venerdì 3 luglio 2020
Il presidente del Cercle des économistes: «Difendiamo l’idea di una carbon tax alle frontiere per correggere gli squilibri. L’Europa deve ritrovare una leadership sui valori da promuovere nel mondo»
Jean-Hervé Lorenzi

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Parigi «Senza un vero dibattito sull’economia europea, le riforme giuste per uscire da questa crisi non ci saranno, oppure avverranno in un clima abominevole». Ad esserne convinto è il noto economista francese Jean-Hervé Lorenzi, presidente del Cercle des économistes, il think tank transalpino che organizza ogni anno a luglio gli Incontri economici d’Aix-en-Provence, definiti spesso come il 'mini-Davos estivo' europeo, per la presenza di tanti big francesi e internazionali della politica e dell’economia.

Raggiungiamo Lorenzi mentre è alle prese con gli ultimi preparativi dell’edizione di quest’anno, una tre giorni prevista fino a domenica, con la partecipazione di personalità come la tedesca Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, e il belga Charles Michel, alla guida del Consiglio Europeo. Il titolo dell’evento è un mix di realismo e cauto ottimismo: «Agire di fronte agli sconvolgimenti del mondo. Ce la caveremo!».

Lorenzi spiega: «Anche prima della pandemia, prevedevamo un periodo di rallentamento dell’economia mondiale, di tensione geostrategica e forse di perdita di sovranità dell’Europa. La Covid-19 ha reso isteriche e violente queste tendenze, esacerbate inoltre in Europa, oltre che dall’emergenza climatica e dalle disuguaglianze, pure dall’invecchiamento demografico e dalla perdita di sovranità tecnologica».

Per Lorenzi, il piano di rilancio Ue è migliorabile: «Mettere in comune una parte del debito è una buona idea. L’Europa sarà meno ingessata. Ma non è sufficiente. Viviamo una crisi gravissima da cui usciremo faticando molto, anche perché non sappiamo se la pandemia avrà seguiti. Per questo, al termine degli Incontri, faremo proposte estremamente forti».

Nel commercio mondiale, il business as usual non è più accettabile: «Occorre certamente ridurre la dipendenza dell’Ue dai sistemi produttivi asiatici. Si possono ottenere nuovi accordi su questo fronte e difendiamo l’idea di una carbon tax alle frontiere per correggere gli squilibri».

Un’altra deriva da controbilanciare riguarda gli oligopoli nella new economy, sottolinea Lorenzi: «I colossi soprannominati Gafa sono per il momento i grandi vincitori di questa congiuntura. Ma l’Europa deve ritrovare una leadership circa i valori da promuovere nel mondo. Con Trump o senza Trump, le liti fra Stati Uniti e Cina continueranno. Sono convinto che i Gafa non usciranno indenni dalle prossime mosse europee. Non dimentichiamo che i Gafa riguardano pure la questione dell’intrusione nelle nostre vite personali».

Per l’economista francese, in questa fase difficile e satura di tensioni sociali, si deve tornare innanzitutto a difendere l’occupazione: «In diversi Paesi europei, la fase di protezione dell’economia da parte dello Stato ha permesso d’evitare un’esplosione del sistema economico. Entriamo adesso in una seconda fase di transizione che dovrà sostenere ancora dei settori in forte difficoltà spesso condivisi da Italia e Francia: turismo, industria automobilistica, aviazione. Questa transizione durerà ancora qualche mese. Ma nel caso della Francia, temiamo pure noi, come la Banque de France, fra un milione e un milione e mezzo di nuovi disoccupati», chiarisce Lorenzi, pur dicendosi convinto che politiche opportune possano limitare i danni. Sarà uno dei piatti forti degli Incontri, quest’anno eccezionalmente radiodiffusi da Parigi, al posto dell’usuale svolgimento in Provenza.

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