giovedì 18 aprile 2019
Andrea Benigni, Ad di Eca Italia: la tassa piatta è una misura che, se non supportata da specifiche detrazioni o da una no tax area, rischia di essere penalizzante per redditi bassi e medi
Il confronto con l'Est Europa premia la nostra progressività
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Prima di calcolare i possibili benefici o le ricadute negative della flat tax in Italia, converrebbe dare un’occhiata a cosa succede ai Paesi in cui la tassa piatta esiste già. Lo ha fatto Andrea Benigni, Ad di Eca Italia, con lo studio "Flat Tax: un viaggio in Europa e dintorni": «In tutti questi anni – spiega Benigni – ci è capitato di gestire espatri ovunque nel mondo, tra gli altri Paesi in Russia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca. Tutti Paesi con un fattore comune: la tassazione del reddito delle persone fisiche opera attraverso l’aliquota unica piatta».

Nella vulgata, la scelta "flat" viene fatta per favorire la crescita.
Negli ultimi 15 anni sono stati molti gli approfondimenti sul tema: una larga parte delle conclusioni raggiunte evidenzia che il nesso tra flat tax e sviluppo investimenti non è causale.
Può almeno contrastare l’evasione?
C’è una totale convergenza fra gli addetti ai lavori sul tema della maggiore semplicità nel conseguimento della “compliance fiscale”, con beneficio sul piano burocratico e dei controlli. Senza però che si possa creare un coerente meccanismo di relazione tra il sistema proposto e il relativo riflesso sul gettito.
Cosa insegna l’esperienza dei Paesi che hanno scelto la tassa piatta?
I primi ad introdurla (metà degli anni ’90) sono stati tre Paesi dell’Est Europa: Estonia (24%), Lettonia (25%), Lituania (33%). A seguire la Russia (13%) nel 2001 e due anni più tardi l’Ucraina (13% passato al 15% nel 2007). Nel 2004 la flat tax è arrivata in Slovacchia (19%) incassando un +10% per la crescita e riuscendo a diminuire drasticamente la disoccupazione, ma la misura è stata abolita nel 2013.
Problemi di sostenibilità?
Sulla tenuta del sistema aiuta lo studio della Repubblica Ceca, dove la flat tax è al 23%. La soglia minima di reddito alla quale diventa vantaggiosa è di 55mila corone ceche lorde al mese (circa 2.200 euro), sotto la flat tax porta svantaggi.
Penalizzante dunque per i redditi più bassi rispetto alle aliquote progressive.
La flat tax è una misura che, se non supportata da specifiche detrazioni o da una no tax area, rischia di essere penalizzante per le fasce di reddito più basse, che pagherebbero di più rispetto a un sistema progressivo. Lo sanno bene i pensionati e il 95% dei lavoratori (con reddito inferiore alle 30mila corone) che in Repubblica Ceca hanno pagato il prezzo più salato di questa misura fiscale.
In Italia l’aliquota media reale per le fasce più basse di reddito a che livello si attesta?
Nel caso di redditi pari a 25.000 euro si attesta al 16%, mentre per redditi pari 160.000 euro al 39.68%. La conclusione è evidente: con l’attuale sistema progressivo, nel nostro Paese sono favoriti in proporzione proprio i redditi più bassi fino a quelli mediani.

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