domenica 21 febbraio 2021
Storia di Umberto Palermo, ex operaio e creativo per passione, che ha inventato Mole Urbana, il quadriciclo prodotto dalla UP Design
Umberto Palermo con la sua Mole Urbana

Umberto Palermo con la sua Mole Urbana

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«Il lavoro del designer prima di tutto è trovare soluzioni. Così ho inventato una specie di "scatola di fiammiferi" con le ruote intorno. Non mi piace chiamarla automobile, piuttosto è un mezzo che si adatta al mondo che cambia…». Umberto Palermo, 47 anni, da molti considerato il volto nuovo della carrozzeria italiana, nella famiglia sempre più magra dei creativi non ci è arrivato da poco, e neppure per caso. Figlio di operai, è stato operaio lui stesso prima di trasferirsi a Torino inseguendo la passione per il design automobilistico, entrare all’Idea Institute e fare carriera. Poi la crisi, e nel 2008 con la liquidazione da capo reparto ha investito su se stesso e ha aperto un’azienda con tre dipendenti, la UP Design. «Grazie al lavoro all’Idea Institute mi conoscevano già diversi clienti importanti, come Fiat e Volvo, e con le commesse che mi hanno affidato sono andato avanti», racconta. In pochi anni era arrivato ad assumere più di 40 persone (molte provenienti da realtà automobilistiche in cassa integrazione) e ad avere nuovi grandi clienti. Poi un laboratorio creativo a Moncalieri e un sito produttivo a Rivoli: oggi la Umberto Palermo Design è una realtà che si occupa di sviluppare progetti ingegneristici nell’ambito del product design, della prototipia, dei servizi, della comunicazione e della mobilità, con clienti del calibro di Ariston, Illy, Leonardo, Indesit e Piaggio. E con un marchio proprio, la Mole Artigianale, dedicato alla produzione di auto in serie limitate e pezzi unici.

L’ultima scommessa si chiama Mole Urbana, un quadriciclo elettrico che pare un inno al saper fare coraggioso di chi ha ancora voglia di essere imprenditore buttando sul tavolo idee apparentemente azzardate. Proprio bella non è, ma sembra funzionale: «La pandemia ha accelerato il processo di cambiamento - spiega l’uomo che l’ha ideata -. Occorre rivedere la mobilità con soluzioni diverse: in questo campo non è più la ricerca del lusso a comandare, ma la necessità di creare beni utili. Anche il sistema produttivo deve essere completamente rivisto: la mia Mole Urbana è una pop car che serve per muoversi, una 'sposta-persone' composta da materiali quasi al 100% riciclabili, solo acciaio, derivati del legno, alluminio e appena il 4% di plastica. Un mezzo sicuro e con un’ergonomia comodissima, con ruote grandi e guida alta. La velocità massima? Non conta, viviamo in città dove al massimo si viaggia tra i 30 e i 50 all’ora, di più non serve. E infatti Mole Urbana non lo fa. Perché non siamo adatti a muoverci in cielo o sottoterra: dobbiamo adeguarci alle città di oggi, e viaggiarci in mezzo con intelligenza».

Dopo il debutto del prototipo al Museo nazionale dell’Auto lo scorso luglio, la piccola 2 posti (2,68 metri di lunghezza) è da mesi su strada a Torino per i primi test, e a giugno verrà presentata l’intera gamma che prevede anche la versione La Corriera a 4 posti, un Pick-up e anche una versione delivery da lavoro, insieme all’annuncio di un partner elettrico italiano che usa solo energia riciclabile che appoggerà il progetto. Poi, entro un anno dovrebbe completarsi il tortuoso ciclo dell’omologazione. «L’obiettivo - continua Palermo - è produrne almeno 200 pezzi l’anno ma se il prodotto sarà ben metabolizzato dal mercato si potrebbe arrivare a 4-5mila. Il prezzo? Meno di 14mila euro. E a chi pensa che non siano pochi rispondo che poteva costare molto meno: sarebbe bastato andare a produrla all’estero. Invece abbiamo scelto di farla qui, perché l’Italia deve lavorare e chi lavora merita rispetto. Senza contare che nessuno sa trattare la lamiera come a Fabriano, dove siamo andati a costruirla, e in Piemonte dove la assembliamo».

Non è un gran momento per l’imprenditoria, per fortuna qualcuno continua a crederci: «Occorre farlo. Anche nel mio campo dove la tendenza dei grandi costruttori a non affidare quasi più i progetti all’esterno ha indebolito una tradizione e una scuola eccezionale che ha sfornato nomi storici come Giugiaro, Bertone, Pininfarina. Disegnare non significa solo usare carta e penna, ma anche creare un modo di vivere. L’importante è adeguarsi al mondo che cambia, in tutti i campi, come abbiamo fatto inventando ad esempio un altro prodotto, Igea, una specie di lavandino multifunzione che rende pratico, accessibile e perfettamente igienico un gesto ormai indispensabile come quello di lavarsi le mani negli ambienti pubblici al di fuori dai bagni tradizionali. L’idea era buona, Ariston l’ha commercializzata subito. Trovare soluzioni utili, appunto: questa è la via per reinventarsi ogni giorno».

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