mercoledì 2 dicembre 2020
Preoccupante calo delle immatricolazioni a novembre. La filiera: rifinanziamento dei bonus indispensabile per sostenere l’economia e l'occupazione
Gli incentivi esauriti fanno crollare il mercato (-8,3%)
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Nell'appena concluso mese di novembre in Italia sono state immatricolate 138.405 autovetture nuove: il calo rispetto allo stesso mese di un anno fa è del 8,34%. Il risultato sarebbe potuto essere molto peggiore: l’esaurimento dei fondi per gli incentivi alle vetture con emissioni di CO2 da 61 a 110 gr/km ha determinato infatti una drastica caduta della domanda che non emerge pienamente dal dato delle vendite, perché è stata in parte compensata da tre fattori. Il primo è che novembre 2020 ha un giorno lavorato in più del novembre 2019, e questo in termini di immatricolazioni vale circa il 4,5% del risultato del mese. Il secondo fattore è l’immatricolazione in novembre di autovetture con incentivi prenotate prima dell’esaurimento degli stanziamenti e il terzo fattore è l’immatricolazione ai concessionari (per il mercato dei chilometri zero) di autovetture in giacenza che sulla base della normativa vigente non potrebbero più essere immatricolate come nuove nel 2021.

Dall’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor emerge infatti che per il 98% dei concessionari l’affluenza nei salone di vendita è crollata a livelli infimi e per il 92% vi è stato un crollo nell’acquisizione di ordini, mentre l’indicatore di fiducia degli operatori dell’auto determinato ancora dal Centro Studi Promotor è precipitato, sempre in novembre, a quota 20,90, un livello talmente basso che si era stato registrato soltanto nelle fasi più acute delle grandi crisi del 1993 e del 2008.

Molto negativo anche il consuntivo dei primi undici mesi dell’anno che chiude con un volume di immatricolazioni di 1.261.802 autovetture, con un calo sullo stesso periodo del 2019 del 28,97%. Dato questo risultato e considerato che le previsioni per dicembre sono infauste, si può prevedere che l’intero 2020 chiuderà con un volume di immatricolazioni inferiore a 1.400.000 unità, un livello assolutamente depresso e ben lontano dal volume necessario per assicurare la regolare sostituzione delle auto a fine corsa ancora in uso nel nostro Paese. Ne consegue un ulteriore invecchiamento del parco circolante italiano che è il più vecchio tra quelli delle economie avanzate del mondo, con tutto quello che comporta per l’inquinamento e la sicurezza della circolazione.

"E’ del tutto evidente – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che non prevedendo, il progetto di Legge di Bilancio all’esame del Parlamento, altri bonus i per l’auto, è assolutamente necessario, nella conversione in legge del progetto, che le Camere approvino gli emendamenti volti a rifinanziare gli incentivi alla rottamazione. Tra l’altro, da studi accurati emerge che anche per i bonus concessi nel corso del 2020, il costo per l’Erario è stato ampiamente compensato dal maggior gettito Iva sulle vetture vendute. In più ed emerge anche che l’impatto sull’ambiente, in termini di risparmio di CO2, degli incentivi per le auto ad alimentazione tradizionale è stato superiore a quello degli incentivi alle auto a basso impatto. Si rafforza quindi l’esigenza di incentivare l’acquisto con rottamazione anche di vetture di ultima generazione con alimentazioni tradizionali e questo anche perché, ancora per molti anni, le case automobilistiche potranno finanziare il loro percorso verso l’auto elettrica soltanto con la vendita di autovetture ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 che saranno, però, sempre più contenute come prevedono e prevederanno le norme europee".

Molto preoccupate sono anche le reazioni di tutti i componenti della filiera. “Le misure di sostegno alla domanda degli scorsi mesi – afferma Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA – oltre ad avere un ruolo determinante per la ripartenza del mercato e per il rinnovo del parco circolante in chiave ecologica, hanno anche sortito effetti positivi sulla produzione di autovetture e componenti nel nostro Paese, a beneficio di una filiera industriale per cui il mercato domestico occupa un posto importante accanto ai mercati internazionali. Inoltre, con un mercato nazionale ed europeo ancora sotto pressione a causa della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un sensibile incremento del ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende automotive, una situazione che rischia di peggiorare se non verranno attivati, nel breve, interventi a supporto della domanda che prevediamo vengano ripagati dal maggior gettito fiscale generato, e, nel medio-lungo periodo, provvedimenti che accompagnino la transizione green e digitale della filiera. Ricordo, infine, la necessità di dare sostegno alla ripresa del comparto dei veicoli commerciali leggeri, che vanta un’importante presenza industriale in Italia e che, anche in conseguenza dell’impennata delle vendite online, sta assumendo un ruolo sempre più strategico nella logistica urbana delle merci”.

“Non possiamo non ricordare – aggiunge Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – che gli incentivi estivi hanno rappresentato certamente una boccata di ossigeno per Costruttori e indotto industriale, ma soprattutto hanno prodotto un indubbio beneficio per l’ambiente: grazie agli incentivi, secondo i dati resi noti da Invitalia, sono state rottamate più di 120 mila vetture delle categorie fino a Euro 4, fortemente inquinanti e poco sicure, risparmiando alle nostre città oltre 155 mila tonnellate di CO2 su base annua. Ambiente ed economia hanno dimostrato di poter convivere bene se le manovre sono ben fatte. Auspichiamo quindi – conclude Crisci – ugual misure sul 2021 con un rinnovo degli incentivi allo svecchiamento del parco auto per contrastare le attuali condizioni di recessione e una maggiore detraibilità dell’Iva per vetture aziendali, misura già in atto nei maggiori paesi europei e la cui assenza penalizza il nostro mercato perché ne riduce la competitività".


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