sabato 29 aprile 2023
Occupazione a livelli record nell’Ue (con l’Italia fanalino di coda), però sul mercato nazionale le principali criticità sono date dai divari territoriali e di genere che continuano ad allargarsi
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Lavoratori - ANSA

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Se si guardasse solo all’aspetto quantitativo, il mercato del lavoro, anche in Italia (nonostante sia fanalino di coda in Europa per quota di occupati), sembrerebbe godere di discreta salute. Ma se un tasso di occupazione “accettabile” non colma le disparità e le diseguaglianze – precariato, salari bassi, categorie come giovani e donne penalizzate –, allora è evidente che anche questo Primo Maggio sarà un’occasione per riflettere sulle troppe criticità che permangono in un mondo del lavoro lontano dall’essere ricco, equo e inclusivo.

Per l’Italia, anche se l’occupazione è a livelli record, con 23,3 milioni di occupati e un tasso di disoccupazione all’8% (di gran lunga inferiore rispetto al 13% del 2013), se si fa un confronto con gli altri Paesi dell’Ue c’è ancora un gap ampio da colmare. Le ultime stime fornite dall’Eurostat indicano che nel 2022, il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dell'Ue era occupato. Si parla cioè di 193,5 milioni di persone. Tra i Paesi dell'Unione, undici hanno visto tassi di occupazione superiori al 78% (uno dei tre obiettivi fissati nel piano d'azione 2030 del Pilastro europeo dei diritti sociali), con i Paesi Bassi (83%), la Svezia e l'Estonia (entrambi 82%) ai massimi. I tassi più bassi sono stati registrati appunto in Italia (64,8%), Grecia (66%) e Romania (69%).

Negli ultimi anni di lenta uscita dal tunnel del Covid, il lavoro è progressivamente aumentato. Il tasso di occupazione nell'Ue era sceso al 72% nel 2020 a causa della pandemia, ma è rimbalzata al 73% nel 2021 e ulteriormente salita di 2 punti percentuali nel 2022. Il 75% dello scorso anno è la quota più alta registrata dall'inizio delle serie temporali nel 2009. Al di là del numero di occupati in aumento, non si può ignorare che il mercato in Italia è ancora segnato da troppa precarietà, salari esigui per tanti lavoratori e da divari territoriali e di genere che continuano ad allargarsi. Non a caso proprio uno di studio di Confommercio diffuso ieri sottolinea che al Sud lavora meno di una donna su tre, con un tasso di occupazione del 28,9% contro il 52% del Nord. Dall’indagine risulta che il tasso di occupazione delle donne in Italia sia pari al 43,6%, contro una media europea del 54,1%, «un gap molto più ampio di quello relativo all’occupazione maschile: 60,3% in Italia, 64,7% in Europa».

Tra le criticità principali c’è la qualità del lavoro, che in Italia viaggia su due binari differenti. Promosse le aziende e i lavoratori al Centro Nord, restano indietro il Mezzogiorno, i giovani e le donne. Conferme arrivano dall’ultima indagine sulla “Qualità del lavoro” dell’Inapp che colloca il nostro Paese in una sorta di “terra di mezzo” tra quelli dove la qualità del lavoro è più elevata, come i paesi scandinavi ma anche Germania, Austria, Svizzera e i paesi dell’Est Europa che sono in fondo alla classifica soprattutto per una scarsa protezione nel mercato del lavoro e dell’ambiente lavorativo (Ocse). In particolare, il 24% dei lavoratori percepisce a rischio la propria salute sul posto di lavoro, questo aspetto risulta più preoccupante nel Mezzogiorno (28%) e tra i dipendenti pubblici (30%). Inoltre, più di un terzo dei lavoratori (37%) dichiara di non avere alcuna flessibilità rispetto all’orario, percentuale che sale al 42% tra le donne.


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