sabato 21 luglio 2018
Che cosa dovranno studiare i più giovani per essere competitivi? La gig economy conquisterà regole e diritti? Questi alcuni dei temi evidenziati dall'autore Luca De Biase
Il lavoro del futuro
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Nell’era delle grandi trasformazioni tecnologiche, quali professioni sopravviveranno? Ci saranno ancora i lavori di oggi? Saranno di più i posti di lavoro generati dalla tecnologia o quelli che scompariranno? Che cosa dovranno studiare i più giovani per essere competitivi? La gig economy, conquisterà regole e diritti? Questi i temi al centro del libro inchiesta del giornalista e saggista Luca De Biase Il lavoro del futuro (Codice Edizioni, maggio 2018).

In un momento di grande incertezza sulle professioni di domani, mentre il tema del lavoro è al centro del dibattito culturale e politico, con Il lavoro del futuro Luca De Biase rilancia e approfondisce un’inchiesta sviluppata per Il Sole 24 Ore e presenta casi, numeri, analisi, interviste e proposte per uno dei temi più caldi e urgenti della nostra società. L’autore ha cercato di mettere a fuoco il lavoro che verrà, così legato all’identità sociale, così determinante per capire come saremo, che cosa penseremo e come andremo avanti.

Tante le questioni affrontate: verso quali studi conviene indirizzare i ragazzi? Come ci si aggiorna per mantenere vive le proprie opportunità professionali? Come ci si difende dalle ingiustizie? Come si fanno valere il merito e l’integrità? Quali politiche si possono chiedere a governanti che vogliano risolvere i problemi? L’incertezza in materia è paralizzante e il desiderio di risposte è pari all’urgenza delle domande.

Secondo i dati forniti dall’Ocse, il 14% dei posti di lavoro tradizionali sparirà, mentre il 30-40% cambierà. E nei Paesi dove maggiormente si svilupperanno le tecnologie, i posti di lavoro aumenteranno. Il rapporto Tomorrow’s Jobs di Microsoft prevede che il 65% degli studenti di oggi farà lavori che ancora non esistono. Tutto questo richiede una nuova mentalità. Secondo l’Ocse, la distanza tra domanda e offerta di lavoro è soprattutto culturale. Tra le voci di esperti presenti nel volume, quella di Vincenzo Spiezia (Ocse, Senior Economist) che scrive: «La sfida? Le tecnologie digitali colpiscono l’occupazione in tempi brevi ma fanno emergere nuove opportunità di lavoro lentamente. Serve tempo, perché occorre creare nuovi mercati, trasferire risorse da un settore all’altro, sviluppare know-how.» Per accelerare occorre investire in tecnologie e formazione. Tutte le strade del lavoro del futuro passano dal tema delle competenze.

«Sappiamo che intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologia e biotecnologia stanno trasformando quello che facciamo e come lo facciamo», dice Ersilia Vaudo, astrofisica e capo del progetto Gender e Diversity dell’Agenzia Spaziale Europea, in uno dei capitoli chiave del libro. «L’Ocse ci dice che da qui al 2020 più di un terzo delle competenze che saranno considerate cruciali, e quindi ad alta domanda per i posti di lavoro futuri, oggi hanno un’importanza secondaria: le social skill, cioè capacità di persuasione, intelligenza emotiva, abilità nell’insegnamento; le capacità cognitive, quindi creatività, ragionamento analitico; e le “process skill”, ovvero capacità di ascolto e critical thinking

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