe 'impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione". Non si tratta, scrivono i commissari di "una semplice mistificazione ma piuttosto una conclamata falsità". Secondo i commissari ArcelorMittal ha portato avanti le"consuete logiche" di "un certo tipo di capitalismo d'assalto secondo le quali se a valle dell'affare concordato si guadagna, allora guadagno io, mentre, se invece si perde, allora perdiamo insieme". Il gruppo cerca di imporre, si legge ancora nelle memorie, "una riduzione delpersonale di circa 5.000 unità", di "dimezzare l'occupazione portandola da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700".

La conferma che ArcelorMittal, nonostante gli "impegni presi" nel corso giudizio civile, "ha continuato a mantenere un magazzino fortemente sbilanciato sul prodotto finito da vendere anziché sull'approvvigionamento di materie prime destinate ad alimentare la futura attività" è secondo i commissari confermata dall'avvio della "cassa integrazione per 250 lavoratori dell'Acciaieria 1, su un totale di 477 per lo scarso approvvigionamento di materie prime". Secondo quanto si legge nelricorso, "la giacenza di materie prime al 20 novembre 2019 era tale da garantire una autonomia di circa 6 giorni". Una situazione che "oggi non è sostanzialmente modificata" anche perché la proprietà rifiuta di far effettuare sopralluoghi. Con la fermata dell'acciaieria 1 nello stabilimento di Taranto, rimarrà in funzione sino a fine marzo la sola Acciaieria 2 che produrrà dalle 45 alle 47 colate al giorno.

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